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mercoledì 22 agosto 2012

Il calcio...sconnesso

Un caloroso bentornato a tutti i lettori del mio blog e ai tifosi azzurri, in particolare.

In verita' vi confesso che la mia voglia di parlare e scrivere di calcio, di calcio italiano in particolare, e anche dello stesso Napoli, diventa giorno dopo giorno meno intensa.

Oltre alle mie condizioni di salute, sono pero' ben altre le ragioni del mio silenzio estivo su questo blog per quanto riguarda le vicende del Napoli, ma oggi, a  meno di una settimana dall'inizio del nuovo campionato e a meno di dieci giorni dalla fine della sessione estiva di calcio mercato, credo sia giunto il momento di fare alcune dolorose riflessioni.

Il panorama generale del calcio italiano, specchio di un paese in crisi profondissima e apparentemente irreversibile, appare davvero desolante, sul piano economico, tecnico e morale.

Se tutto il panorama industriale italiano segna crepe preoccupanti, l'industria calcio non fa eccezione: mai come quest'anno appare evidente una "fuga di cervelli" (anche se mi pare arduo accostare l'espressione  "cervelli" ad uno tipo Ibrahimovic) che ha accentuato un declino iniziato gia' negli scorsi anni.

Se i tifosi del Napoli hanno seri dubbi pensando alle "fughe" di Lavezzi e Gargano, non vorrei sinceramente essere nei panni di un tifoso milanista che potrebbe quest'anno vedere la propria squadra in posizioni di retroguardia che ai meno giovani ricordano le vicende dell'ultimo Milan pre-Berlusconi, confinato a meta' degli anni Ottanta nell'anonimato della posizioni di media classifica.

Piano tecnico ed economico vanno a braccetto ed emergera' sempre piu' evidente la differenza tra quei (pochi) club finanziariamente virtuosi e/o concentrati sulla valorizzazione dei giovani e quelli che hanno speso e sperperato: in questo senso, dal mio modesto punto di vista, il lavoro portato avanti in questi anni dallo staff dell'Udinese appare sempre piu' come un modello di assoluto valore mondiale, una eccellenza che, da tifoso del Napoli, sarei felice di poter riscontrare nella pur virtuosa, ma carente per molti aspetti, organizzazione societaria del Napoli.

Possiamo infatti dire, allo stato attuale del mercato azzurro, che, usciti Lavezzi e Gargano ed entrati Insigne, Behrami e Gamberini, il Napoli si sia davvero rinforzato?

Sarebbe semplice e semplicistico rispondere di no, perche' il campo ci dovra' confermare la bonta' di quanto si intravede nei lampi di classe pura del giovane talentino azzurro (gia' da me ammirato piu' volte lo scorso anno col Pescara), nella generosita' e della grinta di Behrami e nelle qualita' di Gamberini che, non dimentichiamolo, e' uscito solo lo scorso anno dal giro della nazionale, a causa di una disgraziata stagione dal punto di vista fisico.

Le amichevoli estive sembrano offrire spunti tecnico-tattici incoraggianti, ma hanno anche aperto punti interrogativi soprattutto relativamente all'assetto del centrocampo (con Inler che continua a non convincermi) in funzione della fase difensiva del gioco azzurro.

Le perplessita' aumentano se si considera che in alcuni ruoli chiave (esempio: Maggio) continuiamo a "vivere di rendita" grazie al lavoro, criticato ma pur sempre eccellente, del predecessore di Bigon, Pierpaolo Marino.

Se e' vero che Pierpaolo Marino ha fatto svariati acquisti avventati o del tutto sbagliati (criticati a suo tempo anche su questo blog), e' anche vero che, errori a parte, Marino seppe costruire un'ossatura solidissima su cui Mazzarri ha potuto lavorare in questi anni valorizzando (quasi) al massimo il lavoro del vecchio direttore generale.

Bigon si e' distinto per le sue capacita' di tagliare rami ormai secchi dell'organico azzurro, ma anche per la sua incapacita' a concludere trattative importanti, spesso sbloccate (vedi Inler) o condotte interamente (vedi Cavani) dallo stesso presidente.

Siamo al terzo anno di mercato estivo con l'accoppiata Bigon-Mazzarri e anche quest'anno ci ritroviamo quantomeno dubbiosi, se non proprio scettici, nella valutazione dei movimenti di mercato: se da un lato la cessione di Lavezzi e' stata un vero affare a livello economico (e a mio avviso, per certi aspetti, anche tecnico), lascia molto perplessi la gestione della vicenda Gargano, che potra' anche avere creato "grane" nello spogliatoio (vedi alcuni screzi col tecnico tipo Bordeaux), ma che lascia serie perplessita' su come vengono (non) gestite le "tensioni" all'interno dello spogliatoio azzurro.

E qui il discorso si allarga fatalmente alla attuale struttura societaria, che ha vissuto molte discutibili "rivoluzioni" nell'ultimo anno, basti pensare a quanto avvenuto nell'area comunicazione e soprattutto con l'addio di Fassone, che sembra invece essersi perfettamente integrato nella realta' interista.

