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domenica 12 dicembre 2010

E se non fosse proprio l'ultimo tabù?

Tutti dicono che stasera abbiamo abbattuto l'ultimo tabù del Napoli di Mazzarri e De Laurentiis ma, purtroppo o per fortuna, gli esami (e i tabù) non finiscono mai...sennò sai che palle, altrimenti!

Ne vedo almeno altri due che sarebbe bellissimo infrangere, uno è quel maledetto "zero" nella casella delle vittorie nel girone di Europe League e l'altro, ma ne possiamo riparlare all'inizio del prossimo anno, sarebbe vincere a San Siro.

Nel frattempo, nel rancoroso, ma ancora "gemellato" catino di Marassi, il Napoli dà ennesima prova di "resistenza ad oltranza" e riesce, ancora una volta, ad espugnare un campo con difficilissime condizioni ambientali, con una pressione continua sull'arbitro da parte di giocatori, dirigenti e pubblico.

Il Genoa, anche con Ballardini, genera le stesse perplessità che mi aveva dato sin da inizio di stagione e anche nella partita persa, sempre in casa, contro la Juve.

Una squadra che combatte molto, che alza continuamente voce e gomiti, ma che offre poco da un punto di vista tecnico-tattico, a parte il talento di Criscito e questo sconosciuto ungherese Rudolf, subentrato ad inizio ripresa ad un nullo Palladino, che mi aveva già attirato l'attenzione in altre occasioni e che stasera è stato l'unico che ha davvero messo in difficoltà la compatta retroguardia azzurra.

Un bel peperino che, giocando con disinvoltura con entrambi i piedi, anche se prevalentemente mancino, svaria su entrambe le fasce ed è l'unico che riesce a proporre quelle tanto temute triangolazioni veloci al limite dell'area di rigore che negli ultimi anni sono state la croce delle tante squadre venute a sfidare il Genoa nel catino di Marassi.

Ma riavvolgiamo il nastro della gara e troviamo un Napoli che domina tatticamente i primi 20 minuti del match, dove Hamsik con grinta, continuità e sagacia tattica cuce a meraviglia il gioco azzurro, permettendo, assieme alle sgroppate di Maggio, agli azzurri di proporsi con una certa pericolosità in avanti.

Il Genoa, in questa fase, è totalmente annichilito dalla grande organizzazione di gioco azzurra, poi Hamsik comincia  a spegnersi, Maggio arretra sempre più il baricentro e il Genao, dal 20' in poi comincia a trovare angoli e coraggio.

Soltanto illusoria è quindi la parentesi del gol di Hamsik, lesto a sfruttare una colossale dormita della difesa genoana su punizione dalla destra di Gargano.

Da quel momento Marek, a parte due piccole fiammate, sparisce dal campo, non avendo più la forza di continuare quello splendido lavoro di raccordo e ripartenze offero per i primi 20 minuti e il Napoli, con il solo Cavani che svaria dappertutto, non riesce a tenere palla e ripartire.

E così il Genoa, pur con una qualità infima e con rarissimi veri pericoli, tiene il Napoli sempre più basso nella sua metà campo. I difensori azzurri riescono ad annullare il tridente offensivo genoano, tant'è che Ballardini ad inizio ripresa toglie i fantasmi di Palladino e Karja e butta dentro Mesto e il già citato Rudolf.

Il primo diventa una costante spina nel fianco di Aronica e Dossena, creando, in piccolo, lo scompiglio che Gerrard provocò a Liverpool, ma per fortuna non tutte le notti c'è Gerrard anche se in una occasione Mesto stava per fare lo scherzetto agli affannati Dossena e Aronica.

Rudolf, come detto, parte da sinistra, ma poi svaria su tutto il fronte offensivo, cercando di combinare in velocità con i compagni (suo l'assist nella già citata occasione di Mesto).

Mazzarri aspetta anche stavolta un po' troppo e toglie Hamsik, ormai nullo, per Sosa, solo dopo 84 minuti, non prima di aver rinforzato ulteriormente la fase difensiva togliendo una Zuniga a corrente alternata e buttando in campo, dopo un'ora di gioco, la possente fisicità di Yebda.

Ma anche Yebda e Sosa non riescono a far risalire la squadra che, nel continuare a soffrire, si espone, come accaduto altre volte in passato, a interventi talora fallosi che inducono Brighi a caricare di cartellini gialli gli azzurri, fino alla discutibile ma non inventata espulsione di Pazienza il quale, già ammonito, avrebbe certamente dovuto evitare un'entrata su Milanetto più plateale che fallosa.

Ultimi 5 minuti (più 5 di recupero) in costante difesa di un risultato preziosissimo, che come minimo ci mantiene terzi anche alla fine di questa giornata ma che ci proietta all'attenzione piena della critica e degli avversari come squadra da temere per la lotta Champions.

Che dire? Per certi aspetti la vittoria è meritata, ma non va nascosto che:

  1. il Napoli ha fatto un solo tiro in porta
  2. senza il Pocho, la squadra ha mostrato di avere poche armi per costruire una costante e pericolosa fase offensiva
  3. il Pocho è importante anche perchè, con la sua pericolosità, rende guardinghi gli avversari: è difficile immaginare che col Pocho in campo, il Genoa avrebbe avuto il coraggio di attaccare a pieno organico come ha fatto stasera e, se lo avesse fatto, il Napoli avrebbe potuto vincere anche di goleada con tutti quegli spazi dietro
  4. ci sono troppo poche alternative di qualità dietro i "titolarissimi": al momento il solo Yebda si può considerare all'altezza dei titolari...davvero troppo poco per una stagione che ha offerto risultati finora esaltanti ma che è ancora lunga e difficile.
Secondo me mercoledì sera il Napoli può battere lo Steaua, anche nel caso in cui il Pocho non dovesse farcela, o se giocasse a mezzo servizio. Sarà poi curioso vedere, anche in base allo sforzo e al risultato di mercoledì, come il Napoli affronterà il non irresistibile impegno casalingo col Lecce dovendo cambiare tutta o quasi la difesa che ha giocato stasera più Pazienza.

Ma intanto guardiamo a mercoledì e proviamo a spezzare un altro tabù...io sarò lontanissimo fisicamente, ma vicinissimo col cuore agli azzurri e cercherò,se la tecnologia caraibica mi aiuterà, anche ad alimentare questo piccolo blog anche a 9000 chilometri da qui.

A presto, ragazzi! Forza azzurri!!

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