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martedì 10 maggio 2011

Dalla..."passione azzurra" al futuro


In coincidenza con il ventiquattresimo anniversario del primo scudetto del Napoli (10 Maggio 1987), oggi è stato presentato solennemente dal Presidente De Laurentiis il volume in edizione limitata "Passione azzurra".

Non poteva ovviamente mancare il punto sulla situazione attuale e sulle prospettive della società azzurra e sono emersi spunti interessanti anche se non propriamente inattesi.

Oggi tornando a casa dal lavoro e pensando al momento così esaltante ma anche così difficile del Napoli, mi è venuta in mente l'immagine di una adolescente di 14 anni, fino a ieri con le fattezze di una bambina e, nel giro di poche settimane, esplosa fisicamente fino a diventare, nelle sue fattezze esteriori, una donna dal fisico prorompente pur rimanendo ancora bambina nella testa e nel cuore, che si trova a dover affrontare per la prima volta il mondo degli adulti che vedono in lei non più una bambina ma una donna ben sviluppata.

Il Napoli attuale è questo: se riandiamo con la mente all'inizio di questa stagione e guardiamo a dove siamo arrivati oggi, stentiamo quasi a credere, dopo aver persino lungamente lottato per lo scudetto (!), che ci manca un punto, un solo punto, per poter l'anno prossimo entrare direttamente nella fase a gironi di Champions e poter godere come minimo di 6 incontri di altissimo prestigio internazionale.

Una crescita precoce e tumultuosa, peraltro non casuale, ma merito dell'eccezionale lavoro fatto dalla società in poco meno di 7 anni, in un inseguimento forsennato per riassaporare le posizioni che una società delle tradizioni del Napoli merita.

Una crescita tumultuosa che, purtroppo, rappresenta il vero problema di fondo delle tensioni e delle incomprensioni attuali all'interno della società azzurra.

I due protagonisti dello scontro in atto, il Presidente e l'allenatore, se cerchiamo di osservare la vicenda con un occhio minimamente distaccato e obiettivo, hanno entrambi colpe e attenuanti, torti e ragioni ed entrambi in un certo senso, vittime di una situazione quasi kafkiana, sono vittime di questo esponenziale progresso e giunti ad un punto nel quale entrambi hanno paura di dover subire una battuta d'arresto in una parabola luminosa e ricchissima di soddisfazioni meritate, ma oltre ogni ragionevole previsione.

Già la scorsa settimana ho cercato di evidenziare in modo obiettivo questi aspetti: l'allenatore, a giusta ragione, vorrebbe spingere in avanti l'asticella del rafforzamento tecnico complessivo della rosa per poter adeguatamente competere sugli stessi livelli di quest'anno sia in Champions che in campionato, ma ciò, dal punto di vista del Presidente, significherebbe dover fare investimenti che una società che si trova nell'attuale stato di sviluppo strutturale-economico come il Napoli non potrebbe fare mai in un anno pena il rischio enorme, già vissuto in passato sia a Napoli che in altre piazze, di pagare questo sforzo a carissimo prezzo negli anni successivi.

Il Presidente è stato sempre chiaro e coerente e lo ha ribadito tra le righe ancora oggi: gli investimenti non sono stati e non verranno mai risparmiati ma sempre cercando di rispettare le possibilità che il portafoglio (cioè il fatturato della società) può offrire, portafoglio che, sia ben chiaro, non è vuoto e che il Presidente lavora per riempire sempre di più per garantire un futuro sempre più roseo, ma che al momento attuale non può competere con società che, in Italia e in Europa, immettono a fondo perduto decine di milioni di euro per ripianare perdite di bilancio (vedi Milan, solo per rimanere in Italia).

IL Presidente, non da oggi, guarda a modelli come lo Shalke 04 di quest'anno e a tutte quelle squadre, inglesi, tedesche, portoghesi che con investimenti oculati e contenuti, si sono imposte negli ultimi anni sia in Champions che in Europa League raggiungendo, da outsider, risultati eccezionali mantenendo un apprezzabile equilibrio di bilancio: "Mazzarri sapeva bene al momento della firma che andava a sposare un progetto di crescita graduale. Se ora non vuole più farne parte, o non lo condivide, deve venire a dirmelo. Come diceva Totò, siamo uomini o caporali? Noi al primo anno di A siamo andati in Europa, poi ci siamo ritornati e quest'anno ci torneremo ancora. Allora trovatemi un'altra realtò calcistica che abbia fatto passi così da gigante. Noi diciamo che Napoli è la quarta forza del campionato, ma sappiate che alle altre società mica fa piacere questa cosa...anzi, sono incazzati! Allora dobbiamo darci una regolata, e pensare alla squadra tedesca (lo Shalke04) che è arrivata in semifinale di Champions. Dobbiamo aderire al fair play finanziario, e la cosa importante è essere tornati in Europa e fra fruttare il simbolo del calcio Napoli. Nemmeno la Juventus ha il marketing che abbiamo noi, per non parlare della Roma."

Il Presidente, però, pur con tutte le attenuanti e le ragioni, deve però forse cominciare a temperare alcuni suoi atteggiamenti e/o modalità di gestione della squadra e della società che negli ultimi mesi gli hanno portato massicce dosi di "malcontento interno", non solo da parte dell'allenatore ma anche, a quanto testimoniano giornalisti più vicini al Napoli, degli stessi giocatori.

Torna ad essere di attualità, come ai tempi di Marino, il tema del "clima interno" della società nella quale sembra mancare, anche nel dopo Marino, un adeguato lavoro di "caring", di attenzione, alla vita e agli umori quotidiani dell'ambiente azzurro, pur in una cornice, rara in altri club specie italiani, fatta di stipendi puntualmente pagati.

