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lunedì 28 settembre 2009

De Laurentis "dimette" Marino - Riflessioni...

Il Mattino di oggi (lunedì, Francesco De Luca, pag.41) rivela l'indiscrezione che Marino abbia sostanzialmente rassegnato le sue dimissioni al Presidente nella serata di mercoledì, con un SMS, mentre il Napoli stava collezionando l'ennesima figuraccia di questo infausto 2009 a San Siro contro l'Inter: "Non c'è più niente da dire, resto in attesa di tue comunicazioni".

Certo si può discutere (anche stavolta) il modo con cui il Presidente ha deciso di mettere fine ad una storia durata 5 anni, rendendone pubblici i motivi...ma le discutibili modalità con cui il Presidente dà il benservito ai suoi collaboratori sono ormai una costante che, nel bene e nel male, fanno parte del personaggio.

Veniamo quindi al merito della vicenda: chi segue questo piccolo blog (e vi ringrazio con tutto il cuore per questo!) può ora rendersi conto di quanto le critiche espresse ieri da Presidente coincidessero con quelle espresse non da oggi in questo mio spazio di commento e discussione.

Questo blog è nato non ieri, ma il 20 aprile di quest'anno, quando la crisi del modello organizzativo (?) Napoli appariva ormai chiara anche a un tipo non troppo "sveglio" come il sottoscritto.

Nel corso dei mesi ho cercato di intuire e spiegare le ragioni di questa crisi e ascoltando in questi giorni le parole del Presidente ho provato un misto di soddisfazione (per essere riuscito a cogliere nel segno i cardini di questa crisi) e rabbia (per il fatto che uno come me, un normale tifoso, che lavora in una multinazionale e che ne capisce un minimo di problemi di organizzazione aziendale) abbia visto bene ciò che si cercava ostinatamente di nascondere.

De Laurentis ha speso fiumi di parole in questi giorni, come potete ascoltare e vedere nella raccolta di video che vi ho messo a disposizione nel post di ieri, ma da esse si possono ricavare alcuni punti chiari e fermi:
  • il Presidente entra nel mondo del calcio, 5 anni fa, con un modello organizzativo-imprenditoriale vincente (quello della Fimauro) e col desiderio di applicare questo modello anche al calcio, consapevole che anche il calcio è ormai un'azienda e come tale va organizzata anche nel calcio;

  • non avendo però sufficiente competenza specifica nella materia calcio, accetta di affidare le chiavi della società (in senso figurato, ma anche materiale, visto che Marino aveva le chiavi di palestre, spogliatoi e uffici) a un uomo che dice di amare il Napoli, che lavora nel calcio da quasi trent'anni e che viene da lontani successi napoletani (in gioventù) e recenti successi udinesi;

  • il Presidente propone subito di cominciare a strutturare una adeguata organizzazione, suggerendo la suddivisione delle funzioni di Direttore Generale (che in un'organigramma aziendale equivale all'Amministratore Delegato che dirige e coordina tutte le articolazioni dell'organizzazione) e di Direttore Sportivo (che sarebbe stato il responsabile della sola area tecnica e che in un'azienda corrisponde al capo delle attività operative);

  • il Presidente ha da subito idee per progetti di espansione internazionale del marchio Napoli molto innovative per il calcio italiano, ma in fondo assolutamente in linea con le idee di sviluppo delle organizzazioni imprenditoriali più moderne e la differenziazione tra le funzioni di DG e DS è uno dei passaggi necessari a mettere in piedi tali progetti;

