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lunedì 2 luglio 2012

Il Napoli verso il 2013

Un po' per scelta, un po' per necessita' mi sono preso oltre un mese di "vacanza" dal blog: l'ultimo post prima di questo risaliva al 20 maggio, in fondo sono passati piu' o meno 40 giorni, eppure, sia per le mie vicissitudini personali di salute, che mi hanno tenuto lontano da questo appuntamento quasi quotidiano con gli appassionati del nostro Napoli, sia per la parentesi dell'Europeo, sembra passata un'eternita'.

Abbiamo chiuso la stagione 2011-2012 celebrando la splendida vittoria dei ragazzi di Mazzarri in Coppa Italia (primo trofeo dell'era De Laurentiis) e riprendiamo oggi il cammino verso la nuova stagione giusto all'indomani della conclusione dell'Europeo 2012, con un inaspettato secondo posto meritato dagli azzurri di Prandelli.

In questi ultimi quaranta giorni, sul fronte azzurro-Napoli, a differenza di quanto spesso avvenuto da quando De Laurentiis gestisce il Napoli, ci sono state molte voci, alcune anche altisonanti e manifestamente infondate, ma pochi affari conclusi in concreto.

Tra i movimenti piu' rilevanti vanno annoverati certamente l'acquisto di Pandev a titolo definitivo, il ritorno del giovane talento Insigne da Pescara e la cessione del Pocho, a condizioni a mio avviso eccezionali e irripetibili che molto difficilmente avremmo potuto spuntare nei prossimi anni.

Ritengo infatti che, al punto in cui era giunto il rapporto tra Pocho, il Napoli e la citta', o il Pocho faceva la scelta di rimanere a vita a Napoli oppure un eventuale rinnovo per qualche altro anno non ci avrebbe dato comunque la possibilita' di ammirare un giocatore piu' forte di quello gia' visto: ritengo infatti che Lavezzi abbia piu' o meno raggiunto il massimo di quanto potesse esprimere in questo ambiente, con momenti di calcio indubbiamente eccezionali, ma anche con periodi di pausa e, da quest'anno, anche di infortuni muscolari che per un atleta che vive di prestazioni "muscolari" per poter fare la differenza a mio avviso lo avrebbero potuto esporre, negli anni a venire, a possibili cali di rendimento fisico gia' in parte intravisti quest'anno.

Le strategie societarie sembrano non cambiare in vista del mercato di quest'anno: ci sono due visioni, che convivono in modo "dialettico", perche' non sono perfettamente armoniche, eppure non sembrano arrivare mai, almeno fino ad ora, ad un netto punto di rottura: la visione del Presidente (rinforzare gradualmente la squadra, innalzando anno dopo anno il tetto ingaggi in rapporto alla crescita del fatturato e cercando sempre nuove occasioni sia investendo su giocatori di prospettiva da far diventare top player in maglia azzurra, sia stimolando la crescita di quei settori che possono aumentare le entrate del club) e quella di Mazzarri (rinforzare la squadra puntando sempre, almeno all'inizio, a giocatori di primo livello, salvo poi accontentarsi, se la societa' respinge le richieste del Mister al mittente perche' al di fuori del tetto di ingaggi fissato dal Presidente, di giocatori meno forti ma piu'...accessibili).

E' evidente che gia' dalla scorsa estate queste due visioni si confrontano, per ora sembra senza "spargimento di sangue" all'interno della societa', ma e' anche evidente che, pur crescendo il tetto di ingaggi (vedi Cavani a cui verra' corrisposto un adeguamento di ingaggio da vero top player come peraltro il Matador stramerita) la forbice tra il budget della societa' azzurra e la capacita' di attrarre veri e riconosciuti top player esiste ancora.

Questa situazione genera indubbi malumori, perplessita' e preoccupazione nella tifoseria azzurra, scottata dalla mancata qualificazione alla Champions che certo rende meno attrattivo l'arrivo a Napoli per molti giocatori di primo livello, nonostante il Napoli avra' comunque una vetrina europea, sicuramente meno remunerativa a livello economico, ma abbastanza rispettata in Europa (senz'altro molto piu' che in Italia).

A mio avviso la stagione appena conclusa ha posto l'accento innanzitutto sul rendimento del centrocampo: molti, ingannati dalla quantita' di gol presi e dagli errori,a  volte anche macroscopici, effettuati dai difensori, ritengono che sia la difesa a dover essere rifondata con priorita' assoluta.

Io sono solo in parte d'accordo: se prendiamo come esempio la Juventus, le difese schierate dai bianconeri nella stagione 2010-2011 (settimo posto) e 2011-2012 (scudetto) erano fatte dagli stessi uomini: cio' che ha fatto la differenza sono stati i diversi automatismi tra la linea dei difensori e quella, profondamente rinnovata, dei centrocampisti: uomini di quantita' e qualita come Marchisio e Vidal, integrati con un vero "tenore" del centrocampo come Pirlo, celebrato anche durante gli Europei, hanno permesso agli uomini della difesa juventina di poter lavorare con maggiore tranquillita': mentre nelle stagioni precedenti gli attacchi avversari sfidavano facilmente in velocita', uno contro uno, i difensori bianconeri, nella stagione dello scudetto, raramente essi si sono trovati in queste situazioni di difficolta' grazie alla dinamicita' e alla capacita' di variare i ritmi partita e di nascondere la palla nei momenti critici da parte dei centrocampisti.

