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venerdì 4 marzo 2011

La norditanza, il mercato...e una "rondinella" per far primavera


La lontananza, sai, è come il vento, cantava il grande Mimmo Modugno tanti anni fa...e come il vento è un po' anche la sudditanza psicologica, di cui tanto si discute da anni, tra sospetti, mezze parole, luoghi comuni e smentite categoriche...e il vento spira, quansi sempre, verso nord, tant'è che questa settimana un giornalista, con uno di quei geniali giochi di parole che io adoro, ha parlato di "norditanza", la sudditanza verso il potente nord del calcio e dell'economia.

Ho ascoltato con molta attenzione le centinaia e centinaia di commenti che si sono succeduti dopo la serata di San Siro che va interpretata sotto diversi piani di lettura, che ho cercato indegnamente di sintetizzare nel titolo di questo post.

Il primo piano di lettura della partita di lunedì sera è certamente quello della conduzione arbitrale di Rocchi, arbitro che ho definito eufemisticamente "impressionabile" nella sua direzione di gara, una "impressionabilità" dimostrata nel corso degli anni non soltanto contro il Napoli, contro squadre, specie il Milan, più "potenti" dì quella azzurra, ma anche a nostro favore, se ricordiamo ad esempio un braccio galeotto di Aronica lo scorso autunno nella vittoriosa trasferta di Cagliari.

Nessuno mi pare lo abbia evidenziato, ma forse anche il precedente in questione, nonchè una risaputa tendenza di Aronica ad alzare braccia e gomiti, da noi evidenziata e rimproverata più volte al giocatore anche nelle tante occasioni in cui "ci è andata bene", deve aver influenzato la "ardita" scelta di Rocchi di concedere un rigore che, come molto hanno notato, nemmeno i milanisti avevano immaginato di poter ricevere tant'è che alla fine dell'azione si stavano avvicinando a Rocchi per sincerarsi che concedesse il calcio d'angolo.

Molti calciatori, cito per tutti Nicola Amoruso, ex azzurro che ha girovagato nella sua lunga carriera tra squadre "piccole" (Reggina) e "grandi" (Juventus) e che quindi ha potuto vivere il rapporto con gli arbitri da vittima e da beneficiario di questo "vento" arbitrale, hanno evidenziato, talora in modo niente affatto velato, che la sudditanza c'è sempre stata e che più facile fischiare certe cose e certe situazioni a favore delle grandi squadre che delle piccole.

Certo, ci sono molti fattori, sociologici, psicologici e politici che favoriscono certe disparità di trattamento: per esempio è umano che siccome gli arbitri sono inseriti in un sistema in cui vieni chiamato ad arbitrare grandi match (e a diventare internazionale) se non scontenti le grandi squadre, puoi guadagnare gettoni di presenza, prestigio ed esposizione mediatica e quindi il "sistema" (senza voler con questo scendere nell'insinuare corruzione o malafede) ti mette tantissime pressioni nello "stare attento" a certe maglie e a certi colori.

E' una debolezza umana l'essere forte con i deboli e "ossequioso" con i potenti, specie se da quei potenti può dipendere un avanzamento di carriera, maggiori opportunità di lavoro e di guadagno, maggiore prestigio: non solo dal lato dei tifosi o dei giornalisti più vicini agli azzurri, ma anche da commentatori più imparziali si è sottolineato come se la stessa azione si fosse svolta nell'area del Milan quasi certamente un fallo come quello di Ibra su Cannavaro si sarebbe visto molto di più e un tocco galeotto come quello di Aronica molto di meno.

In una partita tutto sommato ancora in equilibrio, un intervento come quello di Rocchi ha purtroppo "spaccato" la partita perchè ne ha cambiato totalmente il volto tattico: non dimentichiamo, è vero, che il Napoli non ha fatto tiri in porta, ma la Lazio, giusto un mese prima, si è venuta a prendere uno 0 a 0 a Milano, sempre contro il Milan, facendo la stessa inguardabile partita di contenimento a oltranza fatta dagli azzurri.

Non abbiamo la controprova, magari il Milan avrebbe trovato lo stesso il gol, ma il rigore "non richiesto" dai rossoneri, i tre clamorosi fuorigioco inesistenti fischiati agli azzurri (sul primo Cavani si stava involando solo davanti ad Abbiati e avrebbe potuto portare gli azzurri in vantaggio!) sono ombre troppo pesanti per poter accettare serenamente il risultato del campo di lunedì sera.

Ma allora? Dobbiamo schifare questo calcio corrotto e mandare tutto in malora? No, signori miei, solo non lasciarci incantare da chi racconta favole, tenere gli occhi aperti e avere pazienza. Sì, pazienza, perchè la storia dimostra che  quando il Napoli prima di Maradona non era nessuno, subiva lo stesso trattamento che abbiamo subito lunedì, ma quando è diventata una squadra forte, fortissima, gli arbitri hanno cominciato a rispettare anche noi.

Dobbiamo crescere e aver pazienza, come abbiamo fatto fino ad oggi: la partita di lunedì sera ha infatti evidenziato anche una distanza in termini di mentalità, esperienza e peso tecnico che non vanno dimenticati: si scontravano, con soli tre punti di differenza in un campionato che ha completato i due terzi del suo cammino, una rosa (quella del Milan) che un monte ingaggi oltre quattro volte superiore a quella avversaria (il Napoli) che, non dimentichiamolo, è soltanto al suo quarto campionato di serie A: 130 milioni contro 30 di monte ingagggi e basterebbe già soltanto questo confronto per evidenziare che razza di impresa eccezionale sta realizzando il Napoli quest'anno.

