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sabato 26 giugno 2010

San Paolo, nuovo prato e nuovi seggiolini

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Oggi il sito Tuttonapoli.net pubblica un interessante articolo su argomento già trattato in questo blog giusto qualche giorno fa, ossia il rifacimento totale del manto erboso del San Paolo.

L'articolo è doppiamente interessante perchè con una abbondante ""protogallery"" mostra l'andamento dei lavori del prato, ma anche, udite udite, dei seggiolini!

Lettura e foto consigliatissime! I lavori dovrebbero terminare per l'inizio di agosto.

venerdì 25 giugno 2010

Diario mondiale - Quarta puntata...arroganza mondiale

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Il pianto di Fabio, l'unico forse a salvare l'onore azzurro Italia, che ha commosso tutti i tifosi più autenticamente azzurri (intesi come azzurro Italia) e naturalmente tutti i napoletani, simboleggia una delle sconfitte più atroci e dure della storia del calcio italiano.

Sconfitta atroce e dura perchè frutto non solo di una serie di debolezze tecniche, ma prima di tutto per quella arroganza che rende ciechi e con la quale si rifiuta di vedere persino l'evidenza.

I "non so...non me lo aspettavo..." sparpagliati qua e là nell'autoaccusa di Marcello Lippi sono proprio il segno di una sicurezza divenuta man mano sicumera e poi vera e propria arroganza.

Il guaio è che Lippi, per sua stessa ed esplicita ammissione, voleva "rigiocare il cacio vinto" (volendo usare le parole dello splendido proverbio toscano tirato fuori da Paolo Rossi) per rivivere le emozioni di una avventura per sua natura irripetibile come quella di Germania 2006.

Un'idea presuntuosa già in partenza...per carità: sfidare i limiti è l'essenza dello sport, ma ogni sfida, anche quando viene ripetuta, va giocata come fosse sempre la prima volta e quindi con l'umiltà con cui, tanto per dire, la stessa Italia ha trionfato nell'82 o nel 2006.

Quando sentivo, alla vigilia della sfida decisiva con la Slovacchia, più "puzza" di Messico 86 che "profumo" di Spagna 82, avevo in mente proprio le lunghe interviste premondiali di Lippi, oltre che, naturalmente, la fragilità tattica e morale evidente di questa squadra. E mi irritavo sempre di più per i continui riferimenti all'avventura spagnola, dove, per inteso, nessuno, nemmeno gli stessi protagonisti di quella impresa, immaginavano quello che sarebbe potuto succedere!

Del resto di arroganza è piena la storia dei mondiali, e spesso l'Italia ha beneficiato dell'arroganza altrui e trionfato, come nell'82 in Spagna, davanti ad un Brasile innamorato della propria forza, o come nel lontanissimo 1938, quando, sempre col Brasile, in semifinale, l'Italia battè i sudamericani (all'epoca non ancora verde-oro) che decisero di risparmiare il loro fortissimo centravanti Leonidas per la finale che erano certi di giocare tanto che avevano già prenotato il viaggio per Parigi.

E si potrebbe continuare, sempre col Brasile, esperto in arroganza, a cui nel 1950, in casa, sarebbe bastato un pareggio con l'Uruguay nella partita finale del torneo (in quel mondiale non si giocò una vera finale ma un girone a 4 squadre di cui la partita con l'Uruguay rappresentava l'ultimo incontro). Il Brasile passò anche in vantaggio e l'allora nuovissimo Maracanà era ormai certo della vittoria, ma l'Uruguay distrusse un sogno e un paese, segnando due gol negli ultimi minuti e vincendo il mondiale!

E vogliamo parlare degli inglesi? Si consideravano campioni del mondo a prescindere, per aver inventato il gioco del calcio, e fino a dopo la seconda guerra mondiale a stento si "degnavano" di abbassarsi a giocare qualche amichevole con squadre che consideravano degne di sfidarli. Finalmente nel 1950 disputarono per la prima volta un mondiale e, dall'alto della loro arroganza, si beccarono una sconfitta contro gli statunitensi che compete, per clamore, con la storica sconfitta azzurra contro la Corea del Nord, ai mondiali inglesi del 1966.

Anche quella sconfitta azzurra fu figlia dell'arroganza: gli "undici Ridolini", come furono ribattezzati dagli osservatori azzurri per la loro frenetica velocità, invece di preoccuparci (considerando che venivamo da circa 30 anni di batoste internazionali in mondiali ed europei), ci fece ridere...poi a ridere furono i "Ridolini" coreani, che, superato il turno, misero alle corde anche il Portogallo del mitico Eusebio.

Mi fermo qui...potrei fare molti altri esempi solo ripercorrendo la storia dei Mondiali...potrei parlare di quel Roma-Lecce, incubo di tutti i tifosi giallorossi...Insomma: la storia del calcio, e dello sport in generale, è piena di sconfitte clamorose maturate per arroganza e superficialità.

Il terrore di cui ha parlato Lippi è la conseguenza psicologica di una preparazione mentale all'impegno sportivo basata sull'arroganza: sei convinto di farcela, incontri degli ostacoli che non ti aspetti, ti blocchi, perchè non sai come venirne fuori.

Una cosa è credere in se stessi, avere autostima sportiva, altro conto è sottovalutare gli avversari, anche quelli sulla carta più deboli...e la Slovacchia, io l'ho vista contro Nuova Zelanda e Paraguay, è una squadra di una modestia imbarazzante....ma noi...per carità...figurati se i campioni del mondo non si qualificano!

Quando nella tua testa ti immagini un impegno sportivo in un certo modo e la tensione ti attanaglia, ti paralizza, i muscoli non rispondono, il cervello non gira, la sconfitta diventa inevitabile...e poi, guarda caso, la palla non entra, la sfortuna si accanisce e così via.

Ma l'Italia non ha mostrato un'unghia di quell'audacia che attira la fortuna e la sfiga, sempre, ci vede benissimo, anche e soprattutto quando si scende in campo con l'arroganza.

E quando vedi un Giappone dove tutti si aiutano, corrono, mordono, ma nel contempo trattano la palla in modo vellutato, mettono in porta, con due giocatori diversi, due punizioni da lontano una più bella dell'altra (sintomo che il terribile "Jabulani" se lo sono studiato per bene!) allora capisci che significa costruire una squadra e lavorare ossessivamente su ogni dettaglio fisico, tecnico e tattico.

Magari non vinceranno il mondiale, ma certamente i nipponici si sono laureati ieri campioni del mondo di umiltà, nel giorno in cui i campioni del mondo di calcio si laureavano campioni del mondo di arroganza.

Spero di non dover vivere 40 anni nell'arroganza, come gli inglesi che, arroganza dopo arroganza, non vincono un titolo da 44 anni: rivoglio la nostra umiltà, quella dei giorni più belli e, per favore, dei giocatori che magari sanno anche trattare la palla come si deve...

...perchè in questo mondiale, piccolo dettaglio,abbiamo dimenticato anche questo...

Mercato, le prime mosse...

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Mentre il quotidiano Libero riporta come certo il passaggio di Gilardino al Napoli per 18 milioni di euro (ma nessun riscontro ufficiale al momento), si va compiendo la prima tappa significativa del mercato estivo, ossia la risoluzione (o il rinnovo, dove possibile) delle comproprietà.

