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giovedì 31 marzo 2011

Scudetto? Le pressioni contano...

Avendo da poco superato la soglia dei 40 anni, anche se non ho mai giocato a pallone ad alti livelli, ho vissuto da tifoso, direttamente o indirettamente, alcune stagioni in cui il Napoli si è trovato nelle primissime posizioni di classifica a giocarsi inaspettate chances di scudetto.

Mi hanno ad esempio raccontato la cavalcato degli azzurri di Vinicio nel lontano 74-75: dopo aver perso per 2 a 6 contro la Juve al San Paolo nel mese di dicembre dopo un faticoso turno di Uefa, gli azzurri non mollarono e, sciorinando gioco spettacolare e risultati eccezionali, rimasero nella scia della Juve, arrivando allo scontro al Comunale di Torino con soli due punti di ritardo. L'ex Altafini (core 'ngrato!) siglo il gol del 2 a 1 decisivo che spinse gli azzurri a 4 punti dalla Juve. Gli azzurri comunque non mollarono e chiusero il torneo a soli due punti dalla Juve.

Ci vollero ben 6 stagioni per rivivere emozioni tanto forti: l'80-81 me lo ricordo bene...ce lo ricordiamo tutti e non solo per motivi calcistici...

...si cominciò la stagione con le ripercussioni dello scandalo scommesse: Milan e Lazio in serie B, Avellino, Bologna e Perugia penalizzate di ben 5 punti (che nei campionati a 16 squadre, con 30 partite e due punti a vittoria rappresentavano un handicap pesantissimo!)...

...fu un anno storico: dopo un decennio di frontiere chiuse, riapparvero gli stranieri nel nostro campionato...uno per squadra, da campioni celebrati e carichi di gloria come Krol, nel Napoli, o Brady nella Juve, al "Re di Roma" Falcao all'austriaco Prohaska, sbarcato all'Inter fino a autentici sconosciuti (l'avellinese Juary) o autentici "bidoni"...

...fu l'anno del terremoto che sconvolse l'Irpinia e la Basilicata e toccò pesantemente anche Napoli...una stagione drammatica, iniziata in sordina, ma andata crescendo e diventata via via sempre più incredibile e appassionante, fino ad arrivare in primavera, a 5 giornate dalla fine, alla venticinquesima, con Juventus, Roma e Napoli allineate tutte in testa a 35 punti! Incredibile, ricordo persino dove mi trovavo quando il leggendario Bortoluzzi, a Tutto il Calcio Minuto per Minuto, lesse quella per me incredibile classifica.

Quel Napoli non era partito certo con ambizioni di scudetto, ma Marchesi, come oggi Mazzarri, dopo un inizio balbettante dovuto all'ambientamento di Krol, cominciò a tirar fuori il meglio da quei ragazzi, a cominciare da quell'indimenticabile 4 a 0 di inizio ottobre alla Roma che rappresentò il primo squillo, forse la svolta di quella stagione e dette fiducia a tutto l'ambiente.

In porta c'era il giaguaro, Castellini, l'unico, assieme a Krol, con una certa esperienza ad altissimi livelli. In difesa campeggiavano già Ferrario e Bruscolotti, il nucleo del Napoli che qualche anno dopo sarebbe diventato Campione d'Italia e, sulla sinistra, un giovanissimo di grande talento, il ventenne Luciano Marangon, una delle rivelazioni di quel Napoli e di quel campionato. A centrocampo più corsa che talento, con Guidetti e Vinazzani, ma sulla tre quarti un giovanissimo che esplose proprio quell'anno, Gaetano Musella e un vecchio marpione come "Flipper" Damiani che sul lato destro spesso faceva la differenza. In attacco un onesto e veloce attaccante come Claudio Pellegrini che mai come quell'anno sfruttò spesso i lanci lunghissimi di Krol, segnando 11 delle 31 reti azzurre.

Un attacco che segnava pochino, una rete di media a partita, molto meno delle 43 reti della Roma o delle 46 della Juve, ma che vantava una buona difesa (21 reti subite) anche se ben lontana dall'eccezionale difesa juventina degli Zoff, degli Scirea, dei Gentile e dei Cabrini (solo 15 reti subite in 30 partite).

Quel Napoli, appena assaporò la vetta, ebbe l'occasione di allungare il passo, ospitando di fronte al pubblico più numeroso di tutti i tempi a Napoli un Perugia ormai fiaccato dalla penalizzazione e retrocesso: grande entusiasmo, grandi sogni, grandi speranze, fibrillazione, grande pressione...palla al centro, un minuto di gioco...autogol incredibile di Ferrario...89 minuti di assalti all'arma bianca, 0 a 1...la Juve vince, la Roma pareggia e poi...e poi la Juve rivince...poi pareggia in casa con la Roma (gol annullato a Turone, primo "scandalo arbitrale televisivo"), passa anche a Napoli, penultima giornata e ultima speranza per gli azzurri di riaprire i giochi.

