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giovedì 29 aprile 2010

29 Aprile 1990

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ANTEFATTO:

1. facciamo giustizia sulla storia della monetina!



2. una settimana prima... Bologna-Napoli 2 a 4...(e il Milan crolla col Verona quasi retrocesso!!!)





...E POI,DOPO UNA CALDISSIMA SETTIMANA DI PASSIONE, ATTESA E ANSIA...





...E POI A RIPERCORRERE NELLA MEMORIA QUELLA GRANDE CAVALCATA (IN CASA 16 VITTORIE E 1 PAREGGIO!!!!)





martedì 27 aprile 2010

Corbo:"Le ombre di Mazzarri..."

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Mazzarri ha lavorato bene ma ha avuto la colpa di fossilizzarsi sui propri meriti, scegliendo sempre gli stessi giocatori e lo stesso modulo a discapito del risultato. Sarebbe stato meglio dare spazio e giocatori più in forma in questa fase finale.

Devo notare che mi hanno molto stupito, in maniera negativa, alcuni atteggiamenti di Mazzarri che in questo momento così decisivo ha tirato in ballo il discorso del rinnovo contrattuale per il 2012 addirittura. Mi è sembrato l’atteggiamento di un allenatore che pensa al suo futuro e non a quello della società. In questo momento bisogna solo pensare a vincere le partite e lui non ci è riuscito.
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Condivido molto le parole di Corbo e le mie perplessità aumentano in relazione alla gestione di Hoffer, mandato in tribuna per un presunto infortunio alla caviglia e che, contattato da un giornalista del Mattino ha dicharato di stare benissimo. C'è stato un equivoco?

Se arriveremo in Europa League, nonostante la comprensibile delusione per la mancata qualificazione Chmpions, sarò grato a Mazzarri e a lui andrà grande merito per questo traguardo.
Ma, guardando un po' oltre, verso il prossimo mercato e il prossimo anno, vedo una serie di "nodi" che società e tecnico dovranno essere molto abili a sciogliere (e che nascono da quelle "ragioni di una sconfitta" su cui mi sono soffermato due settimane fa).

Nodi da sciogliere con competenza, organizzazione e determinazione per far fronte ad una stagione che, soprattutto laddove dovessimo arrivare settimi (e iniziare la stagione ufficiale già a fine luglio), si prospetta molto dura e complessa.

Noi teniamo la guardia alta, pur nel tifo e nella passione immensa per i nostri colori...anzi: proprio per questo!

domenica 25 aprile 2010

Casa, amara casa!

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All'inizio del girone di ritorno, al'insegna del "casa dolce casa" c'era ottimismo sulle possibilità di Champions per il Napoli perchè, tutti dicevano, il Napoli avrebbe avuto un girone di ritorno con quasi tutte le grandi in casa (tranne il Milan e la Samp) e una fase finale di campionato con calendario molto favorevole.

Nel girone di ritorno però il Napoli, su 9 partite disputate, ne ha vinte soltanto 2 e pareggiate ben 5. 7 volte su 9 il Napoli non ha vinto, conquistando solo 11 dei 27 punti disponibili.

Avesse avuto non dico un rendimento da scudetto, ma almeno 4/5 punti in più, il Napoli sarebbe ancora lì a sognare.

Ma come dimostra anche la Roma di questa sera (ma anche direi la storia del calcio e dello sport), quando un atleta o una squadra spingono tanto al di là delle loro possibilità per tanto tempo come ha fatto il Napoli (e più ancora la Roma) devi aspettarti e temere che il campo ti presenti il conto.

Sono cose che non dico oggi, ma da sempre, dall'inizio della stagione, temendo addirittura che qesta rosa non riuscisse a tenere nemmeno per l'Europa League fino a fine stagione.

Non a caso, con le debite proporzioni tecniche, le partite odierne di Napoli e Roma si somigliano: a furia di inseguire c'è un momento in cui, anche se domini in campo, vai fisicamente e mentalmente fuori giri, e raccogli puntualmente meno di quanto meriteresti.

Ma è il frutto dello sforzo continuo, dell'inseguimento senza sosta, dell'impossibilità costante di fermarti perchè appena ti fermi tutto è perduto.

Oggi è una giornata strana: la finale Inter-Roma di Coppa Italia e i "suicidi" interni di Fiorentina e Genoa, fanno sì che il settimo posto del Napoli, con 5 punti di vantaggio sul Genoa a 3 giornate dalla fine, significhi la quasi totale certezza di centrare l'obiettivo dichiarato da De Laurentiis ad inizio stagione, ossia l'Europa League, ma nel contempo, per le vittorie di Palermo e, soprattutto, Samp, si debba dire addio ai residui sogni di Champions riaccesi dalle prodezze del Pocho di domenica scorsa.

La delusione nasce dall'aver accarezzato per mesi un sogno incredibile e di averlo visto sfumare con una flessione che, in piccolo, ha ricordato il tracollo della scorsa stagione (anche se lucidamente non possiamo fare paragoni con lo scorso anno).

Quando due settimane fa, all'indomani della sconfitta col Parma, ho analizzato "le ragioni di una sconfitta" ho voluto cercare di analizzare i motivi per cui il Napoli non era obiettivamente attrezzato per puntare alla Champions e cosa avrebbe dovuto fare la società (e non ha saputo o volto fare) per continuare a inseguire un sogno.

L'obiettivo Europa League, se verrà conseguito, sarà comunque un grande risultato, del quale dovremo ringraziare la società, il tecnico e la squadra, ma certe scelte ( o certe non scelte ) di questa stagione dovranno essere motivo di attenta riflessione da parte di società e tecnico, perchè il prossimo anno, se Europa sarà, sarà un anno difficilissimo per tante ragioni (la prima la gestione di un inizio stagione precoce e un breve post-mondiale) nel quale De Laurentiis in primis, visto che manca un vero direttore generale, dovrà evitar di ripetere gli errori dello scorso anno (stagione, ricordiamo, iniziata precocemente con l'Intertoto) e quest'anno.

Anche la partita di oggi è il manifesto del "vorrei ma non posso", di una squadra che costruisce molto gioco, ma poca qualità e, soprattutto, poca incisività sotto porta.

Una squadra che sente ora anche il segno della stanchezza fisica, con due evidenti flessioni nel primo quarto d'ora della ripresa e negli ultimi 10 minuti.

Una squadra che pur attingendo dalla panchina gente sulla carta di qualità come Dossena, Bogliacino e Maggio (tutti e tre però in condizioni non brillanti o, vedi Dossena, impresentabili), denota poche soluzioni a fronte di emergenze infortuni e squalifiche che il sottoscritto, che segue calcio da oltre trent'anni da semplice tifoso, sa essere un fattore prevedibile in finali di campionati così lunghi come questi, laddove a gennaio tecnico e società hanno voluto sfoltire la rosa di nomi importanti che in questo finale sarebbero potuti essere utili (vedi Datolo).

La sensazione insomma è quella: spingi a folle velocità il motore di una utilitaria per farla gareggiare con una Ferrari e a un certo punto il motore rompe per lo sforzo. La "cilindrata" della rosa azzurra quella è, Mazzarri, pur con molti errori in questa ultima fase del campionato, ha cercato di trarre il massimo.

Ecco perchè, specie in casa, il raccolto è stato poco generoso...casa, amara casa, appunto!

Le pagelle di Napoli Cagliari

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De Sanctis S.V.


Scelta "provocatoria" la mia per dire quanto De Sanctis non sia stato minimamente impegnato oggi...da ricordare al massimo un'uscita "a farfalle" nel primo tempo su un cross di Lazzari, ma per fortuna senza conseguenze. Ma il ruolo di spettatore aggiunto di Morgn dà il senso di quanto il Cagliari sia stato impalpabile, per merito anche della difesa azzurra, dalle sue parti. E ciò accresce il rammarico per l'ennesima occasione sprecata.



Grava 7


Solita eccellente partita in fase difensiva, tiene la museruola a chiunque passi dalle sue parti e proovoca nel finale l'espulsione del temibile Cossu appena entrato. Cerca anche ogni tanto di appoggiare in fase di costruzione, ma non incide più di tanto...del resto da Gianluca va benissimo così.



Campagnaro 6


Nessun particolare patema in fase difensiva, cerca di spingere anche lui, man mano che passano i minuti, ma il suo apporto non pare molto significativo. Sempre presente e grintoso, ma meno "brillante" e devastante che in altre occasioni.



Cannavaro 7


Vedi Grava. Imbavaglia qualsiasi iniziativa degli attaccanti sardi, contrasta, riparte, a un certo punto, nell'assedio finale, si schiera anche centravanti aggiunto, ma in questa veste non si rende mai pericoloso nè purtroppo aumenta il tasso di pericolosità del disgraziato attacco azzurro. Comunque commovente!



Aronica 6


Contrasta e man mano spinge sempre di più. Certo in fase offensiva non è Zuniga, nè Maggio ma il suo lo fa senza particolari sbavature.



Pazienza 5,5


Poco brillante, condizionato dalla maschera che gli protegge il naso fratturato, non contrasta con la solita grinta di questo anno per lui eccezionale ed è meno preciso del solito negli appoggi, anche se nel primo tempo verticalizza splendidamente per Denis che tira in bocca a Marchetti. Peccato...



Gargano 5


Confusionario, recupera qualche pallone alla sua maniera, ma spreca tanto, troppo in fase di appoggio e così contribuisce a "ingolfare" il già traballante motore azzuro. Un paio di volte tenta la conclusione, ma con esiti da dimenticare...infatti me ne stavo dimenticando anch'io di scriverne...



Zuniga 6,5


Alterna autentiche delizie tecniche a ingenuità madornali, tra cui l'incredibile errore sotto porta a pochi minuti dalla fine che avrebbe quasi certamente dato la vittoria agli azzurri. Spinge continuamente, senza sosta, a volte però in modo impreciso e confusionario. Comunque uno dei migliori e dei più brillanti dei suoi.



Dossena 5


Ancora oggetto misterioso, entra a metà del secondo tempo e sbaglia appoggi e passaggi. Un pesce fuor d'acqua, purtroppo, fa venire al pubblico quella stessa barba lunga che lui porta con malinconia. Si vede che vuole fare qualcosa, ma che in questo momento è nel posto sbagliato al momento sbagliato. Peerò sia ben chiaro che, da parte mia, questa non è una bocciatura definitiva, ma solo un rimando a settembre sperando di vedere il prossimo anno il vero Dossena.



Bogliacino 5,5


Costretto ad avvicendare Lavezzi, cerca di offrire il suo consueto contributo di intelligenza e classe. Schierato spesso nella posizione di trequartista a sinistra, cuce gioco offensivo con qualche bella invenzione, ma alla lunga paga la sua scarsa abitudine all'impegno agonistico, visto il suo persistente mancato utilizzo da parte di Mazzarri per molti mesi.