Oggi su Radio Marte, il D.S. del Napoli, Bigon ha fatto il punto. In sintesi ecco alcune sue dichiarazioni, raccolte dal giornalista di Tuttonapoli.net, Salvio Passante:
  • Mannini e Calaiò: "Abbiamo dato la possibilità a Mannini di giocare in Champions League e al Siena di rilevare un calciatore importante come Calaiò, che sarà fondamentale per l'immediata risalita nella massima serie della società senese."
  • Contini: "Siamo a buon punto, mi sento ottimista, sarà un'affare che andrà in porto. Il ritardo dell'ufficialità è dovuto al fatto che si tratta di un trasferimento internazionale."
  • Capitolo cessioni: "Non ci faremo prendere dall'ansia, andremo in ritiro con un numero congruo di calciatori, in modo che Mazzarri possa lavorare con tranquillità.".
  • Zalayeta: "Abbiamo risolto la comproprietà, è del Napoli a titolo gratuito. Adesso troveremo una soluzione che soddisfi tutti. L'uruguaiano ha un curriculum importante, non ci saranno problemi a trovargli una nuova squadra. Siamo sereni" .
  • Un eventuale nuovo acquisto: "Potrebbe anche esserci il 12 luglio a Folgaria, ma dobbiamo scegliere bene. L'importante è arrivare ai nastri di partenza con la squadra più forte possibile".

Restano da capire i risvolti economici delle varie cessioni, per cominciare a valutare la bontà delle operazioni in uscita.

Comunque qualcosa comincia a muoversi...

giovedì 24 giugno 2010

CACIO VINTO NON SI RIGIOCA! (Diario mondiale - Terza puntata)

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Tutto scritto nella seconda puntata nel diario, purtroppo...

Il film di oggi, per chi come me cerca di osservare con la massima attenzione ogni dettaglio, ogni particolare, tecnico, tattico, psicologico, era un film purtroppo già scritto,nel suo svolgimento e nel suo epilogo, anche se ho tifato fino all'ultimo respiro, fino al liscio di Pepe e oltre, sperando che ci fosse un ultimo calcio d'angolo e che il liscio fosse stato "solo" una deviazione del difensore slovacco.

Nessuna sfortuna, nessun rimpianto: abbiamo meritato il nostro destino, come fu, nel bene, nel 2006. Allora fu un gruppo granitico di uomini disposti a tutto pur di vincere, stavolta un'accozzaglia di ragazzi confusi e spauriti.

Vado a sfogliare l'almanacco dei mondiali...come fece Vittorio Pozzo a vincere due mondiali di seguito? Certo stiamo parlando...del secolo scorso, ma gli uomini formano gruppi e vittorie (o accozzaglie e sconfitte) nello stesso modo, indipendemente dallle epoche. Leggo le formazioni azzurre delle due finali, del 1934, a Roma e del 1938, a Parigi...e ritrovo un dato che la mia memoria sembrava ricordare (non sono così vecchio...si tratta solo di...letture adolescenziali...).

Ebbene, nella finale di Parigi 1938 c'erano soltanto due giocatori (e che giocatori! Parliamo di Meazza e Ferrari, cioè di due "campionissimi" del calcio italiano di tutti i tempi) sopravvissuti alla finale di quattro anni prima. In un'epoca decisamente meno competitiva di quella attuale, Pozzo ebbe il coraggio di capire che solo rinnovando totalmente la squadra vincente di quattro anni prima avrebbe potuto sperare di rivincere...

Mario Sconcerti nel dopo partita di Sky ha evidenziato un aspetto a mio avviso di eccezionale perspicacia per cogliere una delle chiavi di lettura di questo mondiale che sembra totalmente in mano al calcio sudamericano e che vede stentare quasi tutte le grandi d'Europa: negli ultimi 10 anni oltre cinquemila calciatori (!!!) sono emigrati dalle Americhe verso l'Europa, per migliorare le proprie condizioni di carriera.

E noi? E noi oggi rispondevamo con:




  • Marchetti, portiere del Cagliari (14◦ quest'anno in Italia);


  • Criscito (Genoa, 9◦);


  • Zambrotta (Milan, 3◦, reduce da una stagione piena di infortuni e prestazioni modestissime);


  • Cannavaro e Chiellini (Juventus, 7ª, il primo come Zambrotta);


  • De Rossi (Roma, 2ª);


  • Gattuso (quest'anno riserva nel Milan, 3◦, vedi Zambrotta);


  • Montolivo (Fiorentina, 11ª).


E in attacco? I dati più clamorosi, dove abbiamo chiuso la partita con:





  • Iaquinta (Juventus, 7ª, reduce anche lui da una stagione piena di infortuni);


  • Quaglierella (Napoli, 6◦);


  • Pepe e Di Natale (Udinese, 16ª e protagonista di un campionato ai margini della zona retrocessione).


Per fare un paragone: l'Argentina, che rischia seriamente di vincere il mondiale, ha "rinunciato" a due autentiche "colonne" dell'Inter che ha un attimo vinto la Champions quest'anno, come Cambiasso e Zanetti (che magari li avessimo avuti noi!).



E noi? Andiamo all'assalto della Slovacchia con un attacco che in tre elementi su quattro (Pepe, Iaquinta, Di Natale) ha giocato in squadre, Udinese e Juventus, che hanno collezionato prestazioni imbarazzanti.



Se però una volta tanto usciamo dalla solita logica provinciale del "manca questo, manca quello..." spingendo questo o quell'altro dei nostri idoli domenicali e cerchiamo di guardare con un po' di onestà intellettuale il peso di tutto il movimento calcistico italiano, raffrontato con le altre grandi scuole calcistiche, ci rendiamo conto che i migliori delle nazionali migliori girano il mondo per cercare di fare sempre le migliori esperienze possibili (chi era Zanetti prima di venire in Italia, ad esempio?), mentre noi schieriamo (e neanche sempre) i migliori di squadre che hanno poche esperienze internazionali e che gravitano nelle posizioni medie del campionato italiano.



E allora c'è un problema strutturale del nostro calcio, un problema di fondo, di competitività complessiva del nostro movimento, che si legge anche nel rendimento sempre peggiori delle nostre squadre di club a livello europeo...

E in più, vale quanto scritto nella scorsa puntata del diario, sulla difficoltà di amalgamare il gruppo storico, con i "giovani", come ricordavo avvenne nell'86 (e oggi Tardelli, protagonista dell'82 e poi del successivo fallimento messicano, lo ha ricordato).

E per risposta a Tardelli, Paolo Rossi, protagonista di Spagna e Messico al pari di Tardelli, se ne esce con un proverbio toscano straordinario: "Cacio vinto non si rigioca!".

L'unico vero gol di questo mondiale... lo ha fatto ancora una volta lui...

PS: ...peccato per Fabio....avete visto che prodezza?

martedì 22 giugno 2010

San Paolo,terreno in rifacimento

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Diversi mesi fa intervenne su Radio Marte il proprietario della società che cura la manutenzione del manto erboso del San Paolo, ricordando la tormentata storia del prato di Fuorigrotta e che sarebbe stato indispensabile rifarlo di sana pianta a fine campionato, approfittando anche della lunga pausa dovuta alla fine anticipata del campionato per lasciare spazio al mondiale.

In quella occasione ricordò che il manto erboso era stato rifatto interamente per l'ultima volta addirittura nel lontano 1990 e negli ultimi 20 anni si erano fatti soltanto interventi di manutenzione e di risemina ordinari. Per giunta quando fu rifatto nel '90, fu utilizzata una base di sabbia di pessima qualità per cui specie negli ultimi anni si sono fatti autentici miracoli per garantire un drenaggio decente nel periodo invernale.

