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martedì 9 agosto 2011

Lavezzi a Porto Cervo, i retroscena di un dramma personale

 

Non è facile essere equilibrati nella descrizione di ciò che sta accadendo al Pocho perchè purtroppo si deve sconfinare nella sua vita privata, cosa che personalmente eviterei molto volentieri per rispetto dell'uomo: da un lato le legittime esigenze di privacy dell'uomo richiederebbero di evitare il più possibile di soffermarsi sui dettagli della sua situazione personale e familiare, dall'altro però è il suo stesso essere personaggio pubblico e per di più amatissimo dagli sportivi e dai tifosi napoletani in particolare a rendere necessario che si faccia cenno con il massimo tatto e il massimo rispetto ad una vicenda che sta angustiando il Pocho non da oggi, ma che nelle ultime settimane pare gli abbia procurato un profondo dolore che soltanto i padri (e in particolare i padri separati o divorziati) possono capire fino in fondo.

Il Presidente nelle ultime ore (e anche questa sera a Sky) ha chiarito che la sua "incazzatura" dei giorni scorsi non era legata al comportamento del Pocho, ma al fatto che sia stato messo dai suoi collaboratori di fronte al fatto compiuto a fronte di una situazione così delicata sul piano personale in un momento professionale, quello del rientro dalle vacanze e dell'inizio della preparazione per la nuova stagione, altrettanto delicato.

Da parte mia, all'uomo prima che al calciatore, auguro solo di vederlo tornare sereno e sorridente come siamo stati abituati a conoscerlo...e come l'ho sognato qualche notte fa in uno dei miei ormai abituali "sogni calcisitci", spensierato e felice di dedicarsi al gioco più bello del mondo, semplicemente il calcio.

Lascio quindi al delicato articolo pubblicato oggi da Repubblica la descrizione della vicenda che, non essendo conosciuta dai più, ha dato adito a tante illazioni o insinuazioni sulla condotta professionale del Pocho.

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Lavezzi, un nome due storie. Gira in superficie quella del nottambulo irriducibile, che tira l’alba nei locali più famosi e kitsch della Costa Smeralda. Lui che sbarca nell’aeroporto di Olbia che sembra un’astronave, mano nella mano con la bionda Yanina. Lui, che rialza la tensione tra presidente e allenatore proprio sulle sue vacanze, e rischia di essere ceduto. Lui che beve e balla, lontano dai compagni sbucciati dalla fatica sotto il sole di Castel Volturno, poi sviliti da risse e sconfitta con il Siviglia. 

L’altra storia è stata nascosta. È tenera, peccato. Un padre che torna da un’estate disperata nel freddo australe di Rosario. Separato, in lite astiosa con la moglie Deborah, gli è stato negato di vedere Thomas, magari per un minuto. Thomas è il suo bambino. Storia vera, penosamente diffusa, quanti come Lavezzi? 

La verità spunta a Porto Cervo, la confida Lavezzi ad un amico incontrato al Billionaire, locale di lusso eccessivo che apre le porte ai petrolieri russi, talvolta anche al cattivo gusto, veline e aspiranti veline, personaggi del Grande Fratello. Una struttura a tre livelli sospesa tra le rocce e il golfo del Pevero. Qui Lavezzi incrocia il giro del “Giannino”, ristorante di Milano, e del “Fresco”, locale napoletano di tendenza a due passi dal Duomo. È scortato da Paolo Chiparo, erede di Lele Mora, nella suo “Star management” da Antonio Zequila a Valerio Merola, da Catrina Davis a Eva Henger a Jennifer Rodriguez, altre stelline in cerca di notorietà. Chiparo lo accompagna. Concede solo due foto: con “Fefè del Grande Fratello”, Fabiano Reffe, a Frosinone turbato da un fastidioso rinvio a giudizio, sfruttamento della prostituzione. La seconda ad un imprenditore della zona vesuviana in Sardegna, Carmine Esposito, “My Love”. È pronto a giurare che «Lavezzi era lucido, educato, felice di ballare in maniera composta con la ragazza bionda e beveva analcolici». Dimentica solo di riferire che con Yanina Screpante sgranava il rosario. Quando si dice, un amico. 