Hamsik 5,5


Partecipa molto al gioco, ma sbaglia anche tanto, a volte tentando di giocare di prima ma sorprendendo i compagni, altre volte invece tocchettando troppo e cercando troppo di arrivare in porta col pallone. Poco presente a concludere, specie nel secondo tempo.



Lavezzi 5

Inizia benino, ma dopo 15 minuti sente il muscolo e tra lui e Mazzarri inizia uno stucchevole siparietto in cui nessuno dei due sa cosa fare. Il Pocho è combattuto tra lo voglia di giocare per fare bene e convincere Maradona a convocarlo per il mondiale e il timore di peggiorare la situazione e perdere tutto. Alla fine, condizionato da un paio di appoggi sbagliati, Mazzarri si infuria e lo sostituisce senza pietà...e lui se ne va negli spogliatoi a testa bassa. Il voto basso gli va per come appare immaturo nel suo modo di gestire questa situazione che crea incertezza e deconcentrazione nella squadra per una lunga fase della partita.



Maggio S.V.

Non fa nulla di eccezionale, ma appare fisicamente recuperato e cerca di offrire quello che può nell'assedio finale, nei pochi minuti concessigli da Mazzarri, cercando soprattutto di combinare in sovrapposizione a Zuniga. Da rivedere.



Denis 6,5

Il voto per l'impegno mostruoso che ci mette per tutta la partita dove solo un immenso Marchetti gli impedisce con interventi miracolosi di segnare due o tre gol. In altri casi ciabatta conclusioni improbabili che ne denotano carenze tecniche nel fondamentale del tiro (hai detto niente?).

Mazzarri 5

Raccoglie e paga oggi gli errori disseminati qua e là assieme alla società nel corso della stagione. Va bene la storia del "siamo venuti in corsa", "questa squadra ha fatto il massimo", ecc.
Siamo d'accordo mister! Questa squadra ha fatto il massimo ma lei ha fatto molto assieme alla società, in un anno che ci ha presentato un'occasione più unica che rara, per ridurre l'organico, non tentare di prendere qualche intelligente rinforzo che solo per alibi il tecnico e la società non hanno voluto e alla fine arrivare a oggi dove il Napoli ha concluso una partita decisiva per la stagione schierando come tridente Denis, Zuniga e Bogliacino con Hoffer (unico attaccante di ruolo) in tribuna anzichè in panchina. Come saranno di Mazzarri i merito e gli onori se il Napoli agguanterà l'Europa, così sarà anche di Mazzarri (oltre che della società) il fallimento di una eventuale escusione dall'Europa. Con 5 punti di vantaggio sul Genoa a 3 giornate dalla fine l'obettivo non dovrebbe sfuggire, anche se il sogno Champions finisce oggi.

Mazzoleni 6,5

Ancora un buon arbitraggio, nessun errore clamoroso, qualche cartellino ben assestato. Quasi non si nota la sua presenza.

Serie A 09/10 - 35ª - Napoli-Cagliari 0-0

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lunedì 19 aprile 2010

Un Pocho d'Europa

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Per un Napoli mentalmente in ordine, con la testa sulla partita, giocare contro una squadra come il Bari, specie in trasferta, poteva essere un'opportunità irripetibile sia per come si schiera in campo il Bari, sia per il loro approccio nel giocare sempre la palla.

Il mio timore, ma quello di tutti credo, Mazzarri per primo, era che, dopo la tremenda batosta di sabato scorso, gli azzurri mollassero la presa, un po' come avvenne, molto prima, lo scorso campionato.

Ma la squadra entra in campo ben concentrata, lo si vede già dai primi minuti dove, pur senza occasioni gol clamorose, Hamsik a parte, il Napoli stringe il Bari e costruisce sempre più gioco.

Gli errori di passaggio, però, da una parte e dall'altra, non mancano e ci vuole un'autentica perla del Pocho per dare dignità ad una partita fino a quel momento comunque modesta.

Il Napoli non crea molte occasioni al San Nicola, ma ne esce con una vittoria tutto sommato meritata tirando comunque pochissimo in porta. Dopo tanti punti persi per occasioni clamorose sprecate sotto porta, stavolta il Napoli sfrutta praticamente tutto in fase offensiva, con due gol pescati davvero quasi dal nulla.

Il Napoli ha tenuto bene tatticamente per alcune ben precise ragioni:
  • la "gabbia" intorno ad Alvarez, con Zuniga splendidamente supportato di volta in volta da Lvezzi, Gargano o Pazienza (vedi post delle pagelle);
  • la parità numerica a centrocampo, con finalmente Gargano e Pazienza a fronteggiare due soli avversari in mediana e addirittura beneficiando delle posizioni ben tenute sulle fasce da Zuniga e Campagnaro;
  • la presenza di Denis che ha permesso al Pocho di muoversi in profondità con quella tranquillità che, specie nelle partite con ampi spazi in trasferta, gli permettono di essere devastante.

Resta grande il rimpianto della partita casalinga col Parma, visti i risultati di oggi e la classifica. Certamente la vittoria di oggi è un passo avanti importantissimo quantomeno per l'Europa League e potrà esserlo ancora di più se la Roma non sbracherà in settimana a Udine e conquisterà la qualificazione alla finale di Coppa Italia.

A quel punto, diventando anche il settimo posto utile ai fini dell'Europa League, il Napoli, con 4 punti di vantaggio sul Genoa ottavo, vedrebbe aumentare le possibilità di accesso all'Europa.

Siamo sempre lì: se i ragazzi restano attenti e concentrati, l'Europa (League) è tranquillamente a portata di mano. Per l'altra Europa, quella della musichetta, siamo ai limiti del miracolo, visti gli incroci di scontri e motivazioni. Sarebbe un grande successo per gli azzurri, a questo punto della staagione, se riuscissimo a darci la grande occasione nell'ultima giornata a Marassi con la Samp.

Io non guarderei troppo tabelle e avversarie: per qualunque Europa vogliamo, di certo domenica dobbiamo battere il Cagliari...sennò ogni altro discorso sarebbe soltanto aria fritta e la musichetta europea un sogno infranto.

Quindi testa bassa e prendiamoci ancora un altro Pocho d'Europa, magari via Marek!!!

Le pagelle di Bari Napoli

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De Sanctis: 6.

Nessuna parata decisiva, buone parate a terra su conclusioni comunque poco pericolose da fuori area, abbastanza incolpevole sul gol, frutto di una incertezza di tutta la squadra in fase difensiva, rischia un paio di volte nel secondo tempo, una rischiando le gambe e una rischiando la mega papera su un alleggerimento ravvicinatissimo di Rinaudo.

Campagnaro: 6.

Certo non è Maggio, ma sono convinto che il suo futuro potrebbe essere in un ruolo a centrocampo, più che come centrale difensivo, visto che sulla mediana può sfruttare progressione, tempi di inserimento e prestanza fisica. Con caratteristiche totalmente diverse dal titolare, si fa sentire molto sulla fascia dando sostanza al leggero centrocampo azzurro e inventando, proprio con le sue doti fisiche, un'azione dal nulla, strappando palla sulla linea di fondo e mettendo un cross pericolosissimo al centro che Denis e compagni non sfruttano. Talvolta tende quasi ad avvicinarsi ai suoi compagni di mediana quasi a voler mettere ancora più fisico in mezzo al campo...e si sente!

Santacroce: 6.

Voto di incoraggiamento per una partita con luci e ombre, peraltro prevedibilissima data la sua lunghissima inattività e lo stato di emergenza assoluta della difesa. Fa rivedere le sue doti di anticipo, ma anche qualche suo difetto come ad esempio, sul 2 a o e partita in ghiaccio, regalare palla al proprio avversario in innocuo pressing e procurare una ammonizione e una punizione dal limite dell'area. Errori analoghi dei suoi compagni, lo ricordiamo, non più di una settimana fa ci sono costati una pesantissima sconfitta. Comunque forza Fabiano! Bentornato!

Rinaudo: 6,5.

Peccato per un piccolo-grande pasticcio con De Sanctis che quasi rischia di far prendere un gollonzo agli azzurri. Sbanda con la squadra soltanto tra il gol di Almiron e la successiva pericolosissima occasione creata sempre dal meiano barese. Comunque un degno sostituto di Cannavaro e, nel finale, tiene benissimo il possente Sforzini.

Grava: 7.

Tornato quasi "Gravatar", offre una prestazione di rabbia e riscatto dopo la pessima prova di sette giorni fa. Il miglioore della difesa e uno tra i migliori in campo!

Zuniga: 7,5.

Forse la sua miglior partita in azzurro, considerando che ha giocato come adattato ancora una volta contro un avversario pericolosissimo come Alvarez (che quest'anno ha fatto sedere tanti difensori, anche più celebrati del colombiano). In questo Mazzarri l'ha aiutato tatticamente moltissimo chiedendo a (e ottenendo da) Lavezzi, Gargano e Pazienza, a turno, di raddoppiare sull'ala barese che quasi mai ha trovato spunti pericolosi. In più vanta un tiro di poco alto sulla traversa, molto sostegno alla manovra offensiva e metà del secondo gol di Lavezzi sul quale il suo apporto è determinante.

Pazienza: 6,5.

Ordinato e intelligente come quasi sempre in questa stagione. Costretto a uscire per una brutta botta al naso, meglio delle ltime esibizioni, anche perchè, a differenza di sabato scorso, non era in inferiorità numerica.

Gargano: 6,5.

Inizia male e confusionario sugli standardi modesti degli ultimi tempi. Gioca troppo complicato, poi, da metà del primo tempo cresce tantissimo giocando semplice in fase di possesso e aiutando Zuniga contro il temibilissimo Alvarez. Questo è il Gargano che serve al Napoli!

Hamsik: 6.

Sempre un po' luci e ombre, a volte si assenta, a volte cuce il gioco azzurro con grande qualità. Manca un gol qasi fatto sparando su Gillet nel primo tempo.

Denis: 6,5.

Non segna, non viene assistito dal gioco della squadra, dà però alla squadra molto più di quanto riceve, con la sua intelligenza tattica, i suoi movimenti, i suoi appoggi e il suo fisico. Come ho scritto in uno dei miei ultimi post, avrei voluto vedere questa squadra con Denis sempre in campo davanti a Quagliarella e Lavezzi in un 4-2-3-1. E' un caso che il Pocho segna proprio oggi due gol?

Lavezzi: 9.

Un fattore assoluto oggi, in fase offensiva (e con un gol capolavoro) e in fase difensiva, ripiegando spesso in aiuto di Zuniga a marcare (sul serio, non per finta!) Alvarez. Le parole non servono, guardate le immagini e, se potete, riguardatevi tutta la partita per apprezzare l'incredibile lavoro difensivo fatto dal Pocho...e quei miei dubbi sui possibili "equilibri" di un 4-2-3-1 aumentano...con un Pocho che difende così!