Ovviamente credo che pochi ricordassero quell'intervento e quelle parole. Io temevo che in una città dove già l'ordinaria amministrazione è difficile, non se ne sarebbe fatto nulla e invece...

....e invece in questi giorni il San Paolo è un cantiere e lo è perchè, come auspicato questo inverno, il terreno è in totale rifacimento.

Questa è un'altra piccola grande notizia per il nostro amato Napoli che, tornando sul palcoscenico europeo e disponendo di una squadra poco fisica e molto tecnica, potrà beneficiare di un terreno di gioco nuovo e, crediamo, visti i miracoli fatti in questi anni, di qualità molto migliore anche nella stagione invernale e quindi di essere più avvantaggiato nella costruzione del gioco veloce gradito a Mazzarri.

Mentre tutti sono distratti dalle "favole" di un mercato dove si scrivono un mucchio di assurdità, queste sono notizie che non interessano a nessuno, ma che fanno parte di quei dettagli "importanti" che fanno quella differenza chiamata "organizzazione".

Avanti così, Napoli!

lunedì 21 giugno 2010

Diario mondiale - Seconda puntata

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E come previsto il mondiale comincia lentamente a svelarsi.... Usando una metafora "per adulti" direi che siamo ancora ai preliminari, per giunta con ancora molti "impacci" e "timidezze", ma intanto la maggior parte dei giocatori ha finalmente cominciato a prendere dimestichezza con il famigerato, diabolico "Jabulani", un pallone con l'anima di una trottola che ha reso (ancora più) inguardabili le prime partite.

Una maggiore abitudine all'utilizzo dell'attrezzo, unita all'inevitabile esigenza di alcune squadre uscite malmesse dopo il primo turno di "fare gioco", ha reso le partite del secondo turno mediamente più "aperte" e meno tattiche rispetto a quelle soporifere del primo.

Resta comunque un mondiale troppo tattico, molto fisico, poco spettacolare, quasi per nulla tecnico, con rare eccezioni, quasi tutte sudamericane.

Le europee stentano, le africane mediamente paiono in regresso sul piano fisico e tecnico e in miglioramento sul piano tattico (ma nel complesso l'equilibrio sembra in perdita), le asiatiche (alcune) stanno facendo una discreta figura, il mondiale sembra in questo momento nettamente nelle mani delle sudamericane: Argentina e Brasile su tutte, ma anche Cile, Paraguay, Messico e Uruguay che privilegiano decisamente la tecnica e, alcune di loro, una buona dose di grinta e organizzazione.

Gli arbitraggi sono complessivamente ottimi (guardalinee compresi) con "allarmanti" eccezioni venute fuori proprio in questi ultimi giorni dal fronte asiatico e ciò potrebbe essere un problema man mano che il torneo andrà avanti: molti non lo sanno ma la regola prevede che una partita tra una europea e una sudamericana debba essere diretta da un arbitro che non sia europeo, sudamericano e quindi la scelta ricade su un africano, un asiatico o un "oceanico". Visto che, prevedibilmente, andranno avanti in maggioranza europee e sudamericane, non sarà facile trovare arbitraggi sempre all'altezza.

Oggi l'arbitro di Cile Svizzera, un certo Al Ghandhi, o qualcosa del genere, ha fatto autentici disastri tirando fuori cartellini gialli e rossi a casaccio e condizionando la partita in un modo che, se fossa stata presente l'Italia, altro che arbitro Moreno! Poveri svizzeri!

Venendo alla nostra nazionale, molti si "aggrappano" ai ricorsi storici di Spagna '82, ma io fiuto nell'aria (e spero di sbagliarmi di grosso!) la "gelatinosa" speranza di Messico '86, dove, da campioni del mondo uscenti, con una squadra povera di qualità in ruoli chiave e fragile caratterialmente, ci salvammo per il rotto della cuffia nel turno preliminare, strappando un pari all'Argentina futura campione, e cedendo di schianto negli ottavi al primo vero ostacolo contro la allora grande Francia, campione europea in carica, del grande Platini. Ecco, io temo molto questo scenario. Anche in Messico allora, come mi sembra quest'anno, ci fu un disarmonico tentativo di fondere la qualità di alcuni campioni uscenti putroppo già sul viale del tramonto con qualche medio giocatore con poca esperienza internazionale e alcuni talenti giovani (Vialli, De Napoli) ma ancora troppo inesperti.

In Spagna avevamo molti uomini chiave fuori forma nella prima fase (Tardelli e Antognoni a centrocampo e Rossi in attacco), ma avevamo grande qualità in difesa (Scirea) e tra centrocampo e attacco (la fantasia, ma anche lo spirito di sacrificio di Conti).

Oggi abbiamo sicuramente meno "talento" (magari avessimo oggi un Conti!!!), campioni uscenti che appaiono logori, qualche medio giocatore (Pepe) e giovani talenti troppo acerbi per un palcoscenico come questo (Criscito). Riponevo molta fiducia in Di Natale, ma vedendolo, non da oggi, legato e evanescente, mi vien da pensare che se è il capocannoniere del campionato italiano, ma gioca nell'Udinese e non, per dire, nell'Inter o nel Milan, forse c'è una ragione caratteriale. Totò sembra non reggere le tensioni di eventi così importanti, non incide, non cambia marcia, non assume iniziative, sembra sempre spaesato, fuori posto, attanagliato dalla paura. Non dico che tutte le colpe delle "figure" che sta facendo la nostra nazionale siano del buon Totò, assolutamente! Ma uno con la sua immensa tecnica sarebbe stato fondamentale per uscire fuori da situazioni "bloccate" come quelle col Paraguay e la Nuova Zelanda.

Poi si può parlare di Marchisio, uno che ha un passo troppo lento per incidere con qualità sulla fascia, di Gilardino, mai servito decentemente ma che non fa nulla per farsi vedere, del (non) gioco sulle fasce dal quale non parte mai e dico mai un cross dal fondo, visto che Criscito e Zambrotta crossano dalla tre quarti e il secondo a volte converge e tenta il tiro dalla distanza.

Un giocatore "medio" come Pepe può offrirti un'ottima prestazione come quella contro il Paraguay, pur con una lunga pausa dopo il vantaggio sudamericano, e una prestazione pessima come quella contro la Nuova Zelanda.

Alcuni commentatori argomentano che andando avanti nel torneo e giocando contro squadre più forti (e tatticamente più "aperte"), dovrebbero emergere le qualità, al momento molto ben nascoste, degli azzurri... Boh, sono molto perplesso: potrebbe succedere con una condizione fisica e mentale nettamente migliore dell'attuale, con un Pirlo (ancora ai box e speriamo in pista per la Slovacchia) che gioca e sa verticalizzare per una punta che attacca la profondità come uno Iaquinta in forma (che adesso non lo è più di tanto) e con una difesa che nel suo "cuore juventino", Cannavaro-Chiellini, mi pare al momento molto fragile e ben lontana dal formidabile e impenetrabile tandem Cannavaro-Materazzi di 4 anni fa.

