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domenica 17 ottobre 2010

Mentalità e prestigio

In fondo il quarto posto degli azzurri, a due punti dalla vetta, non rappresenta un caso se si considera che circa un terzo della rosa azzurra è nel giro delle nazionali,e parliamo di nazionali importanti, come quella argentina (Lavezzi e Sosa), uruguaiana (Cavani e Gargano), slovacca (Hamsik), algerina (Yebda) e colombiana (Zuniga), per non parlare degli italiani non convocati da Prandelli (De Sanctis, Maggio, Dossena) che hanno già fatto parte della nazionale azzurra e che potrebbero tornarvi.

Dunque una rosa di prestigio, che quindi paga lo scotto di tutte le squadre più importanti, ossia la "sosta-non sosta", nella quale anzi lo stress psico-fisico diventa ancora maggiore per i viaggi spesso sfibranti da un capo all'altro del mondo, conditi magari, come nel caso di Cavani, da due partite giocate per intero.

Una rosa così "prestigiosa" richiede però anche una mentalità nella quale, come evidenziato da Mazzarri nel post partita, non si debbano tirare fuori le energie solo quando si riceve uno schiaffo: il Napoli, diciamocelo sinceramente, nonostante gli sforzi di Mazzarri alla vigilia, ha giocato un brutto primo tempo, mascherato dall'unica vera, bellissima, azione del gol agevolato peraltro da un evidente errore difensivo degli etnei che ha spalancato la porta al solito Matador.

Ma il Napoli del primo tempo sembrava quelle auto di un tempo che sembrano sul punto di avviarsi, ma che restano lì col motorino d'avviamento che non vuol saperne di accendersi.

Eppure il Catania si rende davvero pericoloso solo su qualche tiro improvviso dalla distanza (Mascara) e soprattutto sugli svariati calci d'angolo concessi dagli azzurri, ma Gomez da un lato e Mascara dall'altro tengono sempre in allarme gli esterni azzurri e quindi, considerando anche la cattiva giornata di Lavezzi e Hamsik, la manovra azzurra non ha quasi mai quella "scintilla" per poter avviare il suo velocissimo motore.

Nella ripresa cambia poco e il Catania continua a proporsi sui calci d'angolo fino a quando, approfittando del cambio Dossena-Zuniga e della distrazione di quest'ultimo, Gomez, forse il migliore dei suoi, non trafigge un fino ad allora invulnerabile De Sanctis.

A questo punto il Napoli si sveglia dal torpore e, senza fare nulla di entusiasmante, costruisce più gioco, specie con Hamsik e Zuniga, e sono proprio loro a combinare sulla fascia per un passaggio invitantissimo che Cavani spedisce in cima all'Etna.

...a conferma che forse questo torpore era anche un problema di testa e non solo di gambe, come ha ipotizzato Mazzarri a fine partita.

Francamente una vittoria azzurra sarebbe stato troppo (anche se non è mai troppo per chi tifa Napoli). Ora Mazzarri dovrà capire quanto hanno influito nell'ordine:

  • la sosta- non sosta per i nazionali
  • il pensiero del grande appuntamento di giovedì sera (con la voglia di non farsi male)
  • l'ambiente caldo, anche da un punto di vista meteorologico, di Catania

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