Bogliacino: 6.

Entra in un momento delicatissimo e stavolta, a differenza di sabato scorso, fa un paio di cose importanti per "tenere" il risultato e il centrocampo. In progresso.

Dossena: 6.

Anche lui entra e si fa sentire, come Bogliacino. Cerca con la sua esperienza di tenere alta la squadra, lontano dalla porta azzurra, per far passare il tempo e allentare la pressione.

Mazzarri: 7.

Mette bene in campo un Napoli rimaneggiato. Prepara benissimo la "ragnatela difensiva" attorno ad Alvarez, mettendogli uno Zuniga che è quello che aveva il passo più simile a quello dell'onduregno, ma facendolo raddoppiare a turno da Lavezzi, Gargano e Pazienza. Un capolavoro riuscito anche perchè ben eseguito dai suoi in campo. Nell'emergenza ripropone Campagnaro sulla linea dei centrocampisti e lo invito seriamente a riflettere sul futuro di questo giocatore, considerando che, a mio avviso, Campagnaro non ha l'istinto del difensore e spesso non fa le diagonali in fase difensiva.

Bergonzi: 8.

Ogni volta che lo vedo mi piace come arbitra. Autorevolezza, uniformità nelle valutazioni dei falli e coerenza nella distribuzione dei cartellini, sempre vicino all'azione... alla fine quasi non ti accorgi che c'è. Forse il miglior arbitraggio visto quest'anno nelle partite del Napoli e uno dei migliori da quelli da me visti in generale nelle numerose partite di campionato che ho avuto la ventura di vedere.

domenica 18 aprile 2010

Serie A 09/10 - 34ª - Bari-Napoli 1-2

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Le ragioni di una sconfitta - 5ª (ultima?) puntata - Mazzarri, successi ...e fallimenti

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L'ultima puntata di quello che potremmo considerare un "pre-consuntivo" della stagione del Napoli, utile più che ad altro ad analizzare le "zone d'ombra" della stagione azzurra ancora in corso, riguarda i meriti e i demeriti di Mazzarri che senz'altro è partito con un handicap non indifferente, che senz'altro va ringraziato per aver rimesso in gioco la squadra ai livelli più alti del campionato, ma sul quale vanno fatti dei ragionamenti legati anche all'evoluzione strutturale tecnica e tattica della squadra per il prossimo anno.

Mazzarri ha senz'altro mantenuto alcune importantissime promesse fatte al suo arrivo: aveva promesso innanzitutto anima e certamente questa squadra ha (ri)scoperto un carattere che si era visto nei momenti più belli delle stagioni di Reja e nelle grandi e "grintose" vittorie di quel Napoli.

Nell'era Mazzarri raramente, va detto, il Napoli ha "bucato" mentalmente una partita: i classici in tal senso potrebbero essere quella (giustificata per i risultati e lo stress accumulato nelle prestazioni precedenti) a Catania, poi anche nelle altre partite in cui il Napoli è stato meno convincente nelle prestazioni in campo e/o nei risultati, magari ha gestito male alcune fasi, a volte purtroppo anche decisive (vedi Parma in casa, appunto), ma l'anima si è vista, l'impegno è sempre stato apprezzabile e rispetto al buio totale del girone di ritorno dello scorso anno, pur essendoci stato un calo di condizione e risultati anche nel ritorno di quest'anno, la squadra è sempre stata viva.

Valorizzazione? Anche qui Mazzarri ha fatto molto, ma direi soprattutto sui "gregari" della squadra. Sui big, purtroppo, (parlo di Lavezzi, Quagliarella e Hamsik) ha inciso meno di quanto tutti avremmo auspicato e sognato, ma sui "gregari", su alcuni in particolare, ha fatto un lavoro quasi eccezionale: Pazienza (da me inviso come giocatore, diventato invece un perno fondamentale di questa squadra), Grava (di cui già da qualche anno avevo intravisto potenzialità importanti ma mai davvero valorizzate), lo stesso Aronica, Cannavaro (che ha raggiunto con pochi e semplici accorgimenti tattici risultati di assoluta eccellenza).

E qui ecco la "linea di confine" tra luci e ombre del lavoro tattico di Mazzarri, i dubbi, le domande, le perplessità, che crescono se ripenso a quei (da quasi tutti credo dimenticati) passaggi della prima conferenza stampa napoletana del tecnico nella quale egli affermò che:

  • la difesa a 3 per lui non è un dogma e che l'ha usata più spesso in relazione alle rose fino ad allora avute a disposizione;
  • avrebbe cercato di adottare una serie di accorgimenti nella fase offensiva che avrebbero messo in condizione gli attaccanti azzurri (come già avvenuto in passato con i suoi attaccanti nelle squadre da lui allenate) di poter concludere a rete in condizioni di parità numerica rispetto ai difensori, e quindi con più spazi in area di rigore avversaria.

Su questi due punti, Mazzarri non ha a mio avviso mantenuto tutte le sue promesse. Certamente, per restare la tema "difesa a 3" abbiamo visto un miglioramento netto rispetto all'era Reja e a quella Donadoni, con due nomi su tutti, non a caso legati tra loro nel successo azzurro di quest'anno, ossia Grava e Cannavaro, laddove la velocità e la tenacia del primo hanno assicurato quel margine di sicurezza che Paolo non ha mi avuto in passato per tre ragioni:

  1. aveva compagni di reparto meno veloci, meno bravi tatticamente e meno aggressivi di Grava;
  2. aveva una peggiore copertura dai centrocampisti in fase difensiva;
  3. aveva la tendenza a tentare troppo spesso di uscire a cercare l'anticipo o il colpo ad effetto o lezioso, creando quei buchi centrali da cui spesso il Napoli prendeva gol.

Mazzarri ha sistemato a 3 la difesa in modo da liberare Paolo di alcune "incombenze", dandogli di volta in volta il compito o di marcare stretto la punta "di peso" della squadra avversaria o, in caso di punte veloci, di supportare gli altri due centrali, raddoppiando puntualmente e, spesso, uscendo palla al piede e trascinando l'entusiasmo dei tifosi azzurri.

Questo assetto, nella fase di risalita azzurra, è stato importantissimo per assicurare nuovi equilibri, più fiducia, più risultati, ma poi, complice la flessione azzurra e la maggior conoscenza tattica del Napoli da parte degli avversari, avrebbe a mio avviso richiesto una ulteriore evoluzione che è mancata e che rappresenta, nella luminosa parabola mazzarriana, un punto d'ombra.

E qui mi ricollego alla differenza da me notata tra la valorizzazione notevole di alcuni "gregari" e la mancata valorizzazione degli uomini di maggiore qualità della squadra.

Può essere, mi domando, il mancato salto di qualità degli uomini chiave azzurri legato proprio al modulo scelto da Mazzarri e mantenuto con ostinazione fino a oggi?

Il Napoli gioca con un 3-4-2-1 in cui tipicamente (infortuni o squalifiche a parte):

  • i tre in difesa sono Grava (centro destra), Cannavaro (centro), Campagnaro (centro sinistra);
  • i quattro in mezzo: Maggio (destra), Gargano e Pazienza (centro), Aronica o Zuniga (sinistra);
  • in attacco: Hamsik (tre quarti centro destra) Lavezzi e Quagliarella (alternati tra il ruolo di prima punta e tre quarti centro sinistra).

Pochi lo hanno notato,ma...avete mai fatto caso quanti (e quali) di questi giocano come adattati in un ruolo non loro?

Ve lo dico io: sono 4 su 10!

Uno tra Lavezzi e Quagliarella, Hamsik, Aronica (o Zuniga, quando gioca a sinistra), Campagnaro.

Non può essere questa una delle ragioni per cui i giocatori più "pregiati" non hanno fatto un salto di qualità paragonabile a quello dei gregari?

Ma il gioco si fa più intrigante se proviamo a buttar giù una squadra schierata con un modulo diverso (tipo 4-2-3-1) e con un Denis prima punta:

  • quattro in difesa: Maggio a destra, Cannavaro e Grava centrali, Campagnaro a sinistra (o Zuniga, o Aronica);
  • Pazienza e Gargano davanti alla difesa;
  • Hamsik un po' più avanti, ma pronto a ripegare a centrocampo tra Pazienza e Gargano in fase di non possesso;
  • Quagliarella defilato sulla tre quarti a sinistra, Lavezzi sulla tre quarti a destra, Denis prima punta.

Quanti "adattati" ci sarebbero in questa squadra? Soltanto uno! Campagnaro (o Zuniga o Aronica)!

Lavezzi giocherebbe in una posizione a lui consona, Quagliarella anche, Hamsik si troverebbe in un a posizione simile a quella in cui gioca (e rende benissimo) in nazionale slovacca e, partendo da più dietro, potrebbe sfruttare al meglio un'arma che è troppo spesso mancata nel Napoli di Mazzarri, ossia le sue capacità di incursione.

La presenza di Denis in mezzo darebbe benefici anche a Quagliarella e Lavezzi che si troverebbero in posizioni a loro congeniali e sfrutterebbero le capacità di Denis che, seppur non eccezionale come finalizzatore, tatticamente (e lo si è visto anche oggi a Bari) aprirebbe spazi importanti ai tre gioielli azzurri.

Mazzarri si è sempre giustificato a chi gli ha paventato questa ipotesi tattica che la squadra avrebbe avuto maggiori difficoltà in fase difensiva.

Non avremo mai la controprova, però è un dato oggettivo che abbiamo, tra le due ipotesi, un rapporto di giocatori "adattati" di ben 4 a 1!

Siamo sicuri che avere meno giocatori adattati, una punta centrale che apre spazi e opportunità ai 3 gioielli permettendo anche loro di giocare in posizioni per loro molto più naturali, avrebbe portato meno vantaggi e una minor copertura?

Io sono perplesso, voi no?

Le ragioni di una sconfitta - 4ª puntata - Le strategie di comunicazione

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Qualcuno mi saprebbe spiegare a chi ha giovato che Mazzarri, a botta calda, dopo la sconfitta col Parma, cominciasse una filippica sugli arbitri assurda perchè ci sarebbero stati ben altri modi e ragioni per farla, piuttosto che dopo un arbitraggio "medio" e certamente non scandaloso come quello di Romeo?

Io, fossi stata la società, avrei vietato la sala stampa a Mazzarri nel dopo partita!

E qualcuno mi saprebbe spiegare il senso della conferenza stampa bis di Mazzarri, a 48 ore di distanza, di lunedì, per giunta senza allenamenti previsti per la giornata, per venire a ribadire a mente "fredda" (???) gli stessi risibili concetti espressi il sabato sera?