  • Marino si oppone a questa visione, quasi come se l'organizzazione da cui proviene (l'eccellente Udinese dei Pozzo) non gli avesse insegnato nulla: all'opposizione di Marino, De Laurentis, pur perplesso, decide di dargli fiducia per permettere comunque alla nuova creatura di poter nascere. Certo è facile parlare oggi, ma mi metto nei panni del Presidente 5 anni fa, con una società e una squadra tutte da costruire e un campionato che incombe...anzi: era già iniziato!...Non me la sento di condannarlo per quella scelta...per la situazione di allora, ci poteva stare, come ha chiarito ieri lo stesso Presidente. In certe situazioni, specie in un'azienda agli inizi (e io ho vissuto un'esperienza del genere), bisogna essere pragmatici all'insegna del motto" Il meglio è nemico del bene"...e in quella situazione cercare il meglio e troncare subito con Marino, avrebbe significato per Aurelio non poter costruire una squadra nè cominciare l'attività calcistica.
  • E' chiaro però che, man mano che la squadra sale di livello, le complessità tecniche, amministrative e gestionali aumentano: vi porto ad esempio la realtà professionale del sottoscritto... Il mio ruolo sulla carta è lo stesso da 5 anni a questa parte (scegliere i miei collaboratori, con l'aggravante che per motivi organizzativi interni sono costretto a cambiarli ogni 6 mesi, coordinarne le attività e vigilarne la qualità dell'operato), soltanto che mentre all'inizio coordinavo soltanto due persone, oggi ne coordino quattro, tre delle quali lontane fisicamente dalla mia sede di lavoro (io sono a Napoli, mentre tre dei miei collaboratori sono a Ivrea, Milano e Catania). Nel corso degli anni ho rinunciato sempre meno ad accentrare attività e poteri, decentrando sempre più spesso tutte le attività più strettamente esecutive, che lascio ai miei collaboratori. Ecco il cardine principale della divisione tra Marino e De Laurentis. Il Presidente, esperto di organizzazione aziendale, non aveva bisogno di competenza specifica nel calcio per capire che l'organizzazione di un club con respiro e progetti internazionali, non avrebbe potuto prevedere un'accentramento così spiccato in un'unica persona di una serie di mansioni così ampie. Marino ha lavorato a ritmi infernali per cercare di reggere il ritmo dei progetti da fare e alla lunga ha pagato questa sua presunzione. Tornando al milo esempio lavorativo, quando sono passato a coordinare 4 persone (e non più 2) all'inizio lavoravo ancora come se avessi sempre due: da un lato stavo andando al manicomio, perchè non cambiando i metodi di lavoro, avevo esattamente il doppio del lavoro di prima, per cui ero stressatissimo, nervosissimo e il mio lavoro non era apprezzato dall'azienda...quando ho capito che dovevo rivedere i miei metodi di lavoro e adeguarli alla nuova organizzazione, rinunciando a voler fare tutto esattamente come prima, la mia qualità del lavoro è migliorata e ho soddisfatto appieno la mission che l'azienda mi aveva affidato aumentando il mio campo d'azione. Chi lavora in un'organizzazione aziendale complessa come la mia può capire benissimo, quindi, il malessere del Presidente e l'errore del DG Marino...ecco, Marino si è sentito minacciato dalla proposta del Presidente e non ne ha colto la necessità e l'opportunità.

  • Perchè allora il Presidente non ha deciso di cambiare prima? Perchè, se un po' ho capito che manager è, lui lascia responsabilità alle persone, come avviene anche nella mia azienda: tu, capo azienda, fissa gli obiettivi che io debbo raggiungere e mi lasci autonomia per raggiungerli...per cui, fatto ciò, l'azienda deve aspettare che la sua persona lavori e ottenga l'obiettivo e alla fine del periodo stabilito si tracciano i bilanci. De Laurentis aveva fissato questo limite di verifica dopo 5 anni.