Ne ho visti tanti di mondiali, e ne ho viste tante (non solo l'Italia dell'82) di squadre "morte" che risorgono e di squadre apparentemente invincibili che inciampano nei momenti "topici" del torneo: il Mondiale è meraviglioso e crudele proprio per questo! L'Italia al momento mi sembra una squadra mediocre, con alcuni grossi equivoci tattici, annebbiata nel fisico e nella mente...questo è quello che si vede ora...poi potrei essere smentito...e me lo auguro...

Intanto dobbiamo cercare di battere la Slovacchia di Hamsik, una delle squadre più scialbe e modeste che ho visto nel torneo, con Marek davanti alla difesa nella prima uscita e in un ruolo simile a quello che occupa nel Napoli, nella seconda, ma con pochi spunti degni della sua classe, specie nella seconda partita.

Una Slovacchia però che deve vincere e che, con la sua mediocrità, anch'essa potrebbe mettere in difficoltà un'Italia come quella vista nelle prime due uscite e che avrà una enorme pressione addosso...

Tutto può succedere, insomma...le mie sensazioni, al momento, non sono affatto positive, lo dico sinceramente...ma spero di sbagliarmi e di veder risorgere gli azzurri, magari con qualche maggiore "aiutino azzurro-Napoli"...

Sarebbe bello essere protagonisti in un mondiale con una cornice così: in questo sì, sicuramente, questo mondiale, per l'entusiasmo che lo circonda, mi ricorda quello leggendario di Spagna '82!

Il Sudafrica è un paese che, in sedicesimo, ricorda molto le contraddizioni del continente in cui si trova: la parte ricca della popolazione produce un PIL proporzionale a quello di importanti paesi europei, ma la parte povera della popolazione vive con degli standard di povertà pari a quelli dei paesi più poveri dell'Africa...eppure il Sudafrica sta dando al mondo un'immagine di commovente e straordinaria...ecco perchè sarebbe bello essere protagonisti di un mondiale così...anche solo per onorare un pubblico e una gente così straordinaria.

mercoledì 16 giugno 2010

Il mercato? Ma è presto!!!

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Come i più attenti di voi avranno notato, finora mi sono rigorosamente astenuto dal postare commenti di mercato! Detesto commentare "il nulla", prima di tutto, visto che soltanto il mio nome non è stato accostato al Napoli, ma poi i nomi li hanno fatti davvero tutti!

Poi c'è la crisi! Certo che il tifoso è una "bestia" strana...ma come? Siamo nella crisi economica più nera degli ultimi 80 anni, persino Moratti ha "svoltato" verso l'austerità, promettendo cessioni eccellenti che finanzino eventuali nuovi acquisti e qualcuno critica il Napoli perchè ha le idee confuse?

Io non invidio Bigon che, in una condizione di crisi totale, dovrebbe trovare acquisrenti per una dozzina di tesserati azzurri con poco o nessun mercato...sono veramente curioso di vedere cosa sarà capace di fare!

Poi certo è ovvio che la rosa necessiti di alcuni innesti, quelli dichiarati da tempo anche dalla società, e naturalmente anch'io sono una di quelle "bestie" strane che, in quanto tifoso, spera nel meglio, anche se non saremo in Champions e avremo il "solito" problema del tetto-ingaggi e della gestione dei diritti di immagine.

Auspico solo una cosa: che riusciamo a integrare la rosa anche con due-tre giovani poco conosciuti ma di grande avvenire, perchè anche le società, italiane e straniere, più vincenti dimostrano che gli investimenti sui giovani di talento sono quelli più "vincenti" in assoluto....che il Napoli riesca a trovare i suoi Messi, i suoi Drogba,i suoi Balotelli, crescendoseli in casa, come sta già facendo con Hamsik e Lavezzi.

Ho voglia di vedere giovani di talento, in un mondo, specie qui in Italia, troppo vecchio, nel calcio e nella società italiana in generale.

De Laurentiis dice sempre di credere nei giovani e in fondo lo stesso Bigon è, per gli standard italiani, un dirigente "giovane"... La penso come il Presidente...e voglio vedere questo mio Napoli diventare un giardino di giovani talenti vincenti!

Diario mondiale - Prima puntata

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Non credo a nulla di quello che ho visto finora! E' un mondiale troppo brutto per essere vero! Tatticismo esasperato, paura di perdere, forma fisica rivedibile e un pallone assolutamente ingiocabile mi stanno facendo assistere al peggior mondiale di sempre, senza alcun dubbio!

Seguo i mondiali da quando avevo i calzoni corti, da Argentina '78. Non tutti i mondiali sono stati bellissimi, ma questo, finora, è veramente, di gran lunga, il più brutto di tutti.

Complimenti innanzitutto a chi ha pensato un pallone così! Credeva di fare più spettacolo mettendo in difficoltà i portieri e procurando più gol? Un genio!

Il pallone innanzitutto è talmente leggero che i cambi di campo, dal centro verso le fasce, oppure dalla propria tre quarti in avanti, sono sistematicamente fuori misura. Clamoroso è il comportamento del pallone quando, lanciato in avanti dalla propria tre quarti, rimbalza sul terreno di gioco e da quel momento nemmeno Usain Bolt, la leggenda dei 100 metri, sarebbe in grado di recuperarlo.

Si dice che i portieri non riescono a pararlo? Piuttosto diciamo che, rasoterra o in aria, ben pochi riescono a domarne le traiettorie sistematicamente più lunghe del previsto.

Aggiungiamo poi il clima (vento forte e terreni a volte bagnati per l'umidità o la pioggia, fattori che notoriamnete allungano ulteriormente le traiettorie) e, in alcune località, l'altura (con l'aria rarefatta il pallone, già leggero, incontra ancor meno resistenza) e avremo una delle principali ragioni per cui le partite che stiamo vedendo (per chi come me ha il tempo e il coraggio di vedersele tutte!) siano così povere di ritmo e di gioco.

Costruire gioco e occasioni da gol, con questo pallone e con questo clima, è ai limiti delle possibilità umane! Peccato, perchè intorno al mondiale c'è un'atmosfera meravigliosa e a tratti commovente, in cui l'Africa sta cercando davvero di offrire il meglio di al mondo e ci sta riuscendo! Ora capisco chi si innamora dell'Africa e non vuole più abbandonarla per il resto della propria vita!

Tornando al fattore tecnico, spero che l'esigenza di vincere e una maggiore abitudine al clima e al pallone facciano crescere il tasso tecnico e spettacolare del torneo. Sarebbe un peccato che una ospitalità così straordinaria venga "ricambiata" da uno spettacolo tecnico così avvilente!

Chiudo questa prima puntata indicando alcuni protagonisti che eroicamente si sono fatti notare nel marasma generale: mi vengono in mente Elia, giovane ala sinistra olandese entrata dalla panchina, che ha letteralmente spaccato l'arcigna difesa danese, il sudafricano TSHABALALA (che oggi molti hanno scoperto per il bellissimo gol fatto al Messico e che io avevo già notato lo scorso anno in Confederation Cup), il sudafricano Modise, terzino destro di contenimento e spinta, anche lui confermatosi dopo la bellissima Confederation Cup dello scorso anno, i due coreani del sud, CHA Du Ri e la colonna del Manchester United, PARK Ji Sung, il portiere nigeriano ENYEAMA che ha evitato la goleada dell'Argentina, i tedeschi Osil, Lahm e Muller, il centravanti giapponese Honda, il difensore numero 3 della Corea del Nord, RI Jun Il (che ha guidato la difesa nordcoreana contro gli assalti di un modesto Brasile), il terzino sinistro portoghese, FABIO COENTRAO. Metto anche qualcuno dei nostri: Montolivo (che non mi ha mai convinto tutte le volte, tante, che l'ho visto giocare nel club e nella nazionale, ma che ieri sera ha disputato a mio avviso una prestazione eccezionale), Criscito (splendido per applicazione difensiva e nel rilanciare l'azione) e Pepe (sparito dopo il gol paraguagio, ma che nel secondo tempo ha messo in campo una grinta e un tono atletico mostruoso).