Risibili non perchè non siano veri: sappiamo benissimo tutti cosa sono stati certi arbitraggi e quanto ci sono costati...senza allontanarvi troppo, potete leggere anche i miei post dei mesi scorsi sul tema.

Ma oggi no, caro Mazzarri! Oggi no, caro Napoli! Mettere in mezzo gli arbitri, a 5 giornate dalla fine, autorizzandoli in un certo senso anche a disporsi non proprio bene verso di noi nelle partite decisive della stagione, è stato un passo falso di una dabbenaggine assoluta!

E anche a mio avviso un puerile tentativo di mascherare la crisi di una squadra che nel girone di ritorno, pur offrendo, va detto, sempre prestazioni più che dignitose, ha raccolto, anche per molti propri demeriti e limiti tecnico tattici, molto meno rispetto alla prima fase dell'era Mazzarri.
E facendo ciò lei non aiuta, caro Mister, la squadra, perchè anzi rischia di de-responsabilizzare i giocatori dei suoi e dei loro errori tattici che, mi creda, nella partita col Parma, sono stati clamorosi e hanno a mio avviso originato una sconfitta dolorosissima per me (che infatti sto a casa malato in questi giorni!) , ma una sconfitta meritata!

E allora quand'è che questa società imparerà a comunicare verso l'ambiente del calcio e verso i tifosi?

La "guerra" la devi fare prima verso l'ambiente del calcio, dichiarando forte e chiaro i tuoi obiettivi e farlo sempre, in modo che tutti sanno chi è e cosa vuole il Napoli. Se un arbitro, tra due squadre, ti deve "tutelare" certo non lo fa con chi si pone in modo arrendevole rispetto agli obiettivi europei.

Perchè io, arbitro, ti devo tutelare se in fondo tu lasci intendere che dell'Europa non te ne frega poi tanto?

E perchè io, tifoso del Napoli, devo seguirti e spendere, tra l'altro in un periodo di grande crisi economica senza precedenti, in una città che non ha più tanti "ammortizzatori politico-sociali" che aveva nei ruggenti anni 80 di Ferlaino e di tutti i ministri e sottosegretari che affollavano il governo nazionale, senza sentirmi coinvolto in un obiettivo chiaro e avere anzi la sensazione che a te società la qualificazione in Europa sia vissuta quasi come un'angoscia?

Anche le strategie di comunicazione contano nei risultati! Tantissimo, nell'era della comunicazione globale e digitale. Com'è possibile che questa società debba regalarci ancora dei "teatrini" così ridicoli e poco lungimiranti?

A quando un Presidente e una società che saprà comunicare da autentica grande col "Palazzo" e con i propri tifosi?

Non vogliamo imbroglietti da calciopoli, ma fierezza, coerenza, chiarezza e dignità!

giovedì 15 aprile 2010

Omaggio a Raimondo Vianello

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Un uomo che ho sempre amato moltissimo, un grande uomo di spettacolo. Voglio ricordarlo in una "veste" (per modo di dire...) che mi fa riandare alla mia infanzia, in pieni anni '70.

Aspettavo sempre questa sigla finale (non mi ricordo il programma...) e ridevo a crepapelle!

E poi non mi perdevo una puntata del suo quiz, Zig Zag, negli anni '80, e "Pressing" negli anni '90.

Ti raggiunga il mio abbraccio, Raimondo, dovunque tu sia!



Le ragioni di una sconfitta - 3ª puntata - Obiettivi dichiarati e non

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In una grande organizzazione aziendale moderna, non è pensabile mantenere "produttivi" i dipendenti senza fissare obiettivi a breve, medio e lungo termine.

Ve lo dice uno che, magari immeritatamente, ci lavora da quasi 14 anni, non da ieri e che fa parte di quella che ormai è una vera e propria multinazionale delle telecomunicazioni.

Sarebbe impensabile, al nostro interno, mantenere certe motivazioni, certe performance e certi risultati sul mercato, senza avere consapevolezza sui nostri obiettivi aziendali.

Il Napoli quest'anno comincia benissimo: il Presidente, sulla famosa nave, all'inizio di agosto, dichiara apertamente e fermamente l'obiettivo europeo e il sottoscritto, a parte qualche perplessità sull'organico espressa a suo tempo (e ricordata nelle precedenti puntate di questa mini-inchiesta), ritiene che ci siano comunque discrete possibilità e che faccia soltanto che bene aver dichiarato chiaramente l'obiettivo stagionale, anche tenendo conto degli immani sforzi economici fatti, seppure con risultati molto discutibili, sul mercato estivo.

I pronostici di una stagione fallimentare per alcune delle favorite sulla carta (citavo Roma, Fiorentina e Milan) sembrano "ritorcersi" proprio contro il Napoli, ma, anche qui, non si tratta di sfortune o cornacchie, ma del risultato di una gestione tecnico-societaria a dir poco disastrosa.

Il Presidente, certamente responsabile di questa gestione, da persona di buon senso vira prima che sia troppo tardi, liquidando Marino e Donadoni e affidandosi a Mazzarri, Bigon e soprattutto ...a se stesso.

La stagione sembra compromessa: il Napoli naviga in cattive acque e Mazzarri, all'inizio giustamente, mantiene un profilo basso in termini di obiettivi stagionali, puntando, in modo a mio avviso intelligente, a obiettivi di breve e medio termine (riassetto tattico, anima, gioco, motivazioni).

Quando ormai la tendenza è chiaramente invertita e il Napoli si va a posizionare stabilmente nelle parti nobili della classifica, qui, a mio avviso, società e tecnico cominciano a sbagliare: il Presidente una volta parla di Europa, la volta dopo no, poi ancora sì, poi "Sì, ma la Champions...", poi ancora "Sì, ma l'Europa Leugue...".

Il tecnico dice: "Io ho promesso solo il massimo, perchè la squadra non l'ho costruita io e già sta facendo miracoli!".

E' qui vedo uno dei punti chiave della flessione azzurra (non l'unico chiaramente). Una volta invertita chiaramente la tendenza e raddrizzata la stagione, società e tecnico avrebbero dovuto dichiarare in modo granitico e senza "Sì, ma..." le proprie ambizioni europee, ragionando più o meno così: "Come annunciato ad inizio anno l'obiettivo del Napoli è l'Europa. Viste le particolari condizioni di classifica, chiaramente cercheremo anche di lottare per la competizione più prestigiosa".

Queste continue contraddizioni hanno portato, a mio avviso, riflessi negativi:
  • A) sulla squadra, a un certo punto deresponsabilizzata dagli obiettivi stagionali;
  • B) sul rapporto con gli arbitri e il Palazzo, perchè se ci sono squadre con ambizioni dichiarate e buoni rapporti politici, è chiaro che c'è come minimo una "sudditanza" o comunque un "occhio di favore" a scapito del Napoli (che dichiara ingenuamente di non sapere neanche lui cosa vuole);
  • C) sul rapporto con la tifoseria che, a mio avviso, giustamente viene assalita dal dubbio che il Napoli non voglia davvero lottare per l'Europa (alla faccia degli odiosi Raio che "sputano" epiteti contro i tifosi) e che quindi, complice anche la drammatica crisi economica, tendono a "misurare" gli acquisti dei non certo economici ingressi allo stadio.

Caro Presidente, prima di parlare (e di far parlare), rifletta bene su quello che lei e i suoi tesserati dicono durante la stagione, perchè, purtroppo, anche certe parole hanno un peso. Sono sicuro che se la società fosse coerente nel dichiarare i suoi obiettivi e si sforzasse, con quella originalità e competenza propria di squadre con risorse anche inferiori a quelle del Napoli, di arricchire il proprio organico, anzichè depauperarlo, i tifosi riempirebbero lo stadio tutte le domeniche, per spingere la squadra verso il massimo traguardo possibile.

Se lei parla di progetto, pianificazione, crescita, programmazione, non si può prescindere dal dichiarare ogni anno in modo chiaro i propri obiettivi.

E qui veniamo al punto nodale, a quella domanda che, specchio dei tifosi azzurri, spesso Fedele pone pubblicamente: "Ma il Napoli da grande vuol fare il Napoli o vuol fare l'Udinese?"

Perchè se il Napoli vuol fare l'Udinese, caro Presidente, Napoli la seguirà sempre di meno...glielo dico da adesso! I tifosi azzurri hanno bisogno di sentirsi parte di un progetto veramente grande e adesso, mio caro Aurelio, molti si sentono tifosi di una squadra ancora molto piccola...

...riconoscendole comunque tutto quello che di buono ha fatto Lei per questa società e questa città negli ultimi anni e le soddisfazioni e le gioie che ci ha fatto vivere!

Prevenuto su Donadoni?

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Leggo la clamorosa notizia: "Donadoni (virgola), candidato alla panchina, (virgola), russa!

Sarà che ho un po' di febbre che mi perseguita da qualche giorno (vedi gli effetti che fa una sconfitta del Napoli?), ma comincio a ragionare (???): ma come??? L'ex mister azzurro che fa? Può tornare su una panchina e si addormenta??? Come faceva quando stava sulla panchina del Napoli!!!

E poi mi sono domandato: sì, ma quale panchina??? Non si capisce!

Prendo un' aspirina e rileggo la notizia!

Non vedo più le virgole e adesso, senza virgole da vaneggiamento febbre, la notizia è chiara!
Donadoni candidato alla panchina russa!

Mah, mi domando, a parte la febbre, non è che sono un po' prevenuto verso il personaggio in questione, dopo gli "entusiasmanti" pisolini domenicali di epoca donadoniana?

martedì 13 aprile 2010

Le ragioni di una sconfitta - 2ª puntata - Il (non) mercato di gennaio

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A dicembre, e più ancora a gennaio, era a tutti già chiaro (credo) che quest'anno si sarebbe potuta realizzare una occasione più unica che rara.

Già quest'estate in verità avevo espresso dubbi, per varie ragioni, sulla possibile tenuta di tutte le "grandi", paventando la possibilità che una o più di loro (mi riferivo in particolare a Milan, Roma e Fiorentina) potesse sbagliare la stagione e lasciare uno o più posti liberi per la zona Champions.

Il Milan alla fine ha tenuto per il notevole rendimento di Ronaldinho e, a corrente alternata, di altri suoi giocatori di grande classe (in particolare Seedorf e Borriello) e, forse più di chiunque altra, ha beneficiato degli infiniti errori arbitrali.

La Fiorentina è stata condizionata nel rendimento finchè è rimasta in Champions.

