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martedì 26 ottobre 2010

Diluvio rosso(nero)

Chiariamoci subito le idee! Il Napoli ha perso stasera prima di tutto per suoi demeriti e per suoi limiti, caratteriali, tecnici e tattici e anzi è tutto sommato un merito quello di riuscire a tenere viva una partita che, col Napoli in inferiorità numerica e disperatamente sbllanciato in avanti alla ricerca del pareggio, avrebbe potuto imbarcare una valanga di gol.

Allegri rinuncia a qualcuno dei suoi fini dicitori, pur schierando un tridente di livello assoluto Pato-Robinho-Ibra, ma rinforzando di corsa e potenza il centrocampo con l'inserimento di Boateng che infatti sostiene quasi da solo il centrocampo rossonero.

Il Napoli comincia come col Liverpool, imbambolato, imballato e intrappolato da un pressing inaspettato e a tratti asfissiante fin quasi sulla tre quarti azzurra. Il Napoli non riesce a sviluppare gioco, nè sulle fasce dove Maggio deve cedere presto il posto a un inedito Yebda che però non ha il passo dell'esterno, nè in mezzo al campo dove Gargano produce copiosi disastri in fase di appoggio e Pazienza, prima di perdere la testa con due assurdi falli di mano, cerca di mettere qualche toppa ai disastri del suo compagno di reparto, ma evidentemente viene contagiato dalla confusione del compagno.

Il Napoli è imbrigliato e la confusione aumenta quando Maggio deve lasciare il campo, dopo aver tentato di continuare a seguito di uno scontro tremendo testa contro testa con Antonini, a sua volta knock out.

Nei trenta secondi di inferiorità numerica, in attesa dell'ingresso di Yebda, i rossoneri ne approfittano  e, pur con 7 azzurri 7 in area, Robinho trova un buco alla destra del pur incolpevole De Sanctis.

Ancora una volta gli azzurri devono subire uno schiaffo per reagire, e questa è ormai una preoccupante abitudine che evidenzia tutti i limiti mentali di questa squadra.

Altro limite sono i consueti, incredibili errori sotto porta che gli azzurri cominciano ad inanellare nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo, complice in qualche caso (vedi Lavezzi) un eccellente Abbiati.

Poi Pazienza, già ammonito per un inutile fallo di mano su corner azzurro, si fa beccare la seconda volta con la manuccia alzata a centrocampo e la frittata è fatta: fuori Michele e un tempo con un gol e un uomo di svantaggio.

Nella ripresa uno splendido succedersi di attacchi azzurri alla garibaldina e micidiali ripartenze rossonere in praterie sempre più verdi e sempre meno...azzurre, dove De Sanctis si lancia a corpo morto su tutto e tutti.


Rizzoli non si fa commuovere sugli scontri roventi tra Lavezzi e Papastatopoulos che rimane "miracolosamente" in campo. Il Pocho crea dal nulla come solo un certo suo connazionale sapeva fare, ma non basta...i miracoli non sempre si ripetono, specie se limiti tecnici e strutturali ormai ben noti da tempo non vengono affrontati e risolti e, anzi, sembrano incancrenirsi sempre di più.

E' vero che ci sono uomini in condizioni ancora precarie, ma sembra in crisi l'idea tattica, il progetto, l'impianto azzurro, nonostante, a conti fatti, gli azzurri possano stasera vantare ancora un lusinghiero quinto posto in un'annata che era troppo facile prevedere sarebbe stata durissima.

I nuovi tardano ad inserirsi, alcuni dei vecchi sembrano in netta involuzione, sia tra i "titolarissimi" (Gargano, Pazienza, Maggio, su tutti), sia tra le riserve (Zuniga), altri giocano a corrente alternata (Lavezzi e Hamsik), pochi reggono la struttura (su tutti De Sanctis, Dossena e Aronica) e Cavani da quando è tornato dalla sosta ha perso il tocco magico delle prime giornate.

Mazzarri, a parte mostrare a tutti i suoi orologi, sembra oggettivamente in difficoltà: continua a perseverare in un modulo che ormai conoscono tutti, in equivoci tattici che sembrano ormai una zavorra per una squadra vocata alla leggerezza: Campagnaro centrale, la difesa a 3, il centrocampo senza qualità, l'attacco che si regge su azioni estemporaneee e casuali, senza un uomo che in mezzo al campo davvero ispiri il talento di Lavezzi e Cavani, una condizione fisica che lascia a desiderare, ben lontana da quella straripante condizione dello scorso anno che, non dimentichiamo, venne dopo una preparazione estiva non fatta da Mazzarri ma da ...Donadoni!

E' vero: lottare su due fronti è molto difficile e il Napoli rispecchia con i suoi risultati non esaltanti in Europa la crisi generale e profonda del nostro calcio, che appare ridimensionato come non mai a livello di club e di nazionali.

Nel prossimo campionato perderemo quasi certamente un posto in Champions, quindi, caro Presidente, questo è l'ultimo anno in cui potremmo sperare di infilarci tra i primi quattro. E' vero che è prematuro, ma se gli azzurri non daranno segnali di crescita tecnica, tattica e mentale, ripetere il quinto posto dello scorso anno sarà davvero difficile...ma quello a tratti sconcertante di oggi è uno scenario che anche molti dei più ottimisti tifosi avevano temuto.

Sono sempre più perplesso sulle scelte, di mercato e di partita, di Mazzarri: mister, che sta succedendo a certi "titolarissimi"? E che sta succedendo a certe "riservissime" che giocano poco o nulla? Lei sta eludendo troppe domande...e non mi piace!  

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