Ecco, il campionato di quest'anno mi sembra a metà tra quei campionati in cui il Napoli è stato protagonista del tutto inatteso e certo non nato per vincere e quei campionati dove il Napoli partiva per vincere.

Dico a metà perchè da un lato c'è una squadra che certamente non è nata con l'ambizione e la struttura tecnica per vincere uno scudetto (e quindi, come il Napoli del 75 o quello dell'81) si sta spingendo ai suoi limiti più inesplorati, ma è anche un po' un Napoli "grande" perchè annovera grandi giocatori e perchè è stato costruito nel tempo, come lo è stato quel Napoli delle grandi vittorie e come lo sono state altre grandi vincitrici come la Juve dei primi anni 80, costruita pazientemente lungo ben 10 anni di pazienti e graduali innesti a partire dalla prima metà degli anni 70.

Questo campionato mi ricorda molto il campionato dell'anno precedente al primo scudetto, quello dell'85-86, dove il Napoli, a lungo, stazionò al secondo posto alle spalle della irraggiungibile Juve di Platini per tanti mesi, superata soltanto in tarda primavera da quella Roma di Ericsson che poi fallì di un soffio lo storico sorpasso alla Juve perdendo in casa col Lecce già retrocesso al termine di una incredibile e lunghissima rimonta.

Ho pensato molto a queste comunque felici stagioni, riflettendo su quanto sarà difficile e quanto sarà un eccezionale successo riuscire a mantenere l'attuale terzo posto che, per il Napoli attuale, equivarrebbe senza alcun dubbio, ad uno scudetto.

Certo poi ti vengono anche in mente i ragazzi del Verona di Bagnoli che, fregandosene di pronostici e di nomi non eccelsi, andarono avanti per la loro strada e alla fine realizzarono un'impresa incredibile ma, anche in quel caso, non del tutto casuale, frutto anche quella, di una crescita iniziata nelle stagioni precedenti e completata dall'innesto di giocatori magari non fuoriclasse, ma di grande livello internazionale come il tedesco Briegel e il danese Elkjaer, perfettamente funzionali al disegno tattico di Bagnoli.

Dunque ci sono precedenti belli e meno belli da tenere in mente, sperando comunque che questi ragazzi ci regalino emozioni, vittorie, ma soprattutto, in linea con la voglia inculcata loro da Mazzarri, prestazioni che onorino la maglia azzurra come quasi sempre il Pocho e compagni hanno fatto in questa finora eccezionale stagione.

Il Napoli ha sfatato tantissimi tabù, ma, nel contempo, se ne è creati di nuovi: uno di questi, che sarebbe ora di infrangere, è quello di non esser mai riuscito a vincere uno scontro diretto con le tre squadre che lo precedono e con la Lazio che lo segue: se vogliamo quantomeno coltivare il "sogno-Champions" sarebbe ora che anche questo tabù venisse infranto, a cominciare da domenica.

Inoltre gli azzurri sono chiamati ad una ulteriore prova di maturità a fronte di una flessione che lo scorso anno ne pregiudicò i sogni, proprio in questo periodo e proprio in casa, contro Parma e Fiorentina: Lazio e Udinese serviranno anche a dare una ulteriore misura in questo senso dei progressi azzurri rispetto allo scorso anno. Tenere botta in queste due partite e non calare la concentrazione a Bologna (dove lo scorso anno gli azzurri hanno perso e dove quest'anno i ragazzi di Malesani hanno sciorinato prestazioni straordinarie!) rappresenta un punto di passaggio decisivo per dare poi un senso ben preciso alle ultime 5 giornate (continuare a sognare per il primo posto, consolidare il terzo, oppure accontentarsi del quarto).

Non ci illudano il morale basso dei biancocelesti e le pesanti assenze di Radu, Ledesma e Matuzalem! Reja è capace, a maggior ragione contro il Napoli, come ha già dimostrato all'andata, di poter creare trappole tattiche insidiosissime! Il Milan è rimasto invischiato, come in una enorme carta moschicida, nel "non-gioco" laziale, infrangendosi per 95 e passa minuti contro la linea-Maginot creata non più di due mesi a San Siro dal tecnico friulano.

Bisognerà avere freddezza, saldezza di nervi, eccezionale lucidità sotto porta e attenzione alle ripartenze avversarie per portarsi a casa una vittoria che, indipendentemente dal risultato del derby milanese, donerebbe agli azzurri la quasi certezza della zona Champions (quarto posto garantito) e nuove speranze...

Ci sarà il tutto esaurito domenica: speriamo solo che il San Paolo sia un inferno per i laziali e che l'entusiasmo non sconfini nell'impazienza e in una pressione eccessiva sui nostri ragazzi...chiediamo loro solo il massimo impegno e sosteniamoli fino a perdere la voce!

Il resto ci sarà se ce lo saremo davvero meritato!

Per saperne di più:



PS: ci tocca Banti, il "cieco di Verona", quello che non ha visto il "furto" di "Rubinho" col Chievo...a me non è mai piaciuto in generale, da quando ci arbitrava in serie C...il Napoli dovrà essere, anche stavolta, più forte anche dell'arbitro!

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