Dunque anche nel marasma generale qualcosa di buono si è visto...ma ripeto: non credo a nulla di quello che ho visto finora! Il mondiale è lungo e logorante, siamo appena all'inizio e molti protagonisti devono ancora capire dove si trovano e cosa stanno facendo.

Spero solo che migliori il rapporto dei protagonisti col pallone e che diminuiscano le prudenze tattiche: solo così possiamo sperare di vedere finalmente partite da non dimenticare...quelle che fanno di una partita "mondiale" un evento da ricordare per decenni, come i gol di Pelè nel '58 in Svezia, quelli di Rossi a Spagna '82 o quello di Diego contro l'Inghilterra nell'86... Insomma quei momenti che ti restano nella memoria e nel cuore finchè campi...e oltre!

Sudafrica, Ke Nako!!!

mercoledì 2 giugno 2010

Le pagelle dell'anno - 4. La società

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Donadoni 4

Ininfluente nelle ultime disastrose giornate dello scorso torneo, non ha saputo gestire la "guerra" in atto tra Marino e De Laurentiis e non ha capito di essere l'uomo sbagliato al posto sbagliato. Al suo posto mi sarei dimesso all'inizio di agosto, quando De Laurentis rispose in malo modo alla sua richiesta di un laterale sinistro ("Se lo compri con i suoi soldi!"), risposta che gli avrebbe dovuto far capire che c'era aria di tempesta. Impalpabile nelle prime giornate del nuovo torneo, stucchevole nelle sue dichiarazioni che, nel tentativo di essere massimamente diplomatiche, si sono rivelate penosamente al di fuori di ogni logica. Non ha aiutato nessun giocatore della rosa a migliorare tecnicamente e tatticamente. Insomma, non l'unico responsabile, ma un fallimento su tutta la linea!

Marino 5

Nelle pagelle alla fine del girone di andata gli ho dato voti differenziati per ognuna delle tante/troppe "situazioni" da lui gestite. Ritengo giusto a fine anno dare comunque un voto singolo che e' insufficiente per le critiche gia' rivoltegli alla fine della scorsa stagione e per le quali non si e' visto alcun tipo di "ravvedimento". Certamente la stagione ha dimostrato che alcune sue scelte (vedi Pazienza) nelle mani di un Allenatore (con la A maiuscola di Addestratore) come Mazzarri hanno finalmente dato giustizia alle scelte dell'ex DG. Quest'anno molti dei giocatori da lui scelti hanno finalmente mostrato il loro valore. Ma l'insufficienza vale in parte per le stesse ragioni di Donadoni (non essersi dimesso al momento opportuno, ossia quando il Presidente scelse, a torto, Donadoni) e in parte per come ha continuato a accentrare tutta la gestione societaria su di se' fino all'ultimo. De Laurentis, quando il DG e' andato via, ha parlato di "riaprire la casa e far entrare aria nuova": un'immagine che trovo di eccezionale resa per descrivere la cupezza che la gestione Marino aveva portato in tutto l'ambiente, dove tutti avevano il terrore finanche di parlare di certe cose che non andavano. E' un peccato perche', come ho scritto, a Marino va riconosciuto, nei suoi errori e nelle sue scelte vincenti, di averci messo tutto il cuore, ma non sempre in un ambito lavorativo basta il cuore, ci vogliono anche le giuste capacita' di delega e controllo che all'ex DG mancavano totalmente. Basti pensare a quali passi avanti si sono fatti nei rapporti con la stampa da quando e' cambiata la gestione societaria.

Mazzarri 9

Voto altissimo perche' ha tirato fuori la squadra da un pantano che poteva condurre al fallimento totale della stagione, come e' successo ad esempio per Lazio e Udinese. Ha rigenerato la squadra moralmente, tatticamente e tecnicamente, ha messo tutti sullo stesso piano e tutti i ragazzi hanno piu' volte e con grande sincerita' (per quanto si possa essere sinceri nel mondo del calcio) che si sono sentiti tutti considerati dal Mister. Certamente anche lui ha commesso alcuni errori, talvolta nelle sostituzioni, talvolta nell'accantonare inspiegabilmente per lunghi periodi (infortuni a parte, ovviamente) giocatori di grande disponibilita' e pregio come Denis o Bogliacino. Ci ha messo tanto a capire che Lavezzi e Quagliarella necessitavano di un punto di riferimento davanti, non ha a mio avviso gestito al meglio il passaggio di mercato a gennaio, dove giravano comunque prime punte di buon livello che, anche per 6 mesi, avrebbero potuto dare un contributo maggiore alla causa azzurra. Non ha gestito al meglio tatticamente l'evoluzione di Hamsik, spesso troppo fuori dal gioco. Si e' mantenuto troppo arroccato alla difesa a 3, anche in momenti, specie in casa, dove la pressione azzurra e la mancanza di punte avversarie, creavano inutili superiorita' numeriche nel reparto difensivo azzurro (il classico 3 contro 1), regalando un uomo a centrocampo. Si tratta di critiche che, al momento, non inficiano il giudizio eccezionale sul ttecnico toscano, ma che rappresentano spunti di riflessione molto importanti per il prossimo anno dove tutti questi aspetti dovranno essere gestiti con molta piu' attenzione a fronte di una stagione che si prospetta molto piu' complicata e difficile di questa.

Bigon 7


Professionista di eccezionale misura, educazione e competenza, mi ha conquistato per i suoi modi da gran signore. Ha gestito a mio avviso bene appena arrivato a Napoli un mercato di gennaio molto complicato, in cui, dopo anni di "regali" e' riuscito a guadagnare qualcosa, in un momento di profonda crisi economica, sui prestiti...cosa mai vista da queste parti. Ha inoltre portato a termine con decisione e sveltezza l'unica operazione di mercato concordata con presidente e area tecnica (Dossena) ad un prezzo piu' che valido (lasciando perdere che poi il giocatore abbia avuto i suoi problemi, ma qui Mazzarri con la preparazione estiva valorizzera' senz'altro l'investimento fatto a gennaio). Adesso si trova davanti un'estate di fuoco con una rosa enorme da sfoltire e giocatori di ottimo livello da aquistare, pur dovendo rispettare vincoli di ingaggio e contrattuali non da poco. E qui vedremo "il ragazzo" come se la cavera'... Io ho fiducia in lui, molta...

Stampa e comunicazione 6,5

Molto è cambiato rispetto ai tempi di Marino! Sono finiti gli "infiniti" silenzi stampa. A fine partita regolarmente si presentano a rotazione tutti i calciatori del gruppo, con un occhio di riguardo per i protagonisti di giornata. La radio ufficiale del club ospita in esclusiva quasi tutti i giorni le dichiarazioni del tecnico, di un calciatore o di esponenti della società. Sempre più numerosi gli eventi organizzati di concerto col marketing dove, sfruttando i diritti d'immagine dei calciatori della rosa, si creano occasioni di contatto con i tifosi. Certo, non siamo ancora ai livelli delle più grandi società italiane e mondiali, molti meccanismi devono essere migliorati, ma quest'anno (anche se era difficile fare peggio!) il Napoli è stato molto più presente. Memorabile la serata speciale su Sky dedicata a Lavezzi, dove il Pocho ha mostrato la sua eccezionale timidezza, ma anche una grande simpatia. Insomma, un anno di grande crescita, un anno di svolta, anche qui...