Una rosa, quella azzurra, che seppure, grazie a Mazzarri, si è valorizzata anche in tante sue seconde linee propone alcune riflessioni e confronti tra le scelte operate dall'ex direttore generale Marino nei primi anni di vita della nuova società e le scelte che sta facendo il suo successore, Bigon.

Ma come? (qualcuno mi chiederà...) Ma tu non eri un nemico giurato di Marino? Non sarai per caso un nemico "pentito"? Chiarisco ancora una volta il mio pensiero, testimoniato comunque da tutto ciò che ho scritto in questo blog da quando è nato, quasi due anni fa: Marino ha fatto un lavoro per alcuni aspetti eccezionale, ha avuto la bravura di costruire una squadra con una spina dorsale solida che si è andata valorizzando nel corso degli anni e dovendo bruciare le tappe per riportare il Napoli nella dimensione che merita partendo da zero. Questo è un merito che gli ho sempre riconosciuto, che gli riconosco tuttora e che non gli negherò mai. L'ho ferocemente criticato, e non mi pento per questo, per come ha gestito certi acquisti niente affatto economici (Cigarini, Datolo, Denis, Rinaudo) strapagati in relazione al loro effettivo valore tecnico e per come ha mantenuto un accentramento insostenibile della gestione societaria, anche quando la società stava crescendo e la sua gestione diventava sempre più complessa e avrebbe necessitato di capacità di delega che Marino non ha mai voluto o potuto attuare.

A Marino si devono i nove undicesimi dell'attuale squadra titolare e questo è un merito straordinario a cui Bigon ha finora risposto con un acquisto "eccezionale" in tutti i sensi, come Cavani, un altro eccezionale sul piano economico ma non tecnico (Dossena) e una serie di acquisti minori che lasciano tutt'oggi più perplessità che certezze (Sosa, Cribari, Lucarelli, Dumitru, Mascara e in parte lo stesso Yebda), tant'è che oggi siamo al paradosso che tra i due ufficialmente "vice-Lavezzi" (Sosa e Mascara) Mazzarri al momento sembra preferire...Zuniga, un'altra scelta di Marino da me sempre apprezzata e superficialmente liquidata da molti critici lo scorso anno.

Ci sono i due centrali stranieri, Ruiz e l'argentino che verrà la prossima estate su cui al momento sospendo il giudizio per ovvie ragioni, ma certo al momento le scelte di Bigon non sono apparse particolarmente brillanti anche se gli va riconosciuto il merito di aver finalmente alleggerito in modo molto abile quel libro paga pieno di "terze e quarte scelte" prese da Marino nel corso degli anni per infoltire la rosa azzurra quando il Napoli militava nelle serie minori.

Insomma, Bigon dovrà dimostrare, col prossimo mercato, di riuscire a miscelare con intelligenza nomi importanti affinchè il Napoli possa lottare in modo affidabile in un torneo durissimo come la Champions e nuovi giovani di grande valore che siano in grado, come a suo tempo fecero grazie a Marino i Lavezzi, i Gargano e gli Hamsik, di inserirsi con autorevolezza nell'impianto tattico della prima squadra.

Non sarà un mercato facile: molti dei titolarissimi di oggi dovranno diventare panchinari di lusso di domani o entrare in una logica di turnover a livelli molto più intensi di quelli consentiti dalla rosa di quest'anno...è bastato un banale "sputo" e la squalifica di un giocatore come il Pocho per rompere, come ho scritto la scorsa settimana, equilibri nella rotazione degli uomini tra Europa e campionato che hanno compromesso la possibilità di andare avanti in Europa e di giocarsi meglio la carta scudetto di Milano.

Torno a sentire discorsi che sentivo anche lo scorso anno, dopo i primi quattro fantastici mesi di Mazzarri in azzurro: "Abbiamo un calendario favorevole", "Possiamo conquistarci la Champions in casa", ecc. Poi vennero una inopinata squalifica (anche allora per motivi disciplinari) di Quagliarella, le sconfitte interne con Fiorentina e Parma e il sogno Champions sfumò.

Quest'anno dobbiamo stare attenti come e più dello scorso anno: la squadra appare più solida e matura dello scorso anno e ha una classifica certamente migliore, ma è chiaro che, navigando ora tra il secondo e il terzo posto, con le premesse che abbiamo fatto sul valore assoluto della rosa e sul peso "politico" attuale del Napoli, riuscire a portarsi a casa un terzo posto a fine torneo equivarrebbe ad uno scudetto e gli azzurri dovranno fare di tutto per riuscirsi, ora che sono in ballo, facendo tesoro delle esperienze negative vissute lo scorso anno proprio di questi tempi.

Le "rondinelle" del Brescia, che con Iachini non pensano solo alle barricate, si giocano la partita con tutti e hanno compiuto l'impresa di fermare sullo 0 a 0 a Udine l'inarrestabile Udinese, ci diranno se il Napoli sarà riuscito a voltare pagina rispetto alle delusioni di Villareal e San Siro e a cominciare la primavera 2011 con l'inerzia giusta per cogliere quel sogno che tutti accarezziamo.

Daranno il via ad una primavera veramente azzurra  quelle "rondinelle" che scenderanno in campo domenica al San Paolo contro gli azzurri?

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