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domenica 25 aprile 2010

Casa, amara casa!

All'inizio del girone di ritorno, al'insegna del "casa dolce casa" c'era ottimismo sulle possibilità di Champions per il Napoli perchè, tutti dicevano, il Napoli avrebbe avuto un girone di ritorno con quasi tutte le grandi in casa (tranne il Milan e la Samp) e una fase finale di campionato con calendario molto favorevole.

Nel girone di ritorno però il Napoli, su 9 partite disputate, ne ha vinte soltanto 2 e pareggiate ben 5. 7 volte su 9 il Napoli non ha vinto, conquistando solo 11 dei 27 punti disponibili.

Avesse avuto non dico un rendimento da scudetto, ma almeno 4/5 punti in più, il Napoli sarebbe ancora lì a sognare.

Ma come dimostra anche la Roma di questa sera (ma anche direi la storia del calcio e dello sport), quando un atleta o una squadra spingono tanto al di là delle loro possibilità per tanto tempo come ha fatto il Napoli (e più ancora la Roma) devi aspettarti e temere che il campo ti presenti il conto.

Sono cose che non dico oggi, ma da sempre, dall'inizio della stagione, temendo addirittura che qesta rosa non riuscisse a tenere nemmeno per l'Europa League fino a fine stagione.

Non a caso, con le debite proporzioni tecniche, le partite odierne di Napoli e Roma si somigliano: a furia di inseguire c'è un momento in cui, anche se domini in campo, vai fisicamente e mentalmente fuori giri, e raccogli puntualmente meno di quanto meriteresti.

Ma è il frutto dello sforzo continuo, dell'inseguimento senza sosta, dell'impossibilità costante di fermarti perchè appena ti fermi tutto è perduto.

Oggi è una giornata strana: la finale Inter-Roma di Coppa Italia e i "suicidi" interni di Fiorentina e Genoa, fanno sì che il settimo posto del Napoli, con 5 punti di vantaggio sul Genoa a 3 giornate dalla fine, significhi la quasi totale certezza di centrare l'obiettivo dichiarato da De Laurentiis ad inizio stagione, ossia l'Europa League, ma nel contempo, per le vittorie di Palermo e, soprattutto, Samp, si debba dire addio ai residui sogni di Champions riaccesi dalle prodezze del Pocho di domenica scorsa.

La delusione nasce dall'aver accarezzato per mesi un sogno incredibile e di averlo visto sfumare con una flessione che, in piccolo, ha ricordato il tracollo della scorsa stagione (anche se lucidamente non possiamo fare paragoni con lo scorso anno).

Quando due settimane fa, all'indomani della sconfitta col Parma, ho analizzato "le ragioni di una sconfitta" ho voluto cercare di analizzare i motivi per cui il Napoli non era obiettivamente attrezzato per puntare alla Champions e cosa avrebbe dovuto fare la società (e non ha saputo o volto fare) per continuare a inseguire un sogno.

L'obiettivo Europa League, se verrà conseguito, sarà comunque un grande risultato, del quale dovremo ringraziare la società, il tecnico e la squadra, ma certe scelte ( o certe non scelte ) di questa stagione dovranno essere motivo di attenta riflessione da parte di società e tecnico, perchè il prossimo anno, se Europa sarà, sarà un anno difficilissimo per tante ragioni (la prima la gestione di un inizio stagione precoce e un breve post-mondiale) nel quale De Laurentiis in primis, visto che manca un vero direttore generale, dovrà evitar di ripetere gli errori dello scorso anno (stagione, ricordiamo, iniziata precocemente con l'Intertoto) e quest'anno.

Anche la partita di oggi è il manifesto del "vorrei ma non posso", di una squadra che costruisce molto gioco, ma poca qualità e, soprattutto, poca incisività sotto porta.

Una squadra che sente ora anche il segno della stanchezza fisica, con due evidenti flessioni nel primo quarto d'ora della ripresa e negli ultimi 10 minuti.

Una squadra che pur attingendo dalla panchina gente sulla carta di qualità come Dossena, Bogliacino e Maggio (tutti e tre però in condizioni non brillanti o, vedi Dossena, impresentabili), denota poche soluzioni a fronte di emergenze infortuni e squalifiche che il sottoscritto, che segue calcio da oltre trent'anni da semplice tifoso, sa essere un fattore prevedibile in finali di campionati così lunghi come questi, laddove a gennaio tecnico e società hanno voluto sfoltire la rosa di nomi importanti che in questo finale sarebbero potuti essere utili (vedi Datolo).

La sensazione insomma è quella: spingi a folle velocità il motore di una utilitaria per farla gareggiare con una Ferrari e a un certo punto il motore rompe per lo sforzo. La "cilindrata" della rosa azzurra quella è, Mazzarri, pur con molti errori in questa ultima fase del campionato, ha cercato di trarre il massimo.

Ecco perchè, specie in casa, il raccolto è stato poco generoso...casa, amara casa, appunto!

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