  • Perchè allora non concludere il rapporto questa estate, al termine del primo quinquennio? Perchè a mio avviso il Presidente, proprio perchè da grande fiducia e tante possibilità, ne ha data un'altra a Marino all'inizio di questo mercato. Ricordate la sua conferenza stampa in Austria quando presentò la nuova stagione? De Laurentiis ribadì che stava lavorando per potenziare la struttura societaria del Calcio Napoli...e il 4 agosto scorso scrissi su questo blog: "De Laurentis è ormai attivamente coinvolto nella gestione del Napoli, molto più da vicino di prima. A mio avviso, pur con gli amabili difetti del personaggio, è un elemento positivo, perché responsabilizza tutta la società e nel contempo solleva da molte fatiche (ormai improponibili per il livello raggiunto dalla società) il direttore Marino, che, col potenziamento in atto delle strutture societarie, potrà lavorare finalmente più di qualità e meno di quantità, togliendosi di dosso incombenze organizzative minime diventate ormai imbarazzanti per una società che punta ad una dimensione europea."...e poi il Presidente disse alcune cose in quella conferenza austriaca che mi fecero scrivere: "...nuovo team manager, prossimamente un nuovo responsabile dell'area giovanile e non solo. Anche questo è un segnale positivo e incoraggiante...come ho scritto più volte, certamente banale, ma senza una società con una struttura agile ma ben organizzata, una squadra non può andare molto lontano. Bravo Presidente!". Io capii dove voleva andare il Presidente, mi pare chiaro che anche un manager navigato come Marino avrebbe dovuto capirlo e non vivere l'ingresso di nuove figure manageriali in società come una "squalifica" ai suoi meriti...e qui emerge quello che anche il Presidente ha fatto intendere ieri, cioè il ritratto di una persona con troppo orgoglio che mira a controllare tutto in modo talmente maniacale da rendere "monocratica" la gestione di questa società.

  • La crisi tecnica dello scorso anno, come ho scritto più volte dalla scorsa primavera, era figlia di una crisi organizzativa, di un modello troppo "accentrato" su un'unica persona, troppo clamorosa per poter essere limitata alle responsabilità di alcuni giocatori o del tecnico. L'esempio delle docce di Castel Volturno è significativo di ciò che il Presidente lamenta verso il suo ormai ex DG: lui vuole costruire una struttura snella, articolata quanto basta e funzionale che "replichi" l'efficienza organizzativa della Filmauro, mentre l'ex DG, accentrando tutto, crea i presupposti affinchè siano gli uomini della Filmauro, dai manager agli operai specializzati, a dover coprire i "buchi" organizzativi del calcio Napoli. Il Presidente, e io gli dò ragione, vuole che il Napoli possa essere "la Filmauro del calcio", con un suo modello organizzativo che, da un lato, non intralci l'operatività quotidiana della Filmauro e dall'altro sia in grado di avere la stessa efficacia ed efficienza e quindi di poter riprodurre, nel calcio, il successodi risultati già evidente nel cinema. Non è un discorso presuntuoso o campato in aria: con meno risorse economiche del Napoli, realtà come Chievo o Atalanta (per non parlare di Udinese, Genoa e Fiorentina) riescono a competere in un campionato come quello attuale e in un sistema che, molto più di vent'anni fa, penalizza le piccole realtà che hanno poco appeal commerciale e televisivo...eppure sono lì, da anni, e ogni anno costruiscono squadre nel loro "piccolo" vincenti, affinando di anno in anno i loro metodi di lavoro con una precisa e funzionale organizzazione societaria...Il Presidente vuole semplicemente questo e, a mio avviso, ha tentato fino alla fine di farlo capire a Marino, esponente di una cultura che qualcuno ha definito spietatamente (e io tra questi) "provinciale", nel senso di "ristretta", senza offesa per la provincia italiana che, spesso, mostra capacità imprenditoriali a livello globale.