Sembrava che la Roma pure dovesse rimanere fuori ma tra ottobre e novembre comincia ad emergere chiaramente che la Roma, con Ranieri, punta finalmente verso le zone alte della classifica ma anche che la Juve, sicura terza fino a fine ottobre, mostra crepe inquietanti che proprio il Napoli di Mazzarri svela per la prima volta in modo impietoso (e siamo al 31 ottobre).

In questo periodo, il Napoli attraversa un'autentica rivoluzione societaria e tecnica con l'allontanamento di Marino e Donadoni e l'arrivo di Bigon e Mazzarri: sul piano tecnico la svolta dà subito grandi e immediati risultati che spingono nel giro di poche settimane il Napoli dalla bassa classifica ai margini della zona Champions.

E qui una società più pronta, esperta e lungimirante avrebbe compreso quello che molta parte dei tifosi e della critica stavano vedendo: i valori in alto, dal terzo, quarto posto in giù, erano straordinariamente livellati e persino una squadra come il Napoli, pur rigenerato tatticamente e psicologicamente da Mazzarri, ma con oggettive lacune di organico, con qualche correttivo avrebbe potuto coltivare ambizioni europee fino alla fine del torneo.

Da questa estate utilizzavo la metafora della compagnia teatrale che, se dotata di ottimi attori, ti permette di offrire uno spettacolo sempre all'altezza per tutta la durata della tournèe, ma se mancante in qualche ruolo, ti poteva offrire spettacoli anche gradevoli, ma , alla lunga, non sempre al massimo livello.

E utilizzavo anche la metafora del ciclista di medio livello che, al Giro o al Tour, riesce ad essere in lotta per la maglia rosa (o gialla) nelle prime due settimane, salvo poi puntualmente crollare nella terza e decisiva settimana.

Insomma, anche se le cose stavano andando benissimo, la mia pluridecennale esperienza di appassionato di sport (e non solo di calcio) mi faceva pensare a quegli atleti e a quelle squadre che, in ogni sport, offrono prestazioni sempre al limite delle proprie possibilità e ricordando quante volte il campo presenta un conto salato a chi va oltre le proprie possibilità e non è attrezzato per "tenere" sino alla fine.

Quante volte ho visto, nelle maratone, ai mondiali o alle olimpiadi, atleti correre con sicurezza fino ai 30-35 chilometri e poi cedere di schianto per la fatica!

Quante volte nei Giri o nei Tour ho visto maglie rosa o gialle che, dopo aver dominato magari le prime due settimane, trovano il giorno della crisi e si ritirano o beccano 30-40 minuti di distacco in una sola tappa, dando addio ai sogni di vittoria!

Quante volte ho visto crolli clamorosi e incredibili rush finali nei lunghissimi ed equilibratissimi tornei a 20 squadre di serie B che Ezio Luzzi seguiva negli anni 80 per Tutto il Calcio...mentre la serie A con 30 partite sembrava una gara di mezzofondo, la serie B, infinita, interminabile, offriva sempre sorprese clamorose nelle ultime giornate, come la più terribile delle maratone!

A tutto questo pensavo tra novembre e dicembre...e lo scrivevo pure su questo blog, temendo che una rosa non completa e non omogenea come la nostra potesse manifestare alla lunga le proprie lacune e i propri limiti.

Ecco perchè auspicavo qualche intervento intelligente a gennaio.

Leggete cosa scrivevo lunedì 18 gennaio all'indomani dello 0 a 0 interno col Palermo:

"Rimane in me la perplessità, a fronte della classifica che il Napoli sta mantenendo, che, mentre in difesa, più o meno, numericamente potremmo andar bene fino a fine campionato (ma speriamo che Santacroce rientri presto), mentre a centrocampo siamo contati (ma qui potrebbe accadere qualcosa di interessante entro fine gennaio), vedo un problema serio in attacco dove, bloccatosi Hamsik in fase realizzativa, o lo slovacco ritrova la via del gol con continuità, oppure rischiamo di fare una fatica enorme, a fronte di squalifiche, infortuni o partite "chiuse" come quella di stasera, a trovare la via della rete."

Confesso di non sopportare gente come (faccio nomi e cognomi) Vittorio Raio e Carlo Alvino, quando vogliono fare la parte degli ottimisti o degli oltranzisti a tutti i costi.

Il primo ogni tanto ha la odiosa abitudine di appellare quelli che non la pensano come lui come (testualmente) "idioti" (a Radio Marte uno degli ultimi lunedì di marzo) o come "imbecilli" (il sabato prima di Pasqua a "Tifosi" su Canale 34...e a tal proposito ringrazio Number Two che ieri ha avuto il coraggio di scusarsi pubblicamente a nome di Raio per l'epiteto in questione).

Il secondo, Alvino, che io apprezzo quando esulta per i gol e le vittorie azzurre (e che ospito volentieri sul mio blog), mi fa letteralmente andare in bestia quando straccia la sua tessera di giornalista che dovrebbe cercare di analizzare i fatti e comincia a parlare di uccellacci, cornacchie e simili.

Sia ben chiaro che se io scrivo certe cose ed esprimo certi timori, non mi annovero (e non voglio essere annoverato) tra gli imbecilli, tra gli idioti, tra le cornacchie! Sono un tifoso appassionatissimo come e più degli Alvino e dei Raio (tanto più che io ci spendo solo per il Napoli e non ci guadagno un euro!) e nel contempo sono anche uno che studia, osserva, riflette, confronta quello che osserva oggi con analoghe esperienze del passato, sempre cercando di essere, nonostante il tifo, una persona intellettualmente onesta!

E non per questo mi reputo meno tifoso!

Ecco perchè a volte, nel bene e nel male, ci azzecco! Non perchè sono un mago o uno iettatore, ma solo perchè cerco di osservare sempre con attenzione la realtà, fin nei minimi dettagli, se possibile e confrontarla con una esperienza di appassionato di sport ormai ultratrentennale.

Ecco perchè a gennaio mi arrabbiavo quando sentivo argomentare dalla società che "tanto è inutile che prendiamo qualcuno, perchè, essendo quarti, dovremmo prendere giocatori solo da squadre più forti delle nostre, che ci precedono in classifica".

Così si sono espressi il Presidente, Bigon e lo stesso Mazzarri, argomentando delle autentiche "bestialità"!

Noi che facevamo (e facciamo) così fatica in zona gol, vogliamo parlare di uno come Crespo, passato dal Genoa al Parma e che sabato sera ha letteralmente "spaccato" il Napoli e la partita?

Eh, ma dovevamo rispettare il tetto ingaggi e gli equilibri dello spogliatoio...e allora, mi dite come mai uno come Maxi Lopez sia arrivato A GENNAIO a Catania (che non mi risulta sia il Manchester, il Barca o l'Inter?).

Fonti ben informate della società catanese mi hanno confermato che i 7 gol dell'attaccante catanese sono costati un cartellino di nemmeno 4 milioni di euro!

Ma è ovvio che se in società non hai uno con la competenza e l'abilità di Lomonaco (che per giunta è un nostro conterraneo), non puoi mai nemmeno pensare di realizzare un colpo così!

Voglio dire! Non è che pretendessi la rifondazione del Napoli a gennaio. So benissimo che il mercato di gennaio può essere dispendioso, insidioso e che (vedi Dossena) può lasciarti con rinforzi solo sulla carta.

Ma il Napoli aveva solo bisogno di alternative, specie a centrocampo (per far rifiatare i sempre presenti Pazienza e Gargano) e in attacco (dove, come ho dimostrato, era chiaro il deficit offensivo). Non si chiedeva e non si pretendeva di rifare la squadra a gennaio...solo uno stupido avrebbe potuto chiedere questo!

Era così difficile da capire e realizzare tutto questo?

La sconfitta di Parma e la flessione degli ultimi due mesi si spiegano anche così...ma è possibile che quello che a me appariva chiaro già prima di Natale, a De Laurentis, Bigon e Mazzarri non era chiaro?

Io sarei felicissimo di festeggiare almeno l'Europa League, ho una bellissima maglietta ufficiale degli azzurri, acquistata proprio sabato, con cui sarei felice di festeggiare questo traguardo... Ma se così malauguratamente non dovesse essere, ricordiamoci, oltre che della scorsa estate, anche dell'ottusaggine mostrata dalla società a gennaio.

Speriamo bene! Intanto forza Napoli!!!

lunedì 12 aprile 2010

Le ragioni di una sconfitta - 1ª puntata - Il mercato estivo

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Dal mio blog, 2 settembre 2009, a mercato appena chiuso:

"Il Napoli quest'anno per sperare di entrare nelle prime 6 (cioè in Europa) deve almeno:

  1. segnare tra i 50 e i 60 gol;
  2. subire meno gol dello scorso anno (30-35);
  3. avere maggiore continuità di risultati, in particolare nei mesi invernali (dicembre-marzo);
  4. avere un contributo importante dalla panchina, sia in termini di gol che di gioco."

A 5 giornate dalla fine:

  1. i gol segnati sono appena 44: possiamo arrivare anche a 50, ma dubito che ne faremo 16 nelle prossime 5;
  2. i gol subiti sono già 40 (ben più dei 30-35 che avremmo dovuto subire);
  3. la continuità di risultati c'è stata a dicembre e a gennaio, ma è venuta meno da febbraio in poi;
  4. la panchina ha pesato sempre meno, sia in termini di gol che di gioco (vedi Denis).

Cliccando qui, potete leggere il testo integrale di quel post, potete vedere quante delle mie "profezie" e dei miei "pronostici" si stanno avverando e quali erano le (prevedibili) perplessità legate ad un mercato estivo condotto in modo a dir poco discutibile dalla triade "da incubo" De Laurentiis-Marino-Donadoni.

In quella sede nascono alcuni degli equivoci tecnico-tattici ampiamente preannunciati di questa stagione, dove a fronte di una spesa di ben 50 milioni di euro, vengono coperti male alcuni ruoli (vedi Cigarini) o non vengono coperti affatto.

In quella sede inizia quella rincorsa affannosa alla quadratura di un cerchio per il quale ci vorrà l'avvento di Mazzarri per cavarne qualcosa di buono, ma con quella fatica che all'arrivo della primavera ha presentato puntualmente il suo conto, come temevo.

Chiudo con alcune considerazioni scritte ancora prima, il 26 giugno dello scorso anno, a mercato in pieno svolgimento:

"...si prospetta una squadra fisicamente molto forte sulle fasce e in difesa, ma un po' leggerina a centrocampo e in attacco. Credo che anche Marino lo sappia e stia cercando di lavorare in tal senso. Credo non sia facile perché i migliori centrocampisti e attaccanti di peso sono in (o cercano) squadre che giocano in Champions. Certo se Marino riuscisse a colmare anche questa lacuna, le prospettive per il prossimo anno potrebbero essere straordinarie!

Donandoni deve ora dimostrare cosa veramente sa fare: nonostante l'eccellente mercato avrà due (tre?) grossi problemi... L'amalgama, il modulo...(e Lavezzi)!