Il Napoli, filtrando la verità, ha creato un caso. Non aveva informato bene neanche De Laurentiis che il 4 agosto esplode in tv. Lavezzi era arrivato la mattina. Gela l’inviato di Sky. «Doveva venire con noi, con la squadra primavera in Trentino per allenarsi. Dove ci sono tutti i nostri a sua disposizione. Invece». Invece? «Va con il preparatore a Portorotondo». Una pausa. «A Portorotondo? E io, io li ho mandati a cagare» Sembra un no invalicabile. L’indomani si legge qualche titolo a tutta pagina. «Per Lavezzi tensioni tra De Laurentiis e Mazzarri». Seguono silenzi imbarazzati, poi due notizie. Il viaggio di Lavezzi a Porto Cervo, in palese contrasto con la diversa destinazione indicata dal presidente. Quindi le notizie di “Libero” sulla “notte brava di Lavezzi tra gin tonic e ballerine adoranti sui divanetti del Billionaire”. 

Ma com’era andata? Il 4 agosto Lavezzi torna dall’Argentina. A Castel Volturno si allena. È asciutto, in peso forma. Strano ricordando le spiate della bilancia nelle scorse estati. Lavezzi dopo la doccia parla con Mazzarri, sono presenti il direttore generale Marco Fassone, il collaboratore più fidato di Mazzarri, il direttore sportivo Riccardo Bigon, un’altra persona. È Lavezzi che chiede aiuto. Viene da una estate terribile, dice, ha sofferto in Coppa America come calciatore ma anche come uomo. La moglie non gli ha dato pace. «Non ho potuto vedere Thomas, mai». È stressato. Ha dovuto dividere le ferie, ma quali ferie? Dal 22 maggio con la Juve, ultima gara in Italia, all’8 giugno. In Argentina è ormai inverno. Giugno e luglio sono i due mesi più freddi, tra 10 e 15 gradi a Rosario, 300 km a Nord di Buenos Aires, con un porto investito dai venti umidi del fiume Paranà. A Castel Volturno si è allenato nel caldo, 34 gradi. Brusco impatto. "Vorrei andare in un posto di mare a riposarmi, ma anche lavorare. Datemi un preparatore, lo pago io, uno che mi controlli e mi aiuti, due allenamenti al giorno, ma voglio rimettere anche la testa a posto". 

A Mazzarri sembra molto teso, provato. Gli dice sì. Lavezzi, riferiscono gli amici a Porto Cervo custodi del suo segreto, giura a Mazzarri che non dimenticherà questo favore, che a Barcellona ci sarà, e sarà già in forma. "Ho solo bisogno di respirare". D'accordo, Lavezzi e Mazzarri si salutano con un abbraccio. L'allenatore in questi casi dice: "Lavezzi va gestito così, bisogna capirlo". Un patto leale tra uomini. C'è tutto questo, soltanto questo, dietro una vicenda che ha scatenato l'ira del presidente, l'imbarazzo di Mazzarri, lo sconcerto dei nuovi compagni, lo sdegno di alcuni tifosi, la difesa eccitata di altri, i rischi di cessione per Lavezzi. Ma non si poteva dire tutto e subito? Gran teatro Napoli: se non ci sono drammi, tacendo li crea.
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Questa la "semplice", triste verità: alla luce però dello "scazzo" del presidente ignaro di tutto, rinnovo un interrogativo già lanciato qualche settimana fa durante il ritiro di Dimaro: che sta succedendo nell'area comunicazione del Napoli? Ancora una "gaffe" che si sarebbe potuta evitare con un po' più di attenzione dopo le poco velate critiche del Presidente delle scorse settimane proprio indirizzate all'area comunicazione e dopo il pessimo episodio del ritiro dell'accredito al giornalista Ventre del Mattino. Allora? Che succede nell'area comunicazione del Napoli?

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