Marketing 7,5

Negli anni scorsi, forse per impazienza, forse dimenticando il contesto economico e sociale in cui ci troviamo, tradizionalmente e storicamente "ostile" a qualunque opportunità e iniziativa di marketing, criticavo la società per il "basso profilo" degli abbinamenti commerciali. Anche qui, però, come nel caso di Pazienza, devo fare autocritica: il settore è uno di quelli che, nell'ultimo anno,, ha compiuto passi avanti da gigante, sia per la qualità crescente dei partner commerciali (che, senza fare nomi, cominciano ad essere di levatura internazionale, non trascurando però l'industria manufatturiera locale), sia per la qualità e la varietà dei prodotti marchiati Calcio Napoli, sia per il consenso crescente che, nella patria del "falso", trovano articoli come maglie, tute e T-Shirt ufficiali. Anch'io, lo ammetto, che non mi faccio "incantare" troppo da queste cose, ho gradito molto, ad esempio, scrivere in questo blog con l'aiuto di un simpatico mini-mouse marchiato SSC Napoli, piuttosto che acquistare il calendario 2010 e, per la prima volta nella mia vita, pur essendo un tifoso appassionatissimo dei miei colori, provare l'emozione di tenere tra le mani, come un bambino, alla mia "veneranda" età, una maglietta ufficiale azzurra, proprio quando ad inizio anno, il nuovo stile (e il nuovo partner tecnico) mi lasciava perplesso. Proprio qualche giorno prima di scrivere queste righe ho rivisto su ESPN un Napoli-Juventus risalente a quella orribile stagione 97-98 che culminò in una vergognosa e dolorisissima retrocessione in B (la prima volta nella mia vita dopo venti anni di serie A e grandi successi): vedere quell'azzurro troppo intenso, quasi blu, e quelle "bretelle" bianche...insomma una divisa di gioco raccapricciante! Quest'anno invece la Macron ha disegnato una bella divisa, con un azzurro rispettoso della tradizione e le altre divise anche molto belle. Insomma, buone notizie da un settore che, assieme al botteghino e alle TV, deve diventare la terza fondamentale voce di ricavi per l'azienda Napoli...e con così tanti tifosi in giro per il mondo, ritengo che il mercato, nonostante la crisi mondiale, sia ancora tutto da conquistare. Intanto il Presidente ha entusiasmo, idee e progetti e ciò è fondamentale! Vedremo il prossimo anno...

De Laurentis 9

Dulcis in fundo...il Presidente! Con l'uscita di Marino è diventato il vero Direttore Generale della società, anche se tornano le voci che vogliono Fassone, l'ex Direttore Commerciale della Juventus, ora svincolato, come prossimo DG azzurro (dedicammo all'argomento un post lo scorso novembre). Il Presidente non prende il massimo di voti per un paio di "dettagli", ossia l'aver scelto Donadoni, di fatto esautorando Marino in una scelta fondamentale come quella del dopo-Reja, e l'aver aspettato molto per dare un taglio alla crisi societaria e tecnica, cambiando totalmente direzione in pochi giorni. Ha sbagliato, peccando di inesperienza, ma ha saputo rimediare con grande coraggio agli errori fatti e alla fine ha "salvato" l'annata azzurra con una qualificazione europea in linea con i programmi di crescita tecnica e societaria. E allora, anche se talvolta lasciano perplesse certe sue azioni e dichiarazioni, anche se talvolta si "avvita" nei suoi discorsi, lasciando disorientati tifosi e critica, il Presidente va elogiato e premiato per un'annata estremamente difficile....e un'altra, ancora più difficile, gli si prospetta. La società sta crescendo e più si cresce più è difficile migliorarsi, in un contesto sociale ed economico già di per difficile e reso ancora più problematico dalla tremenda crisi di questi ultimi anni...ma chissà che una realtà "sana" come appare quella del Napoli non possa trovare insospettabili opportunità da questo momento storico...Il Presidente sembra molto sveglio e attento...uno che il mondo lo osserva e lo soppesa con un occhio al cuore e uno ...al business... Forza Aurelio!!

...e forza Napoli!!!

Le pagelle dell'anno - 3. L'attacco

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Denis 6,5
(presenze 29, minuti giocati 1600, gol 5)

Altro voto e giudizio difficilissimo: a volte irritante per le occasioni che manca sotto porta (confesso di averlo mandato ... un paio di volte con tutto il cuore!!!), però è un uomo e un calciatore per altri aspetti da ammirare: lotta e combatte sempre, suda la maglia come pochi (e dire che quest'anno l'hanno sudata davvero tutti!), ma soprattutto fa cose, da un punto di vista tecnico e tattico, che solo i più attenti tra cronisti e tifosi vedono e che trovo assolutamente pregevoli! A parte i gol, comunque non pochi per i minuti giocati, il Tanque si sacrifica facendo reparto contro le difese avversarie, costruisce gioco per la squadra, sia offrendo degli uno-due a volte veramente pregevoli, a volte facendo movimenti intelligentissimi senza palla che agevolano i compagni che si inseriscono da dietro. Insomma, pur con tutti i suoi difetti e pur non essendo uno di quellli "belli da vedere", uno come il Tanque, se fossi allenatore, lo vorrei sempre nella mia squadra e spero che, se il Napoli deciderà di cederlo, come sembra, la contropartita, tecnica ed economica, sia adeguata al valore tecnico e umano di questo straordinario ragazzo. Ai "detrattori" del Tanque dico: andatevi a vedere l'azione dell'assist a Maggio per il gol vittoria a Firenze o il valore, emotivo e tecnico, del gol del pari contro il Milan (uno dei boati del San Paolo più straordinari di tutti i tempi per uno dei gol più belli e difficili) o ancora l'assist di prima con cui spiana a Quagliarella la strada del gol dell'1 a 0 contro l'Atalanta. Tre momenti, ma potrei citarne altri, che racchiudono tutto il valore tecnico e umano di questo ragazzo. Certo non è un fenomeno, ma di giocatore scarsi ne ho visti tanti, anche in maglia azzurra, e il Tanque non è assolutamente fra questi e chi lo ritiene scarso, scusate, ma è un emerito incompetente di calcio! Grazie Tanque! Sei stato un vero alfiere della maglia azzurra e sarei felice di rivederti qui il prossimo anno.