L'amalgama, perché l'impianto della squadra sarà completamente diverso, il modulo perché saranno molte le possibili opzioni a disposizione del tecnico (dal 4-3-3 al 3-4-3 al 4-4-2 al 3-5-2) e Donadoni dovrà capire quale possa essere quello più adatto in base anche agli avversari di turno...e Lavezzi, sia per questioni caratteriali che, non dimentichiamolo, tattiche, vista la sua tendenziale anarchia tattica."

Direi che a parte il primo punto, su cui Mazzarri ha lavorato splendidamente, gli altri due nodi di cui parlavo a giugno continuano a non produrre purtroppo soddisfacenti risultati, come vedremo meglio nelle prossime puntate di questa "mini-inchiesta".

Nella prossima puntata tratteremo i nodi della (mancata) campagna acquisti di gennaio...e di un certo Maxi Lopez, atterrato a Catania per...indovinate un po'?

domenica 11 aprile 2010

Le ragioni di una sconfitta

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Il Napoli, nel bene e nel male, padrone del suo destino. L'Europa, almeno quella "minore" in teoria non sarebbe ancora persa. La concorrenza è ovviamente più numerosa, adesso, ma se la squadra, il tecnico e la società riuscissero ad assorbire la tremenda botta di ieri sera, il Napoli potrebbe ancora farcela puntando sul sesto posto occupato da una Juve mai così indecente da oltre 15 anni a questa parte.

La chiave di tutto è questa: come reagirà il Napoli alla sconfitta di ieri? Mollerà totalmente o riuscirà a risorgere con una squadra per giunta molto rimaneggiata?

Questa risposta potrà darcela soltanto il campo, non azzardo ipotesi perchè sprecherei soltanto parole. Voglio invece approfondire le ragioni di una di quelle sconfitte che, come quella di ieri, non sono fini a se stesse, ma sono il segno, la prova di ciò che non ha funzionato in questa pur a tratti meravigliosa e straodinaria stagione.

I punti controversi sono, più o meno questi:
  1. la dispendiosa campagna acquisti estiva senza un chiaro e coerente progetto tattico;
  2. la mancata campagna di gennaio;
  3. gli obiettivi annuali dichiarati (dalla società) e non dichiarati (dal nuovo tecnico);
  4. la diffidenza dei tifosi rispetto al comportamento contraddittorio nelle dichiarazioni di società e allenatore (i tifosi di oggi non sono più gli 80000 che tutte le domeniche ai tempi di Ferlaino affollavano comunque lo stadio);
  5. le strategie di comunicazione nei momenti più delicati (come ieri);
  6. i successi di Mazzarri (ridare anima al gruppo), le promesse mancate (la mancata valorizzazione degli uomini chiave), gli insuccessi con i fallimenti tattici (troppi uomini fuori ruolo, sempre lo stesso modulo quando aveva promesso alternative tattiche, poco coraggio nel rischiare, poca capacità di ribaltare sul piano tattico certe partite) e comportamentali, suoi e di qualche suo giocatore (specie Quagliarella e, per certi aspetti, le ammonizioni da esultanza, lo stesso Lavezzi).

Nei prossimi giorni svilupperemo ognuno di questi punti, riprendendo, purtroppo, anche concetti e situazioni che avevamo già previsto nei mesi scorsi e scritto nero su bianco su questo blog.

Seguiteci...ma sempre forza Napoli! Io ci credo ancora, ma il Napoli?

sabato 10 aprile 2010

Serie A 09/10 - 33ª - Napoli-Parma 2-3

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E se vuoi sbizzarrirti con le statistiche, vai su www.football.it.

Signori, il conto!

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E ora? Il sogno Champions sembra davvero finito, ma riuscirà il Napoli, dopo la batosta di stasera, a "tenere" una posizione utile per la Europe League?

Il campionato presenta stasera crudelmente il conto di un torneo lunghissimo che, come cercavo di argomentare già a dicembre, si accanisce contro le squadre meno attrezzate in termini di qualità e soluzioni alternative.

Mentre persino il neopromosso Parma (!!!) può tranquillamente giostrare tra i vari Biabiani, Bojinov, Crespo e capovolgere la partita "pescando" Castellini dalla sua panchina e ribaltando totalmente il quadro tattico della partita, il Napoli è costretto a lanciare nella mischia Hoffer (!!!) e il "barbuto" e impolveratissimo Bogliacino.

Perde la testa Quagliarella sul 2 a 2, nel momento forse decisivo della stagione per continuare a cullare il sogno Champions, con il Napoli che sta tenendo per i capelli una partita e una stagione che sul gol di Lucarelli sembrava perduta.

Perde la testa Mazzarri, che svela così quanto tenesse e credesse al sogno Champions (altrimenti perchè arrabbiarsi così di fronte ad un arbitraggio a mio avviso per nulla scandaloso rispetto a certe altre cose viste quest'anno).

Crollano mentalmente e fisicamente alcuni giocatori chiave su cui il Napoli quest'anno ha costruito le sue fortune come Pazienza (che molla Antonelli sull'azione dell' 1 a 1), Lavezzi (vedi pagelle), Aronica (al rientro dopo lunga assenza).

Oggi si vede che significa la mancanza di due, tre giocatori chiave in termini di esperienza e carisma in mezzo al campo e davanti che aiutino a gestire quel momento determinante in cui, avuta la fortuna di passare subito in vantaggio, il Napoli avrebbe dovuto chiudere la partita. E invece, tanto per fare un esempio, il Napoli, in 7 contro 4 su calcio d'angolo, concede lo spazio a Lucarelli per mirare, senza nemmeno saltare, verso la porta azzurra!

Oggi si è avverato quanto lo stesso Mazzarri aveva temuto in settimana, ossia l'inesperienza di molti a lottare per certi traguardi, un timore che io avevo espresso non oggi, ma già a dicembre, prima che si aprisse il mercato di gennaio.

Seguo il calcio da oltre 30 anni, e quando ero piccolo, e il campionato di serie A era di "sole" 30 giornate, ricordo quegli interminabili tornei a 38 partite di serie B che sembravano non finire mai e che nelle ultime 8 partite vedevano crolli e sorprese tardo primaverili.

Ecco perchè sono arrabbiato e deluso! Perdere ci può stare, d'accordo! Ma anche un "dilettante" come me conosce le insidie e le dinamiche di un torneo che inizia ad agosto e finisce a maggio dopo 38 giornate, Possibile che dei "professionisti" che sono nel calcio da anni dimentichino o sottovalutino certe insidie?

Oggi si è visto in campo che significa spingere così a lungo oltre le proprie possibilità fisiche, tecniche e mentali. C'è un momento in cui, in un campionato, in un Giro d'Italia o in un Tour, in una maratona, il campo ti presenta il conto e ti fa capire chi può vincere e chi deve fermarsi, perchè oltre non ne ha.

E' un po' come quando, dopo tante buone pietanze gustate in un ottimo ristorante, arriva il cameriere che ti presenta il conto...e se non hai il portafoglio ben gonfio, sono guai!

Ecco: oggi il campionato ha presentato al Napoli il conto di un pranzo consumato a di sopra delle sue possibilità...e ora? Il sogno Champions sembra davvero finito, ma riuscirà il Napoli, dopo la batosta di stasera, a "tenere" una posizione utile per la Europe League?

Le pagelle di Napoli Parma

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26 De Sanctis: 6. Imbarazzante valutare un portiere che prende 3 gol, cercando sempre di essere attento nelle uscite. Mi sembra uno dei meno colpevoli della sconfitta.

16 Zuniga: 6. Finalmente a destra, cerca di spingere sempre in modo puntuale e a volte mette palloni in area con i tempi giusti (vedi 2 a 2). Sicuramente più a suo agio nel suo ruolo naturale, ma lascia troppo spazi dal suo lato nel secondo tempo a Castellini e Antonelli, che fanno sfracelli.

14 Campagnaro: 5. Alterna cose buone, specie tentando di trascinare la squadra nei momenti di difficoltà, a errori difensivi che agevolano la vittoria dei ducali. Non sa fare le diagonali, ritengo che sarebbe un ottimo mediano o esterno a centrocampo, ma come centrale prima lo togliamo da lì e meglio è!

2 Grava: 5,5. Un Grava così impreciso e disattento forse non lo avevo mai visto, certamente non quest'anno. Tante sbavature, sia in fase difensiva che in fase di appoggio.

28 Cannavaro: 5,5. Cerca di tenere in piedi la difesa azzurra ma soffre tantissimo sia contro Biabiani che contro Crespo. Ammonito e diffidato, salterà la trasferta di Bari.

11 Aronica: 5. Vedi Cannavaro per l'ammonizione. Cerca di offrire il solito equilibrio, ma dopo tanta inattività si nota una certa difficoltà a tenere il ritmo della partita e collabora con Campagnaro a smarrire gli equilibri difensivi sul lato sinistro azzurro, specie nel secondo tempo.

23 Gargano: 6. Pur con tanti errori fa il possibile e a volte l'impossibile, in fase difensiva e nel riproporre l'azione. Oggi il Napoli avrebbe avuto bisogno in mezzo al campo di uno come lui, ma con più qualità. Un simbolo, nel bene e nel male, di questa squadra.

5 Pazienza: 5,5. Buon primo tempo, in calo nella ripresa...e si spegne la luce.

17 Hamsik: 6. Ancora un gran gol, un discreto impegno...ma contribuisce alla leziosità della manovra azzurra. E' fuori ruolo!

7 Lavezzi: 5. Inizia con un grande assist, poi più passa il tempo e più il suo apporto alla squadra diventa involuto e confusionario. Continuo a vederlo fisicamente meno brillante e più affaticato che in passato.

27 Quagliarella: 4. Romeo può aver sbagliato quanto si vuole ma Fabio, che già sapeva di essere diffidato, sarebbe dovuto essere mooolto più attento! Un erore comportamentale gravissimo che vanifica un grande inizio partita. Ma anche lui, nonostante un gol e un assist, sparisce man mano come il Pocho e questa è una delle vere ragioni della sconfitta. Sia chiaro! Non lo considero un capro espiatorio, ma lui che è uno dei simboli della squadra avrebbe dovuto tenere i nervi più che saldi in un momento chiave della stagione azzurra.

18 Bogliacino: 5,5. Tre dita di polvere, buttato in campo per disperazione. Non giocava da una vita. Che si pretendeva da lui? Che salvasse ancora una volta il Napoli?

21 Cigarini: 6. Prova a dare qualità, ma ormai in campo c'era troppa confusione e lui non è riuscito a fare più di tanto.

9 Hoffer: s.v. Un paio di buoni appoggi, ma per lui vale il discorso di Bogliacino, con ancora meno minuti a disposizione per incidere.

