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giovedì 13 gennaio 2011

Oi vita...Oi vita mia!!!

L'indimenticabile vittoria di domenica sera contro la
Juve ha dato il via ad uno dei momenti piu' belli ed
emozionanti che si ripetono nelle occasioni delle
vittorie azzurre piu' importanti, ossia il canto de "O
surdato nnammurato" che riempie le scalee e i cuori del
San Paolo di lacrime gonfie di gioia, orgoglio e
felicita'.

Voglio riprendere quindi in questa
occasione un bellissimo articolo pubblicato su
Tuttonapoli.net
da Vincenzo Balzano nel quale si ripercorre
il legame tra i tifosi azzurri e questa bellissima
canzone fino alle sue origini!

***

"Oj vita, oj vita mia...", ecco la testimonianza di come
fu cantata la prima volta allo stadio

Dal sito di Riccardo Cassero, che nel 1975 titolò su
"Lo Sport del Mezzogiorno": "Oj vita, oj vita
mia..."
13.01.2011 09:55 di

Vincenzo Balzano
  

Foto tratta da www.riccardocassero.it
Foto tratta da www.riccardocassero.it

Tratto dal sito di Riccardo Cassero, che nel 1975
sul quotidiano "Lo Sport del Mezzogiorno", titolò "Oj
vita, oj vita mia...". Il ritornello del "Surdato
nnammurato" fu cantato la domenica precedente per la
prima volta dai tifosi azzurri allo stadio Olimpico
di Roma.

"Aveva poche “stelle”, ma molti ragazzi
audacissimi, coraggiosi, irriducibili, intorno al
neo acquisto Savoldi, quel Napoli temprato da
Vinicio che, in uno splendido dicembre del 1975,
andò a lottare per un inatteso primo posto
all’Olimpico contro la Lazio di Maestrelli, in un
campionato che sarebbe stato vinto poi dal Torino
sulla Juventus.

     Era ancora fresco il ricordo dello scudetto
perduto l’anno prima con la Juventus per un gol di
Altafini “core ingrato”. Ben 30 mila tifosi dei
settantamila (!) abbonati – non era mai accaduto in
passato – seguirono i giocatori azzurri per
assistere al derby con i laziali delle vecchie
conoscenze Chinaglia e Wilson, applauditi in passato
allo stadio del Vomero nelle fila dell’ l’Internapoli.
Era, quello, il Napoli di Bruscolotti, Burgnich,
Orlandini, Esposito, Savoldi, Braglia. Al gol
decisivo di Boccolini, che portava il Napoli in
testa alla classifica, mentre la Juve stava perdendo
con il Torino, successe all’Olimpico – come ha
felicemente ricordato Mimmo Carratelli, splendido
cantore delle gesta del Napoli – “la più
imprevedibile, commovente e indimenticabile magìa
mai successa in uno stadio. Per un incantesimo di
cuore, un’ispirazione spontanea, una gioia non
diversamente esprimibile e un’intesa e un accordo
misteriosi, esaltati per il bellissimo gol di
Boccolini che aveva determinato la vittoria azzurra,
i trentamila napoletani cominciarono a cantare nello
stadio romano “Oj vita, oj vita mia…”. Non l’avevano
programmato, non s’erano dati la voce e fu una delle
improvvise, geniali, immancabili trovate di un
popolo e di una tifoseria inimitabili”. Fu, dunque,
proprio quel 14 dicembre del 1975 che “Oj vita, oj
vita mia…” , la parte più conosciuta de “’O surdato
nnammurato”, divenne praticamente l’inno dei tifosi
azzurri nei giorni felici delle vittorie, fino ai
trionfi con Maradona e anche oltre.

L’inno del Napoli nacque allo Stadio Olimpico, ma –
continua il ricordo di Carratelli – “ebbe il suo
suggello con un titolo a nove colonne su “Lo Sport
del Mezzogiorno”, il settimanale diretto da Riccardo
Cassero che subito “sparò” in prima pagina il titolo
“Oj vita, oj vita mia…” enfatizzando l’eccezionale
avvenimento e divulgandolo all’intera tifoseria
azzurra. Cassero fece di più: catturò al volo, nei
corridoi del giornale, il geniale collega Max Vajro
uomo di cultura, scrittore brillante, e valente
pianista, e gli impose di tracciargli su un foglio
di fortuna il pentagramma con le prime note del
famoso motivo di Califano e Cannio. Vajro lo fece
velocemente consentendo a Cassero di “arricchire” il
titolo su “Lo Sport del Mezzogiorno” con l’efficace
disegno del pentagramma. E fu un successo”.

Tutti i tifosi azzurri sparsi nel mondo, tutti i
lettori rimasero conquistati dal famoso motivo, in
chiave calcistica, che nella guerra del 1915-18 era
risuonato già con fortuna nelle trincee tra i nostri
soldati. Di quella magìa canora Romolo Acampora,
grande e indiscusso testimone della storia del
Napoli, scrisse una mirabile e appassionata cronaca
su “Il Mattino”, mentre Nino Masiello trasse, con la
sua genialità, lo spunto per far parlare Roberto
Murolo, Massimo Ranieri, Nunzio Gallo, Mario Merola
e Miranda Martino. Tutti furono concordi
nell’affermare che “ ‘O surdato nnammurato” poteva a
buon ragione diventare l’inno dei tifosi azzurri. E
Murolo aggiunse: “ Però bisogna cantarlo anche
quando le cose vanno male…”. Cosa che, però,
naturalmente, non è mai accaduto…

Quel gol, quella partita sono rimasti ben fissi nei
ricordi di Boccolini, autore della rete
all'Olimpico, che adesso riferisce un particolare
finora inedito: "Superfluo descrivervi la gioia per
quella rete e l'emozione per l'accompagnamento
canoro dei tifosi azzurri. Dopo la partita
manifestai il desiderio di poter possedere quel
pallone che, dopo il gol, era finito in tribuna ed
era stato "catturato" da un gruppo di tifosi
napoletani che occupavano una zona tutta azzurra. Ne
parlai anche con qualche giornalista e in risposta
ebbi, subito dopo, l'invito di ritirare il pallone
prelevato all'Olimpico da un tifoso di Sant'Antimo,
presso il "Club Leo Clan", presidente Mimmo
Chiariello. Volentieri mi recai in quel covo di
tifosi, dove mi fu consegnato il prezioso ricordo e
in cambio offrii un pallone autografato". 


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