  • Tutto il resto che di negativo è venuto al pettine in quest'ultimo anno è stato il frutto di queste due visioni sempre più inconciliabili tra loro.
Io credo che il Presidente abbia ragione: ho rimproverato più volte la mancanza di umiltà di Marino nell'ammettere i suoi errori...ho maturato, rispetto a Marino, un'opinione che, alla luce degli eventi, ha avuto la stessa maturazione che ha avuto quella del Presidente: anch'io ho scritto, fino a qualche settimana fa, che non volevo che Marino andasse via, ma che capisse i suoi errori, che a molti come me apparivano evidenti, e che non facesse scadere la sua coerenza di azione in ottusaggine...poi, nelle ultime settimane, rivedendo situazioni già viste, ho capito che non c'era speranza che Marino capisse e rivedesse il suo modo di governare la società e ho invocato che il Presidente prendesse atto che non c'erano più margini per continuare a governare la società in questo modo.

Sono sinceramente addolorato per questo divorzio: racconto un mio piccolo episodio personale legato a Marino. Viaggio spesso per lavoro per la mia azienda tra Napoli e Milano e, a fine luglio del 2008, volai su un Milano-Napoli con Marino seduto in aereo nella fila dietro la mia... A me non piace "disturbare" i "VIP"...sono molto rispettoso della privacy di tutti e non mi piaceva l'idea di disturbare il DG nel suo viaggio che, come il mio, giungeva comunque al termine di una giornata di lavoro...e Marino mi disse infatti che era reduce da una riunione di Lega durata tutta la giornata e nella quale si era discusso tanto senza decidere nulla... ci scambiammo solo un po' di sorrisi e qualche parola, rigorosamente non di calcio, durante il volo. Terminato il viaggio e scesi entrambi dall'aereo, lui, con molta signorilità, mi saluto e mi strinse la mano e io gli dissi: "Direttore, non le dico nulla... Io ho totale fiducia in lei e in quello che farà!". Avevamo da poco acquistato Maggio, da tutti considerato un gran colpo...e venivamo da uno splendido campionato di esordio in serie A...che gli avreste detto voi al mio posto?

Lui sorrise grato della mia frase...ma quello divenne presto anche il mercato dei Denis, dei Rinaudo e degli Aronica... E' come se da quel giorno il destino mi avesse voluto far rimangiare quella frase! Ma quella frase rappresenta tutto il credito di cui ancora godeva il DG.

Tante cose allora non mi erano così chiare, sembrava tutto funzionare a meraviglia...ecco perchè dissi quella frase ed ecco perchè sono così addolorato oggi...

E sono arrabbiato perchè, da fuori, senza patentini o tessere manageriali, ma con l'esperienza pluriennale di chi lavora in una multinazionale della comunicazione, con la passione di un tifoso che cerca di capirne qualcosa del suo gioco preferito e con le orecchie tese ad ascoltare e osservare, direttamente o tramite le dichiarazioni degli addetti ai lavori più vicini alla società, tutto quello che si poteva vedere, giorno per giorno, dall'inizio di quest'anno e poi con l'aiuto di questo blog, ho capito cha la crisi non era tecnica ma organizzativa e ho cercato di capirne le ragioni e descriverle.

E mi sorprende di come le parole del Presidente nell'analizzare questa crisi siano state così simili a quelle da me scritte in questi mesi...sono così intelligente? Sono un genio? Non lo so... Ma mi chiedo: perchè Marino non ha capito la portata del progetto del Presidente? Perchè questa continua "sindrome da accerchiamento" contro tutto e tutti?

Mi sembra chiaro che qualcosa andasse fatto: il fallimento stretegico di questa gestione societaria si può osservare in tutta la sua crudezza guardando gli spalti del San Paolo di ieri...sembrava non la terza di campionato in casa, ma l'ultima giornata di un campionato ormai morto e sepolto...a settembre??? Ma quando mai??? Ma nemmeno negli anni più bui del pre-fallimento gli spalti ad inizio campionato erano così vuoti e privi di energia positiva come quelli della partita col Siena.

Certo è vero che tanto è stato fatto in questi cinque anni: non tutto è nero, non lo penso... Ci sono valori societari (ad esempio il settore marketing che sta facendo passi da gigante) e tecnici (giovani talentuosi nelle giovanili, giocatori come Hamsik e Lavezzi in prima squadra) che sembravano un sogno 5 anni fa.