All. Mazzarri: 4. Guidolin ha strabattuto tatticamente il nostro mister. Nel primo tempo il Napoli si trovava in una situazione tattica tutto sommato favorevole, con Zuniga alto che teneva basso Antonelli e il Parma che usciva con fatica. Nel secondo tempo Guidolin rivoluziona il modulo passando a un 4-4-2 con Castellini e Antonelli che capovolgono la situazione tattica...e Mazzarri non escogita nulla per ribaltare la situazione in quella e in altre zone nel campo. Nel finale perde la testa assieme a tutta la squadra. Il campionato gli presenta il conto per le "non scelte" fatte a gennaio, sia in entrata che in uscita (la famosa rosa di 18 giocatori in un campionato di 38 giornate che ha bisogno di rose comunque ampie, considerati infortuni e squalifiche, come già denunciavamo a dicembre).

Arbitro: Romeo: 6,5. Fino all'episodio di Quagliarella mi era tutto sommato piaciuto, con una a mio avviso abbastanza equa distribuzione dei cartellini. Va detto con onestà che Fabio (più esperto come calciatore di alto livello) non ha fatto nulla per aiutarlo. Per il resto non ho visto una particolare "ostilità" verso il Napoli che deve piangere la sconfitta per le proprie colpe e i propri limiti di organico e di qualità. In fin dei conti, vista la "sceneggiata" vergognosa di Fabio, non posso penalizzarlo, considerando che ha arbitrato con precisione e, cosa rara, con uniformità da una parte e dall'altra. Le proteste di Mazzarri, proprio oggi, sono vergognose, ingiustificate e inqualificabili.

martedì 6 aprile 2010

Calciopoli: teniamo la guardia alta!

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L'unico giornale (o uno dei pochi) che davvero fa il suo mestiere di presentare i fatti anche nel martoriato mondo del calcio e' IL FATTO QUOTIDIANO che nel numero di domenica 4 aprile riporta un articolo di Marco Travaglio dove si rileggono nomi, alcuni dei quali, purtroppo, ancora oggi "allietano" le nostre domeniche.

All'epoca, quando qualcuno un po' piu' coraggioso (mi verrebbero in mente un paio di nomi) cercava di far capire che qualcosa (o molto) era marcio, veniva letteralmente aggredito da una "canea" di anime belle, conformisti o peggio che ci convincevano che questo mondo era piu' pulito di un bucato appena uscito dalla lavatrice.

Strano considerando che la corruzione dei costumi e' (ed e' sempre stata) ovunque, Vaticano compreso, per cui non si vede cosa dovrebbe avere di diverso un mondo, come quello del calcio, fatto di uomini e sommerso di soldi che girano: la corruzione anche qui e' umana, fisiologica e sempre in agguato.

E finiamola con quelli che piagnucolano: "Ma se e' cosi' allora che senso ha appassionarsi al calcio?". Io dico e rispondo vigorosamente: "Ha lo stesso senso che ci spinge (o ci dovrebbe spingere) a tenere la guardia alta e denunciare la corruzione che corrode la linfa del nostro vivere civile."

Credo che il compito del nuovo tifoso, del tifoso di questo nuovo secolo, sia "tenere la guardia alta", "tenere gli occhi aperti" e pretendere che lo stesso atteggiamento sia tenuto dal giornalismo e dalla critica sportiva. La corruzione non e' eliminabile per sempre, le tentazioni di "giocare sporco", come nella vita di tutti i giorni, sono e saranno sempre in agguato. Il nostro compito di tifosi deve essere quello di vigilare e denunciare e di zittire quelli che ormai, stupidi o, peggio, interessati, ci invitano come suorine a credere nel puro e vergine buon Dio Pallone.

Ma finche' il calcio sara' materia umana, soffrira' sempre della corruzione tipica del genere umano e anche qui ci si dovra' sempre schierare dalla parte giusta e combattere corruzione e ingiustizie!

E il mio blog, nel mio piccolo, questo fara'...senza sconti!!!

E ora vi lascio all'articolo di Travaglio...leggete e ...indignatevi!!!
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MOGGIOPOLI - MORATTI AL TELEFONO NON CAMBIA NULLA di Marco Travaglio

Le intercettazioni di Massimo Moratti e altri dirigenti dell’Inter rese note dalla difesa di Luciano Moggi sono senz’altro indice di un diffuso malcostume. E dunque è un bene che siano state pubblicate. Ma dal punto di vista penale non modificano di una virgola l’esito del processo in corso a Napoli, che ipotizza un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa sportiva per alterare risultati di partite ed esitidicampionati. E la disdicevole dimestichezza dei dirigenti nerazzurri con il mondo arbitrale, per quello che è emerso, non configura alcuna notizia di reato, dunque bene han fatto i magistrati di Napoli a escluderla dal processo. Solo un’informazione smemorata e superficiale può metterle sullo stesso piano dei gravissimi fatti emersi a carico delle dirigenze della Juventus, del Milan, della Fiorentina e della Lazio.

MOGGI E LA CUPOLA. Il processo in corso a Napoli si basa sulle intercettazioni disposte dalle Procure di Torino (che poi ha archiviato il procedimento) e di Napoli fra l’estate del 2004 e quella del 2005. Il mattatore assoluto è l’allora direttore generale della Juve,Moggi,che secondo l’accusa sedeva al vertice di una «cupola» in grado di condizionare partite, campionati, arbitraggi, calciomercato, organi di controllo, stampa, tv e persino ampisettoridelmondopoliticoedelle forze dell’ordine. C’è il controllo militare sui designatori arbitrali Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo. Ci sono le istituzioni, dalla Figc all’Uefa, piegate a interessi di parte: per sistemare gli amici e soprattutto per avere arbitri malleabili, in campionato e in Champions League. E ci sonoaddirittura le riunioni in casa di Antonio Giraudo, amministratore delegato della Juventus, con Lucianone e i due designatori. Poi c’è la «Gea World», una società che «gestisce» centinaia tra calciatori, allenatori e dirigenti e fa capo a un’agguerrita pattuglia di «figli di papà»: Alessandro Moggi, Chiara Geronzi, Giuseppe De Mita, Francesca Tanzi, Andrea Cragnotti, Davide Lippi. Secondo gli investigatori, sarà proprio grazie a questo colossale conflitto d’interessi che il presidente della Roma Franco Sensi, inizialmente riottoso al sistema Moggi, ma indebitato fino al collo con la sua Italpetroli nei confronti di Capitalia (allora presieduta da Cesare Geronzi), sarà indotto a cedere la guida del club alla figlia Rosella, ben presto risucchiata nell’orbita geronzian-moggiana; e a sacrificare uno strenuo oppositore della «cupola», il direttore sportivo Franco Baldini. Moggi viene intercettato a Torino, nel precampionato, mentre sceglie gli arbitri preferiti per le partite della Juventus: i due designatori prendono nota e obbediscono. Il dg bianconero è in grado d’influire sulle loro carriere, e su quelle dei fischietti, non solo intervenendo sui dirigenti del calcio, ma anche controllando capillarmente uno stuolo di giornalisti sportivi, della cartastampata e della tv. Compresi i «moviolisti» incaricati di analizzare le scelte arbitrali e di condizionare così i giudizi sugli eventuali errori. Chi sbaglia a vantaggio della Juve e dei suoi amici, viene coperto e salvato. Chi invece sbaglia contro, o fa semplicemente il suo dovere, se ne pente amaramente:viene attaccato dai giornalisti moggiani e punito dagli organi federali. Moggi vanta pure ottimi rapporti con molti politici, a partire dal ministro dell’Interno, Beppe Pisanu (che chiede e ottiene il salvataggio della Torres Sassari in serie C1), e da quello dell’Ambiente, Altero Matteoli (tifoso bianconero). Poi ci sono le telefonate intercettate dal Ros di Roma per la Procura di Napoli. Le più inquietanti sono due: quella in cui Moggi racconta di aver chiuso a chiave nello spogliatoio dello stadio di Reggio Calabria l’arbitro Gianluca Paparesta, «reo» di non aver favorito la Juventuscontro la Reggina (il direttore di gara, intimidito, nel suo referto non riferirà una parola del fattaccio); e quella in cui il dirigente bianconero concorda col designatore Bergamo i sorteggi arbitrali a vantaggio della sua squadra, ma anche di quelle alleate. Il sistema è quello delle «griglie»: le partite sono divise in diverse fasce e così gli arbitri. Basta escludere dalla fascia della Juventus quelli sgraditi a Moggi e inserire quelli graditi, e ogni «rischio» per i bianconeri e i loro amici è azzerato. Tanto più se le griglie le detta lo stesso Lucianone al designatore.

È il 9 febbraio 2005.

Moggi: Ora ti dico quello che mi ero studiato io.

Bergamo: Vai!... Vediamo cosa torna con quello che ho studiato io... Chi ci metti in prima griglia di squadre? Di partite?

Moggi: Aspe’... Fammi piglia’ il foglietto! Perché io me la son guardata oggi per bene... Allora, io ho fatto: Inter-Roma, Juventus-Udinese, Reggina-Milan, Fiorentina-Parma che non può non essere messa qui, e Siena-Messina.

Bergamo: Sì.

Moggi: Ho fatto di 5, ma si po’ fa’ anche di 4 però! Non è che però Siena-Messina... mi sembra una partita abbastanza importante! Mi sembra, eh?

Bergamo: Poi c’è anche Livorno-Sampdoria che all’andata è stato un casino!

Moggi: Sono due squadre che in pratica so’ un po’ più tranquille.

Bergamo: Vabbè, vai, tanto questo cambia poco, se ne può aggiungere anche una volendo, però arbitri per la prima fascia ce ne ho pochi. Dimmi!

Moggi: Io ci ho messo Bertini, Paparesta, Trefoloni, Racalbuto, ci avevo messo Tombolini, però Tombolini poi ha fatto un casino con la Lazio, non lo so qui com’è, ha dato un rigore... questi qui erano gli arbitri che io avevo messo in questa griglia!

Bergamo: E Rodomonti al posto di Tombolini, no?

Moggi: Va bene pure!

Bergamo:E allora s’era fatta uguale vedi!

Moggi: Io credo che questa qui possa essere una griglia.

Bergamo: Io ce ne avevo 4. C’avevo: Bertini, Racalbuto, Rodomonti e Trefoloni. E sinceramente Tombolini volevo tenerlo un turno fermo perché ha sbagliato, sennò questi se non li punisci mai...

Moggi: Guarda, ora ti dico, può darsi pure che mi sbaglio, io pure c’ho della gente da tene’ sotto, no? Se tu, per esempio, non punisci Collina e Rosetti, gli altri sono tutti autorizzati...

