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giovedì 15 aprile 2010

Le ragioni di una sconfitta - 3ª puntata - Obiettivi dichiarati e non

In una grande organizzazione aziendale moderna, non è pensabile mantenere "produttivi" i dipendenti senza fissare obiettivi a breve, medio e lungo termine.

Ve lo dice uno che, magari immeritatamente, ci lavora da quasi 14 anni, non da ieri e che fa parte di quella che ormai è una vera e propria multinazionale delle telecomunicazioni.

Sarebbe impensabile, al nostro interno, mantenere certe motivazioni, certe performance e certi risultati sul mercato, senza avere consapevolezza sui nostri obiettivi aziendali.

Il Napoli quest'anno comincia benissimo: il Presidente, sulla famosa nave, all'inizio di agosto, dichiara apertamente e fermamente l'obiettivo europeo e il sottoscritto, a parte qualche perplessità sull'organico espressa a suo tempo (e ricordata nelle precedenti puntate di questa mini-inchiesta), ritiene che ci siano comunque discrete possibilità e che faccia soltanto che bene aver dichiarato chiaramente l'obiettivo stagionale, anche tenendo conto degli immani sforzi economici fatti, seppure con risultati molto discutibili, sul mercato estivo.

I pronostici di una stagione fallimentare per alcune delle favorite sulla carta (citavo Roma, Fiorentina e Milan) sembrano "ritorcersi" proprio contro il Napoli, ma, anche qui, non si tratta di sfortune o cornacchie, ma del risultato di una gestione tecnico-societaria a dir poco disastrosa.

Il Presidente, certamente responsabile di questa gestione, da persona di buon senso vira prima che sia troppo tardi, liquidando Marino e Donadoni e affidandosi a Mazzarri, Bigon e soprattutto ...a se stesso.

La stagione sembra compromessa: il Napoli naviga in cattive acque e Mazzarri, all'inizio giustamente, mantiene un profilo basso in termini di obiettivi stagionali, puntando, in modo a mio avviso intelligente, a obiettivi di breve e medio termine (riassetto tattico, anima, gioco, motivazioni).

Quando ormai la tendenza è chiaramente invertita e il Napoli si va a posizionare stabilmente nelle parti nobili della classifica, qui, a mio avviso, società e tecnico cominciano a sbagliare: il Presidente una volta parla di Europa, la volta dopo no, poi ancora sì, poi "Sì, ma la Champions...", poi ancora "Sì, ma l'Europa Leugue...".

Il tecnico dice: "Io ho promesso solo il massimo, perchè la squadra non l'ho costruita io e già sta facendo miracoli!".

E' qui vedo uno dei punti chiave della flessione azzurra (non l'unico chiaramente). Una volta invertita chiaramente la tendenza e raddrizzata la stagione, società e tecnico avrebbero dovuto dichiarare in modo granitico e senza "Sì, ma..." le proprie ambizioni europee, ragionando più o meno così: "Come annunciato ad inizio anno l'obiettivo del Napoli è l'Europa. Viste le particolari condizioni di classifica, chiaramente cercheremo anche di lottare per la competizione più prestigiosa".

Queste continue contraddizioni hanno portato, a mio avviso, riflessi negativi:
  • A) sulla squadra, a un certo punto deresponsabilizzata dagli obiettivi stagionali;
  • B) sul rapporto con gli arbitri e il Palazzo, perchè se ci sono squadre con ambizioni dichiarate e buoni rapporti politici, è chiaro che c'è come minimo una "sudditanza" o comunque un "occhio di favore" a scapito del Napoli (che dichiara ingenuamente di non sapere neanche lui cosa vuole);
  • C) sul rapporto con la tifoseria che, a mio avviso, giustamente viene assalita dal dubbio che il Napoli non voglia davvero lottare per l'Europa (alla faccia degli odiosi Raio che "sputano" epiteti contro i tifosi) e che quindi, complice anche la drammatica crisi economica, tendono a "misurare" gli acquisti dei non certo economici ingressi allo stadio.

Caro Presidente, prima di parlare (e di far parlare), rifletta bene su quello che lei e i suoi tesserati dicono durante la stagione, perchè, purtroppo, anche certe parole hanno un peso. Sono sicuro che se la società fosse coerente nel dichiarare i suoi obiettivi e si sforzasse, con quella originalità e competenza propria di squadre con risorse anche inferiori a quelle del Napoli, di arricchire il proprio organico, anzichè depauperarlo, i tifosi riempirebbero lo stadio tutte le domeniche, per spingere la squadra verso il massimo traguardo possibile.

Se lei parla di progetto, pianificazione, crescita, programmazione, non si può prescindere dal dichiarare ogni anno in modo chiaro i propri obiettivi.

E qui veniamo al punto nodale, a quella domanda che, specchio dei tifosi azzurri, spesso Fedele pone pubblicamente: "Ma il Napoli da grande vuol fare il Napoli o vuol fare l'Udinese?"

Perchè se il Napoli vuol fare l'Udinese, caro Presidente, Napoli la seguirà sempre di meno...glielo dico da adesso! I tifosi azzurri hanno bisogno di sentirsi parte di un progetto veramente grande e adesso, mio caro Aurelio, molti si sentono tifosi di una squadra ancora molto piccola...

...riconoscendole comunque tutto quello che di buono ha fatto Lei per questa società e questa città negli ultimi anni e le soddisfazioni e le gioie che ci ha fatto vivere!

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