Hoffer 4,5
(presenze 8, minuti giocati 128, gol 0)




Il comico Birillo (al secolo Peppe Iodice) ha fatto della sua "invisibilità" un tormentone strepitoso (godetevi questo pezzo e attenzione a non "scompisciarvi" troppo!!!). Intanto dietro la feroce e affettuosa satira di Birillo c'è una triste verità: questo ragazzo non si è ambientato, ha avuto enormi difficoltà con l'ambiente e con la lingua. Mi viene da fare un ingeneroso paragone con Yuri Garics, scugnizzo napoletano nato per caso in Austria e tutt'oggi legatissimo alla nostra città. Erwin ha mostrato qualcosa di interessante in coppa Italia, segnando anche un gol, ma in campionato ha avuto poche opportunità e ha inciso pochissimo. Anche qui un giudizio e un voto non facili: sarei stato propenso per il "senza voto", considerando come la società lo ha (mal)gestito (perchè ad esempio, se si credeva tanto in lui, non è stato proposto in prestito a qualche squadra di bassa serie A o di serie B per farlo ambientare più facilmente?). Alla fine il voto, duro, ho ritenuto opportuno darglielo per le sue "responsabilità" in questo fallimento. Comunque, considerando quanto è costato, sarebbe folle cederlo definitivamente. Meglio sarebbe darlo in prestito, come si sarebbe dovuto già fare un anno fa... In fondo, se è nell'orbita della sua nazionale, vuol dire che tanto scarso non è. E' ora che il Napoli lo aiuti a ricostruirsi!

Lavezzi 7,5
(presenze 30, minuti giocati 2524, gol 8)

Dopo un'estate in cui si è sfiorata una traumatica separazione, sia in ambito professionale che familiare, il Pocho sembrava avviato ad un destino molto triste, ma la sua intelligenza e sensibilità gli hanno fatto rendere conto che stava solo stupidamente rovinando la sua vita e la sua carriera. Ha ricostruito con grande oculatezza la sua famiglia e poi il suo rapporto con la società, la squadra e la città. Non è stato comunque un anno facile, specie per le difficoltà avute per integrarsi con Quagliarella, integrazione che, per inciso, non si è mai realizzata fino in fondo, a mio avviso, per un equivoco tecnico tattico che solo nelle ultime settimane Mazzarri sembra aver compreso. Però, a tirare i bilanci, il Pocho ha offerto anche quest'anno un contributo importante e il Napoli se ne è accorto, ancora una volta, quando ha dovuto farne a meno per infortunio. Quest'anno, pur fisicamente in forma, in tiro, ha mostrato meno spunti straripanti rispetto ai primi due anni, ma notevoli miglioramenti da un punto di vista della disciplina tattica. Meno anarchico, più al servizio della squadra e ciò ha portato giovamento a tutto il gruppo. Ma avete notato le volte che, per sacrificarsi per la squadra, è venuto addirittura a dar manforte alla difesa in più di una occasione? I "soliti" 8 gol (ah, se segnasse di più! Sarebbe un vero fenomeno!), però un paio di questi assolutamente meravigliosi e un contributo decisivo ad alcune vittorie memorabili come le due sulla Juve. Mi azzardo a dire che, più che aumentare il numero di gol, mi aspetto da lui, per il prossimo anno, ulteriori miglioramenti sul piano tattico, perchè sono convinto che se il suo talento viene in qualche modo non limitato ma esaltato da migliori doti tattiche, il Pocho può diventare con gli anni magari meno "supersonico" ma ugualmente importante per l'evoluzione del progetto Napoli.

Pià 4
(presenze 2, minuti giocati 82, gol 0)

Di lui ho scritto che finalmente, dopo anni, ho capito che tipo di giocatore è, e devo ringraziare Donadoni che fu illuminante con una sua dichiarazione in cui disse, più o meno, che "il giocatore in allenamento si fa vedere, eccome!". Ecco il punto: Ignacio è uno di quei giocatori, ne esistono tanti, che "a mente libera", in allenamento o in partite senza troppa pressione, esprime al massimo il suo talento tecnico, segnando gol a grappoli e offrendo colpi pregevoli. Ma con la pressione della partita (o di certe partite) Ignacio si perde totalmente. Non a caso uno dei suoi migliori periodi in azzurro è stato nel disastro generale dello scorso anno, quando, falliti tutti i traguardi e arrivato Donadoni, Ignacio ha giocato e segnato con continuità nelle partite più inutili della storia recente azzurra, dove non c'erano pressioni e obiettivi da raggiungere. Quest'anno Donadoni, memore di quelle prestazioni, gli ha offerto di nuovo fiducia, ma, cresciute pressioni e importanza delle partite, Pià si è nuovamente perso.

Quagliarella 7
(presenze 34, minuti giocati 3001, gol 11)

L'entusiasmo suo e dell'ambiente, le aspettative sue e dell'ambiente, gli equivoci tattici, le condizioni fisiche non sempre perfette, specie nella prima metà della stagione, l'ansia di voler/dover far bene a tutti i costi lo hanno spesso condizionato e non l'hanno fatto esprimere come ci saremmo aspettati e come lui stesso avrebbe voluto. Però, alla fine, segna 1 gol ogni 3 partite, ossia in linea con la sua media degli ultimi anni di carriera, offre sprazzi di classe purissima, gol bellissimi e assist sublimi, in certe partite si prende letteralmente la squadra sulle spalle e prova a trascinarla fuori dai momenti di difficoltà. Una dedizione estrema, una tenacia che alla fine lo porterà anche in Sudafrica, per un'opportunità che Fabio si merita tutta. Fa vedere il meglio quando finalmente Mazzarri capisce che può rendere meglio come "seconda-prima punta" ossia un po' più defilato e non nel cuore delle difese avversarie. E' vero che così corre e fatica tanto, ma le sue doti tecniche emergono più facilmente. Un primo anno azzurro forse più duro di come se lo sarebbe sognato, ma Fabio è riuscito lo stesso ad affermarsi e sono sicuro che il prossimo anno disputerà un grande campionato. Grazie Fabio!

Le pagelle dell'anno - 2. Il centrocampo

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Amodio S.V.
(presenze 0, minuti giocati 0, gol fatti 0)

Non lascia traccia in campionato, a gennaio viene ceduto in prestito, senza rimpianti, al Piacenza.

Bogliacino 6,5
(presenze 18, minuti giocati 472, gol fatti 1)

Certamente impegnato meno di quanto avrebbe meritato, a volte letteralmente dimenticato in panchina, specie nel girone di ritorno, dove soltanto nelle ultime giornate torna a sfoderare la sua indubbia classe offrendo un meraviglioso assist a Quagliarella per il 2 a 0 all'Atalanta. Certamente maggiori le soddisfazioni nel girone d'andata, dove, sempre sottoutilizzato, si mostra comunque più decisivo. Merita comunque un voto alto per la eccezionale serietà e professionalità dimostrata quest'anno, nonchè negli anni precedenti.

Cigarini 5,5
(presenze 28, minuti giocati 1250, gol fatti 2)

Da anni si invocava un regista in mezzo al campo, per cui l'arrivo di Luca è stato accompagnato da una grande pressione nei suoi confronti, anche per il prezzo pagato per portarlo qui. L'arrivo di Mazzarri gli mette ulteriore pressione, perchè il nuovo tecnico vuole due uomini di corsa e sostanza in mezzo al campo (Pazienza e Gargano) e ritiene Cigarini non adatto al suo modulo, pur apprezzandone le doti tecniche. Luca cerca di fare il massimo per migliorare le sue doti dinamiche e di incontrista e mettersi in competizione con i compagni per un posto da titolare in mezzo al campo, ma non conquista mai davvero Mazzarri fino in fondo. Personalmente ho sempre avuto, e ho tutt'ora, nonostante il voto negativo, una grande stima in questo ragazzo e ritengo che il Napoli, anche mandandolo eventualmente a giocare da qualche altra parte il prossimo anno, non dovrebbe privarsene definitivamente, perchè il ragazzo ha numeri a mio avviso importanti, come testimonia il gol eccezionale (ma non casuale nella sua ancor breve carriera) contro il Milan. Onestamente però a mio avviso non merita la sufficienza, perchè non incide davvero sui destini del Napoli di quest'anno.