Lo stesso a mio avviso, in modo esattamente inverso, e' avvenuto quest'anno col Napoli: grande capacita' di filtro e protezione da parte dei centrocampisti azzurri nell'anno del terzo posto, grazie alla eccellente "cerniera" garantita da Gargano e Pazienza, ma buchi continui nel momento in cui all'oscuro ma costante lavoro difensivo di Pazienza si e' sostituito un giocatore che, pur pagato profumatamente, ha piu' volte dimostrato di non avere le stesse attitudini difensive.

Le migliori prestazioni di Inler con la maglia azzurra si sono viste o quando il centrocampo azzurro per motivi tattici (centrocampo avversario con due centrali) o contingenti (espulsione di un qualche centrocampista avversario, vedi a Cesena) si e' trovato in parita' o in superiorita' numerica con i soli Inler e Gargano oppure quando ai due e' stato affiancato un terzo "mediano" (Hamsik o Dzemaili soprattutto), quindi con un centrocampo piu' folto fatto con tre centrali.

Molto spesso i gol azzurri sono venuti da percussioni centrali nelle quali o Inler non ha inseguito fino in area di rigore azzurra l'avversario in percussione, lasciando che questi puntasse uno contro uno i centrali difensivi azzurri oppure quando (con identici risultati) l'avversario e' riuscito a  ricever palla tra le linee nascondendosi alle spalle dello svizzero.

La stessa debolezza sui palloni alti e' emersa a mio avviso per l'assenza, spesso, di un "saltatore" come Maggio, in condizioni fisiche spesso precarie nella seconda parte della stagione dove guardacaso sono emersi con piu' evidenza i cali di attenzione della difesa azzurra, non dimenticando peraltro che anche in questo caso l'assenza di un mediano con le caratteristiche di Pazienza si e' sentita anche sulle fasce dove spesso Michele, negli anni scorsi, andava a raddoppiare e recuperare palla.

Il Napoli infatti, nell'anno del terzo posto, non solo subiva meno reti, ma subiva anche meno calci d'angolo e meno cross dalle fasce grazie sempre all'oscuro lavoro di Gargano e Pazienza che andavano puntualmente e in modo spesso efficace a coprire anche sulle fasce: e' charo che, dovendo Gargano aiutare soprattutto Inler e non essendo Inler capace di svolgere il lavoro di raddoppio sulle fasce garantito da Pazienza, sono andati aumentando, in modo esponenziale da un anno all'altro, i calci d'angolo e i cross dalle fasce, sono emersi con maggiore evidenza le lacune individuali dei difensori e quelle di reparto.

In piu', rispetto ai due anni precedenti, a fronte di una stagione con impegni infinitamente piu' stressanti sul piano fisico e mentale degli anni precedenti, la rotazione tra i centrali e' stata quasi del tutto "bloccata": mentre nei due anni precedenti c'era un Grava e altri che assicuravano un turnover affidabile ai "soliti" tre (Cannavaro, Campagnaro, Aronica), quest'anno Mazzarri ha quasi escluso, per scelta o per infortuni, le possibili alternative ai tre che quindi hanno finito per giocare anche in condizioni fisiche non perfette.

Da questa analisi emerge a mio avviso l'urgenza, se Mazzarri non vorra' apportare nuove soluzioni tattiche tra difesa e centrocampo con gli uomini gia' a disposizione, di intervenire con eguale priorita' sia in difesa (anche per abbassare l'eta' media del reparto, ormai molto elevata) sia in mezzo al campo (recuperando Donadel e comunque settacciando il mercato alla ricerca di un mediano che sappia proteggere meglio di Inler la linea difensiva).

La linea verde in difesa (Fernadez e Fideleff) ha pagato poco o nulla lo scorso anno, quindi non e' facile battere lo stesso percorso e appena vai su difensori piu' maturi ed collaudati i costi di ingaggio (non tanto per i cartellini) aumentano a dismisura!

A centrocampo a mio avviso il mercato mondiale offre molte opportunita' a chi ha uno staff di scouting davvero degno di questo nome: mi lascia perplesso che il tanto decantato staff di scouting azzurro abbia nei suoi ormai due anni di lavoro ottenuto risultati cosi' modesti e deludenti!

In ultima analisi l'attacco: basteranno il riacquisto di Pandev e le scommesse Insigne e Vargas a compensare l'addio del Pocho?

Le domande sono chiare ed evidenti, sulle risposte da parte della societa' a questi interrogativi vedo ancora le stesse incertezze ed esitazioni gia' purtroppo viste nelle due ultime campagne di mercato, rivelatesi quasi del tutto fallimentari. Il Napoli ha pero' prospettive economiche di crescita rispetto ad altri club italiani ed europei anche molto piu' blasonati e deve mettere a frutto questo vantaggio competitivo che, con la crisi in corso e il ridimensionamento dei budget di molte concorrenti, potrebbe rendere molto piu' allettanti le soluzioni proposte dalla societa' di De Laurentiis.

Le prime risposte arriveranno nei prossimi giorni...ignoriamo le stupide chiacchiere che riempiono giornali, trasmissioni televisive e siti di autentiche castronerie e aspettiamo fatti concreti e consistenti: solo su questi ultimi esprimero', con la consueta onesta' e liberta' intellettuale le mie valutazioni, sempre con la speranza di vedere il "mio" Napoli sempre piu' forte.

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