Ci sono forse situazioni, accadimenti, "presenze poco tempestive" e anche a volte "assenze" che creano malumori magari non realmente giustificati, ma che denotano una non sufficiente attenzione a quei momenti di dialogo e confronto interno tra dipendenti e proprietà che fanno la differenza tra una società, anche ben organizzata, ma ancora non matura come quella azzurra e una grande società di respiro davvero internazionale.

Si è sempre criticato, su questo blog, l'atteggiamento accentratore ma via via sempre più disfunzionale dell'ex direttore generale Marino, ma da quello che traspare, sembra che i metodi del presidente, ondeggianti tra un'eccessiva "irruenza da tifoso" e una altrettanto eccessiva "assenza", disorientino e scontentino l'ambiente interno: il Presidente può avere tutte le ragioni di questo mondo a dolersene, ma la realtà è questa e, come la vita spesso ci insegna, quando pretendi che sia il mondo intorno a te a dover cambiare, forse è il momento che fai un bagno di umiltà e provi tu a fare il primo passo per cambiarti e quindi riuscire a cambiare, partendo da te stesso, il mondo intorno a te.
e
Credo che il Presidente debba fare questo passo che immagino gli costerà non poco, ma che ritengo indispensabile per una ulteriore crescita e maturazione del club.

E l'allenatore? Mazzarri, pur essendo comprensibili i suoi timori e le sue ambizioni, ha gestito in modo pessimo e offensivo verso la società e i tifosi l'ultimo mese, lacerando un patrimonio di affetto che la città gli aveva riservato. Se è vero che il Presidente può non aver ascoltato le sue richieste oppure (e di questo il Presidente deve recitare il mea culpa) aver assunto atteggiamenti di non sufficiente rispetto di ruoli e situazioni, è altrettanto vero che Mazzarri ha forse fatto male i suoi conti nell'aprire un fronte polemico così evidente.

Mister, è inutile che se la prende con i giornalisti! E' come prendersela con la pioggia che cade quando si è senza ombrello! E' lei che si è dimenticato l'ombrello! E non può accusare i giornalisti, chiamarli detrattori, sminuirli come "stampa locale" e altre amenità.

I giornalisti, napoletani e non, hanno fatto esattamente quello che ogni lettore e tifoso avrebbe voluto fare se avesse potuto rivolgerle delle domande sul suo futuro.

Stava a lei usare la giusta misura per rispedire educatamente le domande al mittente: lei lo ha fatto benissimo per oltre un anno, tacendo sempre su domande di mercato e di futuro, personale e dei propri giocatori, sottolineando in ogni conferenza stampa o intervista che il suo ruolo era quello di pensare e parlare della partita successiva.

Nell'ultimo mese si è comportato in modo semplicemente schizofrenico (a mio avviso volutamente), partendo sempre con la frase di circostanza del parlare della prossima partita e invece poi dilungandosi in modo sempre più confuso e arzigogolato su questioni non attinenti alla partita appena disputata o a quella da disputare, raggiungendo il massimo alla viglia proprio di Lecce Napoli, dove il 95% del tempo dedicato alla conferenza stampa è stato da lei dedicato a rispondere puntigliosamente alle domande sul suo futuro e sui suoi rapporti con la società, tralasciando quasi totalmente il discorso relativo alla partita del giorno successivo.

Se lei avesse usato la franchezza di cui si vanta per zittire i giornalisti sulle domande relative al suo futuro, ci saremmo risparmiati questo strazio e il Napoli ora sarebbe certamente non scudettato ma ormai ampiamente in zona sicurezza per la Champions.

Anche se lei ha ancora due anni di contratto a Napoli mi sarei aspettato, pur in un eventuale comprensibile malcontento, un atteggiamento di protezione a oltranza del traguardo da raggiungere e una consapevolezza che lei, in questo contesto, è il vero leader di questa squadra e come tale avrebbe dovuto proteggerla da ogni tempesta, come ha ben fatto per oltre un anno, riservando tutte le sue frustrazioni (o ambizioni) ad un dialogo privato, franco e continuo con tutte le componenti della società, presidente compreso...anche se sappiamo benissimo che il Presidente non è, come si suol dire, "dolce di sale".

Se lei vuole andare via è libero di farlo e forse, visto come lei si è comportato, è bene che se ne vada, perchè ha ferito e offeso col suo comportamento di quest'ultimo mese, i sentimenti dei tifosi nei suoi confronti.

Avremmo potuto capire i suoi discorsi sulla sua coerenza se lei, come usava fare Reja, avesse avuto il contratto in scadenza a fine anno. Anche Reja diceva sempre le sue stesse parole con cui ci ha "abboffato i cosiddetti" in quest'ultimo mese, ma il mister ora laziale non aveva contatti in corso e contratti già firmati in tasca: lei ha un biennale con questa società...per carità: nessun contratto è insolubile, tutto si può ridiscutere e rescindere, ma c'è modo e modo e lei, "caro" Mister, ha scelto un modo veramente pessimo...impari da Reja, che forse non sarà un tecnico preparato come lei, ma nel nostro cuore, pur con i suoi limiti di allenatore, ci ha lasciato lo scudetto del cuore, della signorilità e della coerenza.

E comunque grazie per tutto quello che ha fatto per noi: anche se addolorati, arrabbiati e offesi, non La dimenticheremo...

PS: e adesso ci aiuti a fare questo stramaledetto, fottutissimo punto!

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