L'ultima "drammatica", scandalosa esperienza di Pechino (nel quale ricomprendo anche tutti i tentennamenti di De Laurentiis nella fase preparatoria dell'evento, con i dubbi sul "vado-non vado") che mi ha letteralmente straziato non tanto come tifoso del Napoli, ma proprio come appassionato di sport e di calcio per la vergognosa gestione arbitrale del match, denota purtroppo in modo palese, evidente, clamoroso, il poco o nullo prestigio di cui ancora "gode" il Napoli.

Pur con tutta la passione, la competenza, l'oculatezza con cui in questi anni De Laurentiis ha saputo far rinascere il calcio di alto livello a Napoli, il peso "politico" di tutti questi sforzi, sia nel "palazzo", sia sui mass media nazionali, e' ancora quello di una provinciale o poco piu'.

Chi segue il mio blog dalla sua nascita sa che sono un tifoso che cerca di essere intellettualmente onesto e sportivo: critiche feroci agli arbitraggi "sbagliati" non sono mai mancati, certo, ma il sottoscritto ha rivolto tali critiche anche nei casi in cui lo stesso Napoli ha finito per essere favorito da certe decisioni arbitrali e, anche nei casi di decisioni arbitrali sfavorevoli, ho cercato di analizzare anche le cause tecnico-tattiche di certe sconfitte, nelle quali Mazzarri, come anche a Pechino, ha dimostrato di non sapere spesso "cambiare in corsa" il senso tecnico-tattico di una partita che si sta mettendo male.

Di regola io accetto, dopo una iniziale amarezza e tristezza, le sconfitte anche piu' ingiuste o frutto di errori arbitrali, ma lo spettacolo vergognoso a cui ho assistito a Pechino, inscenato da quella che dovrebbe essere la "crema" della classe arbitrale italiana, rientra purtroppo in un'altra categoria di partite, quelle, rare ma memorabili, nelle quali appare evidente un accanimento arbitrale nei confronti di uno dei contendenti, come accaduto in certe partite storiche quali ad esempio Cile-Italia del mondiale (cileno) del 1962 (arbitro l'ignominioso inglese Aston), la truffa di Inter-Napoli del 1971 (a cui qualche mese fa ho dedicato un post su questo blog) o l'incubo di Corea-Italia ai mondiali del 2002, col "mitico" Byron Moreno.

Gli arbitri, sia ben chiaro, sono esseri umani e non possono non sbagliare: domenica pomeriggio ho assistito ammirato al match di apertura della Premier League inglese tra i campioni d'Inghilterra del Manchester City e il neopromosso Southampton, arbitrato in modo splendido dal fuoriclasse inglese Webb.

E' vero che alla fine il City ha vinto (anche) grazie ad un primo gol, quello di Tevez, segnato in posizione di fuorigioco, ma si e' trattato di errore ampiamente scusabile, visto che l'attaccante argentino era quasi in linea con i difensori avversari e l'onesta' dell'arbitraggio e' apparsa evidente dopo che il City e' passato addirittura in svantaggio a meta' ripresa (1-2). La vittoria finale del City (3-2) e' arrivata grazie agli esclusivi meriti della compagine di Mancini e non a qualche "spintarella" che troppo spesso la nostra "ossequiosa" classe arbitrale offre alle nostre piu' forti compagini nostrane, quando si trovano in difficolta'.

Cio' che mi lascia sempre piu' perplesso nell'ambito del calcio italiano (e che e' apparso oltraggiosamente evidente a Pechino) e' che certi errori, nell'ambito di una partita, non colpisono in modo equanime entrambi i contendenti, ma si concentrano sempre sulla compagine meno "forte" (spesso politicamente, piu' che tecnicamente): in questo non ho elementi per vederci una vera e palese "corruzione", ma certamente riscontro un destabilizzante elemento di turbativa che in certe occasioni diventa davvero insostenibile per qualunque autentico sportivo.

Debbo ringraziare il signor Webb e la meravigliosa Premier League inglese per avermi fatto ritrovare un pizzico di gioia nell'assistere ad uno spettacolo calcistico nel quale non si e' costretti a sorbirsi gli "orrori" di gente incapace come Mazzoleni, sulle cui "capacita" nutrivo fortissimi dubbi gia' prima del "disastro di Pechino": grazie al prestigio, all'autorevolezza, alla capacita' tecnica e alla serenita' di un arbitro come Webb ho potuto vivere un'esperienza da sportivo e tifoso davvero indimenticabile.

E allora quando pensi al "calcio-scommesse", ti accorgi che dietro la punta di questo comunque enorme e orribile iceberg, cova in profondita' una crisi strutturale e morale che rende la nostra serie A uno spettacolo sempre meno credibile di "calcio-sconnesso".

1 commento:

  1. ciao Antonio, sono Michele. Bentornato! Senza i tuoi articoli mi sento "spaesato". Ti saluto e aspetto il prossimo...

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