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venerdì 5 novembre 2010

Una sconfitta...da ricordare!

Certo chi è che non avrebbe voluto vincere proprio qui, in uno dei templi del calcio mondiale, proprio questa sera! Un tripudio di folla da brividi, uno spettacolo che pare sempre identico a se stesso, eppure, anche per chi non lo vive per la prima volta sempre nuovo!


Abbiamo sperato, certo! Il Matador inventa una zuccata magica che spinge in porta il Pocho sulle ali di un sogno  neanche troppo segretamente coltivato alla vigilia.

Ma questa sera si sono incontrati una squadra, il Liverpool, ancora troppo forte, smaliziato e furbo e dall'altra, il Napoli, una "esordiente" a livelli così alti dopo i fasti ormai lontani del Napoli di Maradona.

E se è vero che il calcio è un gioco di squadra è anche vero che, laddove regna l'equilibrio e scarseggia la qualità tecnica dei protagonisti in campo, basta il carisma, la classe e la tecnica di un campione come Gerrard per capovolgere un destino che si stava concretizzando in un modo troppo bello perchè potesse essere vero.

Ma ricordate ai tempi di Diego cosa significava, per il Napoli e per gli avversari, avere un Maradona in campo anche a mezzo servizio? Gli azzurri si esaltavano e gli avversari tremavano...e l'alchimia, quasi sempre, funzionava...e Diego tracinava il Napoli alla (quasi) immancabile vittoria anche camminando per il campo magari con una caviglia o un ginocchio in disordine.

Questo è stato l'impatto di Gerrard sulla partita di stasera: il Liverpool, assolutamente privo di qualità e personalità, con Gerrard in panchina e Torres in tribuna, dura 5 minuti poi si consegna al possesso palla  degli azzurri, esaltato da un prato meraviglioso e liscio come il tappeto di un biliardo. Cambi di gioco, ripartenze, ritmi alzati e poi abbassati a piacimento: il Liverpool combina poco o nulla, imbrigliato dalla freschezza e dalla sfrontatezza degli azzurri.

Il gol di Lavezzi, dopo due, tre occasioni ghiotte sprecate in precedenza, è il coronamento di un dominio tattico e mentale quasi totale.

Il Napoli arretrando Maggio a supporto di Campagnaro evita quei movimenti ad uscire sul lato destro di Cannavaro che nei primi minuti creano dei buchi dove però il Liverpool non riesce a crare praticamente nulla.

Dossena sale che è un piacere, Pazienza sventaglia cambi di gioco con scioltezza ed è onnipresente come frangiflutti, Gargano (finalmente) recupera palla e non sbaglia appoggi: insomma la difesa regge, protetta bene dai mediani e dai profondi rientri di tutti gli attaccanti, Lavezzi opera da centravanti, con Hamsik a destra e Cavani a sinistra., per cui gli azzurri chiudono tutti i varchi e colpiscono con pericolosità appena possono.

Poi dopo l'intervallo cambia tutto: Gerrard al posto di un pur positivo Ivanovic (che è la causa dell'abbassamento costante di Maggio sulla linea dei difensori), il Liverpool comincia a svegliarsi e, come nel primo tempo, domina i primi minuti della ripresa. Poi gli azzurri sembrano reagire, sfiorano il 2 a 0 con Maggio su azione da calcio d'angolo (ahi, quel colpo di testa solo davanti al portiere!) poi i primi segnali di allarme.

Dossena non spinge più, i due mediani calano sempre di più, Hamsik conquista qualche palla sulla propria tre-quarti ma non è in grado di rilanciare velocemente l'azione come sa, Mazzarri (come al solito) non coglie i segnali di cedimento dei suoi e Gerrard diventa sempre più padrone del campo.

Se a Bucarest il crollo si era avuto nei primi 15 minuti, qui ad Anfield Road sono gli ultimi 15 a diventare fatali:  Aronica perde sempre più colpi, Dossena pasticcia con De Sanctis e il campione dei Reds, entrato nel match col sangue agli occhi, "sbrana" De Sanctis dopo averlo graziato per pochi centimetri su punizione qualche minuto prima.

Poi è la fiera degli orrori di Aronica: entrata da rosso diretto su Ngog non sanzionata dall'arbitro francese, fallo in area su Johnson (e rigore perfetto e imparabile tirato ...indovinate da chi?), infine difesa totalmente in barca e Gerrard  uccella in crudele scavino un De Sanctis in disperata uscita (e qualcuno giura che il campione inglese stesse nel frattempo sorseggiando una buona birretta, tanta è stata la calma con cui ha freddato il nostro Morgan).

Morale?

  1. in Europa non si vince improvvisando: ci vogliono esperienza e campioni che il Napoli (ancora) non ha, come è normale che sia...
  2. per come è fatta la testa di questi ragazzi, meglio una onorevole e dura sconfitta su un palcoscenico peraltro prestigiosissimo, piuttosto che una vittoria "rubacchiata" che avrebbe potuto far "esaltare" troppo qualcuno dei "boss" della squadra...
  3. in Europa il ritmo di gioco e gli arbitraggi sono questi: il francese ha commesso errori ma non è stato "scandaloso", non ha orientato la partita e non ha inciso sul risultato finale. Il calcio italiano è in una involuzione tattica, tecnica e direi anche fisica che ha pochi precedenti negli ultimi 50 anni della nostra storia e il Napoli non fa eccezione a questo triste trend pur essendosi battuto con onore e dignità...
  4. è stata una vittoria essere qui stasera, è stata una vittoria perdere con onore e non di goleada e avere gli occhi dell'Europa puntati sul nostro Napoli: il finale è stato amaro, ma accontentiamoci...almeno per stasera e godiamo di aver vissuto un'occasione così!
  5. abbiamo due occasioni per riscattarci e non abbiamo perso le speranze di passare il turno: tutto ora dipende dagli azzurri. Se avranno la forza e la bravura di vincere le prossime due gare, a Utrecht e in casa contro lo Steaua, passeranno il turno indipendentemente dagli altri risultati.
Forza ragazzi! Se il Liverpool "will never walks alone", non camminerà mai solo, anche voi ci avrete al vostro fianco sempre...certo dopo esserci "sorbiti" Gela e Lanciano sarebbe da pazzi abbandonarvi proprio adesso, no?

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