Bergamo: Ma infatti io Collina e Rosetti non li ho mica messi, eh?

Moggi: No, per dirti! Ma gli altri sono autorizzati a dire: «Se lo fanno loro possiamo farlo anche noi»... Non ci devono rompere i...!

Bergamo: Sì sì, infatti che ti ho detto...

Moggi: Questa, questa è una legge di gruppo!

Due giorni dopo ecco le designazioni: Juventus-Udinese, Rodomonti; Livorno-Sampdoria, Taglia-vento; Inter-Roma, Trefoloni; Fiorentina-Parma, Paparesta; Bologna-Palermo, Messina; Reggina-Milan, Racalbuto; Siena-Messina, Bertini; Lecce-Chievo, Morganti; Brescia-Cagliari, De Marco; Lazio-Atalanta, Brighi. Tutto come ordinato: un sorteggio à la carte.

VIOLA, LAZIO E MILAN. Anche la vicenda della Fiorentina di Diego e Andrea Della Valle è emblematica. I due fratelli rilevano la società viola da Vittorio Cecchi Gori nel 2002. L’uno è presidente onorario, l’altro presidente effettivo. E subito provano a scardinare la cupola del calcio e si battono per cacciare Carraro dalla Figc e Galliani dalla Lega. Ma ben presto sono costretti a scendere a patti con la cupola da un’autentica persecuzione arbitrale, che precipita la Fiorentina sull’orlo della retrocessione. I Della Valle contattano Bergamo e Moggi. E alla fine la Fiorentina si salva per il rotto della cuffia a discapito del Bologna. L’ultima giornata è decisiva: il Parma non deve vincere a Lecce, altrimenti si salva e manda in B la Fiorentina.

Arbitra il solito De Santis. Il designatore lo chiama prima della partita per le ultime raccomandazioni:

Bergamo: Massimo, è tutto a posto?

De Santis: Ho parlato con i guardalinee, gli ho spiegato un po’ velatamente le cose, ci mettiamo in mezzo noi.

Bergamo: L’importante è che tu vinca.

Infatti la Fiorentina batte il Brescia 3-0 e Lecce-Parma finisce rocambolescamente 3-3. Mazzini si felicita con Della Valle per la missione compiuta.

Mazzini: I cavalli boni vengono sempre fori. Le nostre pedine funzionano sempre, l’operazione chirurgica è stata perfetta.

Della Valle: Certi errori non li faremo più.

Il ruolo della Lazio è complesso: il presidente Lotito avrebbe agito – si legge nella sentenza dell’arbitrato del Coni (l’ultimo della lunga serie di verdetti della giustizia sportiva) – nella “putativa convinzione di dover reagire a torti subiti e di poterlo fare avviando contatti non trasparenti con i vertici federali”. Le sue proteste vanno a buon fine, anche perché Carraro ha bisogno del voto di Lotito per essere confermato alla presidenza della Figc. Non per niente il 3 febbraio 2005, in vista dell’incontro fra Chievo e Lazio che si giocherà il giorno 20, Carraro ordina a Pairetto: “Bisogna dare una mano alla Lazio”. Quanto al Milan, visto che gli arbitri li controlla Moggi, si accaparra i guardalinee. Se ne occupa un consulente “esterno” del club berlusconiano, in stretto contatto con Galliani: il ristoratore Leonardo Meani, molto addentro alle segrete cose del calcio, essendo stato guardalinee. Anche lui, come Galliani e gli altri dirigenti coinvolti nello scandalo, già squalificato dalla giustizia sportiva.

sabato 3 aprile 2010

Io ci credo...ma il Napoli ci crede davvero?

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Per tentare di "leggere" il momento azzurro, parto dalle pagelle che ho appena postato e da quegli interrogativi che hanno accompagnato il mio voto a Mazzarri.

Il campionato è ormai nella sua fase decisiva: ci sono squadre, per fortuna ancora quasi tutte, che inseguono obiettivi e quindi hanno motivazioni, ma già oggi, con la seconda settimana di grande caldo, abbiamo visto un paio di squadre (Cagliari, Bari e Chievo) apparse in totale disarmo, completamente demotivate.

Proprio adesso non è più il tempo di fare calcoli, non serve a nulla, tanto più se è vero quello che dice Mazzarri sul fatto che l'unico obiettivo del Napoli è fare il meglio possibile: i pareggi non servono più, signori miei! Bisogna andare in campo in queste ultime sei partite e giocarsi il tutto per tutto per vincere sempre, per poter arrivare a fine campionato senza rimpianti e, soprattutto, senza dover assistere allo svanire di un obiettivo importante perchè magari nelle ultime giornate una delle nostre avversarie dirette si troverà la strada spianata contro uno o più avversari demotivati (esempio: Atalanta-Palermo all'ultima giornata).

Tanto più che lo stesso Napoli in queste ultime partite incontrerà molti di questi avversari già oggi demotivati (tra cui appunto i già citati Cagliari, Bari e Chievo).

E qui veniamo al punto che ispira il titolo del nostro commento: io ci credo (all'Europa e, magari, anche alla famosa "musichetta" che echeggia nelle serate dei martedì e mercoledì), ma il Napoli ci crede davvero? Il Napoli vuole davvero arrivare in Europa quest'anno?

La domanda è sempre più insistente, considerando gli equivoci e indisponenti messaggi che partono dalla proprietà che ad agosto, sulla famosa nave, dopo aver speso la bellezza di 50 milioni di euro , dichiarò chiaramente il suo obiettivo, l'Europa, salvo poi ondeggiare, dopo l'arrivo di Mazzarri (il quale di sicuro invece coerentemente ma discutibilmente non ha mai pronunciato l'obiettivo), tra momenti di "Europa sì", momenti di "Europa, ma per carità!", momenti di "Europa, ma che ci andiamo a fare adesso?" e così via andare.

Parliamoci chiaro:
  1. per quello che ha speso il Napoli quest'anno, il non andare in Europa League sarebbe un fallimento;
  2. lo sarebbe a maggior ragione, considerando i campionati fallimentari o deludenti delle varie Juventus, Fiorentina, Genoa, Udinese e Lazio, accreditate alla vigilia di pronostici superiori o pari a quelli del Napoli;
  3. la Champions non è un obiettivo assoluto, ma bisogna provarci davvero fino in fondo: l'atteggiamento della proprietà, dell'allenatore e della squadra mi lascia un grande disappunto, mi offende come tifoso, perchè è chiaro che a tutti i livelli non ci si vuole sbilanciare per un motivo o per un altro. In questo caso, dal Presidente all'ultimo dei magazzinieri, il discorso dovrebbe essere questo: "Abbiamo costruito una squadra per tentare di arrivare di arrivare in Europa e anche non l'abbiamo costruita per arrivare in Champions, visto che siamo lì, è nostro dovere provarci e crederci fino in fondo!";
  4. ho il sospetto che una inopinata qualificazione in Champions "spaventerebbe" anche il presidente che sa bene che dovrebbe fare investimenti notevoli per giustificare la sua presenza nel torneo continentale. Cerco di essere chiaro: l'eventuale quarto posto comporterebbe l'inizio della stagione con grande anticipo per preparare un turno preliminare contro una squadra presumibilmente forte e, quindi, con l'eventualità di uscire subito dalla competizione, ma con la possibilità, laddove riuscisse il miracolo di poter quantomeno giocarsi i gironi (e sarebbe una grande esperienza per questa squadra!) e, hai visto mai arrivassimo terzi, saremmo, pur se eliminati dalla Champions, ancora in corsa in Europa League.

E' chiaro, ma forse non a tutti, che il Presidente ragiona da imprenditore: ho il sospetto che lui voglia arrivare in Europa, ma mantenendo equilibrato il suo attuale modello di impianto imprenditoriale-calcistico, come testimonia l'ingresso in società di un terzetto che dovrebbe assicurare finalmente un vero settore di scouting di nuovi talenti....magari tipo un modello Arsenal, che regge benissimo in Europa con talenti giovani scovati qua e là in giro per il mondo.

Ecco perchè andare in Europa (e soprattutto in Champions) adesso significherebbe per il Presidente o dover continuare continuare come se niente fosse, ma facendo ciò che lui odierebbe, ossia la semplice e fugace comparsa sul palcoscenico europeo, sparendo subito, oppure "forzare" il suo modello ideale di business, inseguire tre o quattro calciatori di prima fascia e sperare di restare in Europa il più a lungo possibile, ma con il rischio di uscirne comunque subito, se trovasse la Champions, e quindi rischiando di "non trovarsi più" col conto economico della società.

Un bel dilemma, insomma, che è a mio avviso la vera ragione di questo atteggiamento così equivoco e ondivago che dà tanto fastidio a molti tifosi e che a mio avviso produce comunque danni nelle motivazioni della squadra.

Squadra che, a sua volta, e veniamo alla partita di oggi, già fatica di suo a mantenere alte le motivazioni, con un approccio ancora una volta molle alla gara, dove ha subito il suo decimo gol nei primi 15 minuti di gioco, laddove, statisticamente, nel calcio moderno, la maggior parte dei gol si segnano nella seconda metà dei primi e dei secondi tempi.

Oggi mi sono annoiato, quasi come l'inutile Lazio Napoli, ultima giornata dello scorso campionato dove, udite udite, girai canale (io che non mi perdo un secondo di ogni partita degli azzurri) per vedermi le altre partite perchè all'Olimpico più che in calzoncini le squadre sembravano in bermuda. Oggi era leggermente diverso: ho visto due squadre con poca capacità di farsi del male ma più per paura reciproca di perdere che per reale demotivazione da fine stagione.

Il risultato però è stato quasi identico in termini di spettacolo (???), ossia una partita noiosa, brutta e con i soli gesti tecnici dei due marcatori a evitare di farci chiedere al botteghino (pochi) o alle TV a pagamento il rimborso del prezzo del biglietto.

Inomma: Champions o Europa League che sia, il Napoli tra i primi 6 quest'anno ci deve essere e se non ci sarà, sarà un fallimento di tutti, Mazzarri compreso. Il tempo dei pareggi è finito! Deve essere finito...meglio perdere tentando di vincere, perchè, lo ricordo, se fai due pareggi prendi due punti, ma se fai una vittoria e una sconfitta ne prendi comunque tre!

E allora forza azzurri! Andiamo avanti! E tu, caro Mazzarri, che hai sempre parlato di 18 titolari, non farti smentire dai fatti come sta succedendo in queste ultime partite... A parte gli infortunati sui quali nulla da dire, possibile che gente come Denis, Bogliacino e Cigarini non abbia nulla ma proprio nulla da offrire a fronte di prestazioni così deludenti come quelle dei vari Lavezzi, Quagliarella, Maggio e Gargano?

E allora? Io ci credo, ma il Napoli ci crede davvero?