Il Chievo è la kriptonite azzurra, perde 6 punti su 6 e soprattutto viene surclassato tatticamente come nella partita di andata.
Sconfitta, però, non inspiegabile, anzi spiegabilissima per una serie di fattori:
- l'assenza pesante di un Pocho che, ricordiamolo, oltre a essere stato il migliore in campo domenica e aver devastato la Sampdoria, lo scorso anno fu l'artefice della vittoria esterna sul campo di Verona
- il campo, al limite dell'impraticabilità, che rende difficile impostare il gioco e favorisce chi, come il Chievo, chiude tutti varchi e riparte, nonchè sfavorisce i "pesi leggeri" azzurri
- la tattica di Pioli che crea una ragnatela di due, tre giocatori che aggrediscono il portatore di palla e che muove gli esterni sulle fasce a seconda delle circostanze sulla linea dei difensori e su quella dei centrocampisti per creare superiorità in mezzo al campo e sulle fasce
- la fatica accumulata nei due incontri precedenti: certamente più peso nelle gambe (e nella testa) degli azzurri che in quelle del Chievo
- l'incapacità di Mazzarri, ancora una volta, di trovare le giuste soluzioni tattiche dopo la lezione già subita nel girone di andata e qualche scelta di uomini già troppo affaticati dalle due partite precedenti (Cannavaro, Campagnaro, Gargano, Cavani, su tutti) e i troppi attaccanti schierati nella fase finale dell'incontro che hanno schiacciato troppo la manovra azzurra e hanno lasciato campo totalmente libero alle ripartenze del Chievo nel finale. Alla fine sbagliati anche i cambi, in particolare con la scelta di lasciare in campo due ectoplasmi come Maggio e Dossena e togliendo Zuniga che, sebbene confusionario, era in condizioni nettamente migliori dei due esterni azzurri
Questo mese determinante per il futuro della stagione azzurra comincia sotto pessimi auspici: si tratta di una serata storta, coincidente con un intenso tour de force, o dell'inizio di una parabola discendente?
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