La colpa di Marino è di non essere stato capace di essere meno "accentratore" e più "agevolatore dell'organizzazione", lavorare quantitativamente meno e qualitativamente meglio.

Due brevi riflessioni conclusive:
  1. Donadoni, pur essendo una scelta del Presidente e pur essendo avversata da Marino, non deve sentirsi al sicuro: la sua posizione è comunque in bilico, visto che appare chiaro che il Presidente ha fissato il 6 ottobre come "milestone" (scadenza chiave) per disegnare il Napoli del futuro...e ho l'impressione che lo stesso Presidente non creda più che il mister possa gestire al meglio un patrimonio tecnico ancorchè incompleto come questo...ho l'impressione che veda una rigidità nel mister che vada oltre la necessaria severità e autorità con cui a suo avviso il gruppo andrebbe condotto (vedi caso Datolo prima di Inter-Napoli con una tribuna affibiata all'argentina a seguito di uno screzio col mister);
  2. il Presidente, oltre che nei modi, forse non è steto tempestivo nei tempi: è difficile ricostruire un tessuto societario (DS +DG) in questo periodo dell'anno... il momento ideale per queste rivoluzioni, come ricordava anche Corbo questa mattina, è senz'altro la primavera, quando cioè si cominciano a progettare organici tecnici e societari per la stagione seguente. Cos'ha in mente Aurelio? Ha già un nome per la poltrona di Direttore Generale? E chi gestirà il mercato di gennaio? E chi verrà, che contratto avrà? Fino a fine stagione o pluriennale?
Il Presidente si sta assumendo dei rischi molto grandi, che però appaiono ancora maggiori per il momento della stagione in cui ha deciso di prenderseli...

Spero tanto, ma tanto, ma tanto che vada tutto bene! Io ho capito cosa vuole il Presidente e sono con lui, nonostante gli errori che lui (e lo sa...) a contribuito a far commettere ai suoi collaboratori (Marino e gli allenatori di oggi e di ieri).

Una sola preghiera, Presidente! In questo suo processo di rinnovamento, che io auspicavo e che quindi non posso che accettare, abbia più rispetto e attenzione per noi tifosi: liberi questo ambiente dalle paranoie dell'ex DG, dalle "sindromi da accerchiamento", dalle voci dei delatori che, per farsi belli ai suoi occhi, fanno la lista dei buoni e dei cattivi.

Abbia rispetto maggiore per la stampa, specie quella locale, che è l'unica che veramente ha a cuore, emotivamente e non solo per interessi economici, le sorti di questa società e di questa squadra... spinga i ragazzi a confrontarsi con l'ambiente, come domenica ha fatto Lavezzi... Guardi quelle interviste a Lavezzi... guardi quella timidezza, quella fragilità... anche così si costruisce la personalità...e poi faccia accompagnare questi ragazzi da un vero team manager, una persona che abbia una storia professionale e capacità umane tali da incutere rispetto nella società da parte di questi ragazzi, che li aiuti a capire che significa giocare A Napoli e PER il Napoli...

...anche Lei ha commesso degli errori, caro Presidente...glielo dico con affetto e non con astio... sia capace di capirli...anche se certamente la sua conoscenza del mondo del calcio è maggiore di prima, non perda mai il desiderio di ascoltare e di osservare in profondità, senza preconcetti, paranoie e manie di persecuzione, come cerco di fare io nel mio piccolo...la sua esperienza farà il resto...

Il Napoli ha bisogno dei suoi tifosi e del loro affetto...non voglio vedere spettacoli tristi come gli spalti semivuoti di Napoli-Siena.

Grazie di tutto Pierpaolo! Anche se ti ho criticato ferocemente, voglio renderti l'onore delle armi e so che avrai comunque un posto importantissimo nella storia del Napoli!

Presidente, mi raccomando!

Forza Napoli!

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