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mercoledì 16 settembre 2009

Tuttonapoli.net sulla crisi azzurra

Ospito volentieri un articolo della redazione di Tuttonapoli.net. Condivido totalmente quanto scrive Massimo La Porta. Aggiungo solo che Donadoni, da quando è a Napoli ha fatto 14 punti in 14 partite...una media da retrocessione...

Duecentosettanta minuti e appena tre punti in cassaforte. Due sconfitte esterne e una vittoria al San Paolo. Dati negativi ma pur sempre estremamente parziali nell’arco di un intero campionato che tuttavia minano concretamente i pilastri acerbi di una ricostruzione annunciata e proclamata. Il castello alzato sulle ceneri dell’ultima illusoria esperienza sembra sgretolarsi quando la vernice è ancora fresca. Il progetto di ricostruzione del nuovo Napoli ha piantato le fondamenta lungo due direttrici: epurazione degli elementi disciplinarmente instabili e rafforzamento perentorio dell’intera rosa. Gli introiti dell’intero circuito degli sponsor e soprattutto i contratti garantiti dalla cessione dei diritti televisivi hanno permesso di sborsare, proiettandoli anche nei prossimi anni, oltre cinquanta milioni di euro. Un bel bottino, consumato a suon di cinque buoni colpi ravvicinati incorniciati dal botto Quagliarella, in attesa di smaltire le scorie accumulate nel mercato precendente e completare il mercato in entrata con i famigerati colpi finali. Purtroppo all’ottimo preambolo ha fatto seguito un epilogo che ha lasciato la campagna acquisti orfana di elementi determinanti quali un esterno sinistro, un centrocampista di quantità ed un bomber. La contemporanea cessione di titolari quali Mannini e Blasi, per motivi diversi, ha lasciato ombre e dubbi sulla valutazione finale della campagna di rafforzamento. Le tre esibizioni in campionato hanno concretizzato dubbi e paure. A Palermo la qualità del gioco ha celato il calo psicofisico nella ripresa, la vittoria contro il Livorno ha alleviato i dubbi di un attacco sterile ma ha confermato i due volti della squadra tra primo e secondo tempo. A Genova gli errori dell’arbitro, dei singoli e di Donadoni hanno fatto precipitare una partita in discesa. La compressione degli elementi negativi accumulati nelle prime tre esibizioni fanno emergere dubbi e perplessità attorno a due aspetti che sembrano pesare, nel pessimismo, è bene sottolinearlo, come i due grandi peccati originali del nuovo ciclo.


Il 3-5-2

La riproposizione del modulo di Reja non trova spiegazioni, se non nell’adattabilità forzata ad un unico uomo, Marek Hamsik. La scelta di un tecnico come Roberto Donadoni infatti, gettava le premesse per una diversa concezione della campagna acquisti, fatta e studiata a tavolino con il tecnico e le sue esigenze. La potenziale cattiva integrazione dello slovacco in un 4-4-2 o in un 4-3-3 potrebbe suonare come unica forzata motivazione che ha spinto il nuovo tecnico ad insistere nel vecchio modulo. Questo elemento tattico potrebbe anche aver influito sulle strategie di mercato facendo decadere la volontà di acquisto di un altro attaccante di valore che non avrebbe trovato spazio. Dati alla mano il modulo sotto inchiesta ha giovato pienamente ad Hamsik (tre reti in tre partite) ma non sembra esaltare il feeling tra Quagliarella e Lavezzi, oltre a rinnovare l’eterna ed irrisolta voragine sull’esterno sinistro.

Campagna rafforzamento incompleta nei numeri e nella personalità

La sconfitta di Genova ha affondato i dubbi su questi due aspetti. Il sorprendente impiego di Pazienza e Pià in luogo di Gargano e Lavezzi, suona quasi come una mossa strumentale di Donadoni. I due subentranti erano fino all’ultim’ora di mercato in lista di uscita e per qualità e rendimento rientravano in quell’elenco di giocatori da sostituire con pedine in grado di avvicinare il gap con i titolari. La contemporanea bocciatura di Denis (in tribuna) squarcia interrogativi sulla qualità quantitativa dell’intero reparto offensivo. In sintesi, i cinquanta milioni di euro spesi in questa sessione di mercato, aggiunti ai quasi quaranta dello scorso campionato, non sono bastati a costruire una rosa omogeneamente competitiva. Inoltre errori arbitrali a parte, la squadra ed il tecnico si sono fatti sfuggire una grande occasione per conquistare la partita. Errori di concentrazione e di maturità hanno permesso a Sculli e compagni di raddrizzare il match. La filosofia che nega l’acquisto di calciatori affermati e di personalità appare incompatibile con il desiderio di crescita. Carattere ed esperienza fanno la differenza non solo in un campionato ma all’interno di singole partite. Anche sotto questo aspetto, il mancato acquisto di Fabio Cannavaro, forse, grida vendetta.

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