Datolo 6,5
(presenze 13, minuti giocati 583 gol fatti 1)

Gioca solo l'andata, poi sceglie di emigrare in Grecia per aver più spazio e per sperare di strappare una convocazione per il mondiale. Il consiglio di Maradona, però, non porta bene all'argentino che Diego ignora alla fine nelle sue convocazioni finali. Nello scorcio di campionato in maglia azzurra, finalmente mostra appieno alcune delle doti per le quali era stato trionfalmente portato in azzurro. A Torino, nella storica vittoria con la Juve, entra nel secondo tempo e con tecnica sopraffina, impeto e acume tattico trascina i compagni ad una clamorosa e storica vittoria, segnando anche un gol con opportunismo e caparbietà. Non si ripete sempre a quei livelli stratosferici, ma quando viene chiamato in causa, offre spesso qualità e classe alla manovra azzurra, mostrando un piede molto ben educato e un cross pulito. Peccato non abbia un po' più di doti dinamiche che ne farebbero un giocatore di livello assoluto, ma meriterebbe, a mio avviso, di rimanere nella rosa azzurra. Lui vorrebbe tornare e restare, forse ha capito che, anche con un po' meno spazio, potrebbe essere utile e apprezzato in azzurro.

Gargano 7
(presenze 37, minuti giocati 3217, gol fatti 0)

Coi suoi limiti è pur sempre una delle due "colonne" dell'edificio tattico azzurro, assieme a Pazienza. Utilizzato fino ad essere letteralmente "spremuto", tanto che nelle ultime 7-8 giornate ho invocato Mazzarri di dargli un po' più di riposo. Se mi avesse dato ascolto, il voto del Mota sarebbe stato più alto, ma merita comunque ogni elogio per la dedizione e lo spirito di sacrificio con cui ha sempre lottato, per la causa azzurra. Molti lo criticano perchè spreca troppi passaggi, ma le statistiche ufficiali dimostrano che pochi hanno il suo rendimento e la sua "presenza" in mezzo al campo. Certo tecnicamente e fisicamente nel mondo ce ne sono di più forti di lui, ma Walter merita il rispetto di tutti e non molti osservano che, quando è più lucido e tranquillo, riesce anche a sfoderare lanci in profondità e aperture di gioco di notevole livello. Peccato gli manchi qualche gol...

Hamsik 8
(presenze 37, minuti giocati 3455, gol fatti 12)

Difficile dare un voto a Marek. In molte partite letteralmente non lascia traccia, in altre segna gol decisivi dopo essere stato quasi spettatore non pagante, in altre ancora mostra il suo talento non solo negli inserimenti, ma nella qualità che offre al gioco...Intanto è uno dei più presenti, che vorrà dire? Nella sua nazionale gioca nel cuore del centrocampo, con Donadoni occupa più o meno la stessa posizione che usava ai tempi di Reja (terzo a sinistra di centrocampo nel 3-5-2) e in quella posizione viene esaltato nelle sue qualità di incursore segnando gol a raffica. Con Mazzarri viene portato più avanti, appena dietro la prima punta (Quagliarella o Denis): la posizione in teoria dovrebbe agevolarne le doti realizzative, ma sembra che la nuova posizione addirittura lo danneggi e ne vanifichi le doti. Pur con le incertezze dovute ala sua età e, direi, alla sua unicità, ogni tanto offre sprazzi di classe purissima (vedi gol all'Olimpico con la Lazio). Con Datolo è il protagonista assoluto della storica vittoria a Torino con la Juve. Da segnalare l'esperimento dell'ultima casalinga con l'Atalanta che sembra un vero salto nel futuro: tre punte pure davanti e lui a spartirsi il centrocampo col "cognato" Gargano, offrendo una prestazione di cui a mio avviso molti non hanno capito il valore tecnico e tattico: gioco di prima con enorme naturalezza appena poteva e rallentare i ritmi e i tempi di gioco quando le linee di passaggio erano tutte chiuse...un vero talento anche in quella occasione. Come puoi non mettere un voto alto a un giocatore che ti mostra tanta classe pura? Dannazione, se avesse più continuità!!!

Insigne
(presenze 1, minuti giocati 1 gol fatti 0)

Trequartista di belle speranza, marca il suo debutto in serie A nella vittoriosa trasferta di Livorno. Sempre nell'orbita della prima squadra quest'anno, assieme a Maiello è il segnale incoraggiante di una "Primavera" che avanza...

Maggio 7,5
(presenze 34, minuti giocati 2999, gol fatti 5)

Il gol forse più bello dell'anno, quasi tremila minuti giocati, titolare irrinunciabile sia per Donadoni che per il suo mèntore Mazzarri che lo ritrova con gioia alle sue dipendenze dopo averlo lanciato nel grande calcio. Migliorato molto in fase difensiva, offre il suo solito contributo di dinamismo e gol, rientrando prima del previsto a tempo di record da un infortunio gravissimo che ne aveva interrotto anzitempo la stagione nello scorso campionato. Torna deciso a riprendersi il Napoli e il mondiale e centra entrambi gli obiettivi (e chissà che non ce lo ritroviamo titolare in Sudafrica!). Disputa un torneo eccezionale, oscurando un a mio avviso importante giocatore come Zuniga, acquistato per creare, a mio avviso giustamente, concorrenza in un ruolo importante nel modulo azzurro e soprattutto perchè non ci si aspettava che Cristian tornasse così presto in campo. Anche lui, come Gargano, dopo aver tirato la carretta a ritmi mostruosi per gran parte del torneo, cala leggermente nel finale, ma merita un voto altissimo, anche per la sua ossessiva umiltà e dedizione al lavoro.

Maiello S.V.
(presenze 1, minuti giocati 9, gol fatti 0)

Vedi Insigne. A lui l'esordio tocca negli ultimi minuti dell'ultima di campionato a Marassi contro la Samp. Anche lui costantemente nell'orbita della prima squadra.

Pazienza 7,5
(presenze 33, minuti giocati 2516, gol fatti 2)

Il brutto anatroccolo si è trasformato in uno splendido cigno, il da me tanto odiato "dopolavorista" è diventato uno dei protagonisti assoluti del Napoli vincente e bello di quest'anno, dimostrando perchè Marino aveva voluto portarlo a Napoli lo scorso anno. Tanto di cappello, Michele e complimenti! Una stagione eccezionale, persino da "goleador", tu che hai sempre fatto fatica a vedere la porta e che quest'anno non solo hai segnato due gol, ma ne hai anche sfiorati altrettanti, approfittando di schemi "furbi" e ben congegnato dal tecnico sui calci piazzati e di un tuo tempismo nello stacco che non avevamo mai visto prima. Bravo Michele! Riconoscerti i tuoi eccezionali meriti, per me, è solo motivo di gioia, da tifoso quale sono e considerando che, per certi aspetti, amo più i giocatori umili e silenziosi che i grandi fuoriclasse. Ti meriti voti altissimi, una stima immensa per quello che hai saputo fare e per come te lo sei guadagnato con silenzio e umiltà, insomma...una vera "standing ovation", per l'altro "pilastro" dell'edificio tattico azzurro di quest'anno!
(Fine seconda parte - Continua)