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giovedì 5 novembre 2009

La nuova società e "l'ambiente di lavoro"


Chi di voi lettori è inserito in una realtà lavorativa, anche quella più piacevole e gratificante, sa bene che ci sono momenti o periodi più o meno lunghi in cui delle scelte organizzative manageriali non felici o magari i risultati aziendali o del proprio gruppo di lavoro o del proprio dipartimento non esaltanti possono generare quella cappa di stress o di tensione che rendono l'ambiente di lavoro meno piacevole.

Io ho il piacere e la fortuna di lavorare in una multinazionale che, anche in un periodo di grande crisi come questa, grazie ad una oculata gestione e a tempestive strategie di business, è riuscita a ottenere ottimi risultati e ciò, unito ad un ambiente che riconosce la tua professionalità, ti lascia la responsabilità di auto-gestirti nel raggiungimento degli obiettivi e non ti impone troppe regole "stupide" nella tua quotidianità, ti mette nelle condizioni di offrire il meglio di te e di lavorare con quello spirito di sacrificio e quella motivazione a migliorarsi che possono talora venir meno in un ambiente nervoso, vessatorio e nel quale hai difficoltà persino a confrontarti con i tuoi responsabili diretti.

L'ambiente interno del Napoli (squadra e società) sono come qualunque ambiente lavorativo, anche se, alla base, ci sono scelte dettate dalla passione e/o dalla voglia di giocare e di divertirsi...ma quando arrivi in serie A, caro mio, le cose si fanno davvero serie e, come in qualunque ambiente di lavoro che si rispetti, nulla può essere lasciato al caso.

Com'era e com'è, oggi, l'ambiente di lavoro Napoli? Come in un qualsiasi ambiente di lavoro, i risultati sono figli di buona organizzazione, armonia interna e grandi motivazioni, tutti fattori che, dallo scorso dicembre/gennaio si erano progressivamente andati perdendo.

Se è vero, come abbiamo scritto la scorso mese, quando eravamo ormai certi che l'era Marino si stesse concludendo, che l'ex DG aveva svolto un ruolo centrale nella rinascita del Napoli e che la politica dell'accentramento poteva avere un certo qual senso in quel contesto, avevamo altrettanto lucidamente evidenziato, sin dalla nascita di questo blog, quanto stesse diventando dannosa la gestione "verticistica", "accentratrice" e "autoritaria" dell'ex DG.

La squadra era troppo isolata dal suo ambiente, per cui non riceveva alcun beneficio dall'affetto e dall'amore dei tifosi e non comprendeva appieno la responsabilità di giocare per una città come Napoli, troppo chiusa, con regole divenute "monacali" (e oserei dire "maniacali") con l'arrivo di Donadoni, senza un interlocutore che fosse attento ai bisogni e alle esigenze della squadra (io ho sofferto una situazione simile nel mio ambito lavorativo fino a pochi giorni fa e vi assicuro che diventa pesante lavorare senza potersi confrontare con chi managerialmente rappresenta la società per cui lavori) e così mentre i giocatori si deprimevano sempre di più (mi sarei depresso come e più di loro, ve l'assicuro!), i tifosi, desiderosi di stare vicino alla squadra in difficoltà si sentivano sempre più "respinti" dal Napoli.

Io che ho sempre vissuto con passione e sofferenza ogni partita, come se fossi io in campo, mi rendevo conto che segnavamo o subivamo gol le mie reazioni emotive erano prossime allo zero!

Poi il Presidente ha finalmente capito il male oscuro di questa squadra, quel male i cui motivi abbiamo cercato di spiegare in questi mesi in tutte le sue sfaccettature e per il quale abbiamo creato questo blog.

Il Napoli era una di quelle case con le tapparelle abbassate, le finestre sbarrate e la porta chiusa: buio, polvere, sporco e silenzio...davvero un brutto posto per un gioco che, seppure serio come il più serio dei lavori, è pur sempre sinonimo di gioia, giovinezza e divertimento, per chi lo fa e per chi lo segue.

E allora: riprendiamoci le chiavi, riapriamo la casa, rialziamo le tapparelle, facciamo entrare aria fresca e nuova, svuotiamo, laviamo e riarrediamo la casa e, soprattutto, torniamo a farla vivere davvero ai suoi abitanti (i calciatori) e a chi li ama (i tifosi)...e organizziamone al meglio la vita di tutti i giorni...

Ecco! Sono andato fuori tema e fuori metafora: ho cominciando parlando di "ambiente di lavoro" e ora parlo di "casa"...però in fondo, a pensarci bene, anche l'ambiente di lavoro è un po' come una casa, dove comunque ci passi tanto tempo che diventa davvero parte di te, una parte importante della tua vita.

E' stato bravo il Presidente, va detto! Ha capito che i tempi erano cambiati, che la sua creatura stava lentamente asfissiando nella depressione, i suoi ragazzi si stavano immalinconendo e i suoi tifosi si stavano allontanando... e ha capito che doveva ricostruire il Napoli del domani, quello che deve prepararsi alle sfide europee del futuro.

Vuole costruire una società sportiva organizzata in tutte le sue componenti, tecniche e organizzative, con responsabili competenti per ogni settore che abbiano la necessaria autonomia organizzativa ma che nel contempo rispondano a lui...si guarda intorno, cerca prima di tutto un direttore sportivo e un allenatore nuovi, cerca anche un direttore generale, che possa sostenerlo nella gestione organizzativo-amministrativa del club.

Individua che la priorità è il tecnico, perchè la squadra arranca sempre di più e rischia di compromettere una stagione che viene dopo 50 milioni di euro di investimenti. (Ri)scopre Mazzarri e, durante i loro colloqui, il tecnico probabilmente gli parla di un "ragazzo" serio, silenzioso e competente che il tecnico ha conosciuto a Reggio Calabria e con cui garantisce di aver lavorato benissimo... Chissà, non lo so per certo, ma forse la scelta di Bigon, di cui tutti parlano molto bene in società, sembra essere davvero stata ispirata dal nuovo tecnico.

Arrivano Bigon e Mazzarri, e sebbene la squadra venga messa subito sotto pressione, l'ambiente cambia: via le regole stupide (cellulari spenti, divieti di risate o di esultare in allenamento e altre stupidaggini del genere), i giocatori vengono osservati uno a uno e, soprattutto, ascoltati!

Signori miei, in ogni ambiente, in ogni situazione, l'ascolto e il dialogo, se ben fatti, fanno davvero miracoli! Ve l'assicuro! Sulla mia pelle e sulla mia esperienza di vita e lavorativa! Fanno miracoli!

Montervino diceva che da quando c'è il nuovo Napoli, il ritiro di Donadoni è stato il migliore dal punto di vista della preparazione fisica...e lo stiamo vedendo in queste ultime partite: l'ex CT della Nazionale qualcosa di buono aveva fatto, ma aveva sbagliato, complice anche una situazione societaria "organizzativamente al collasso", l'approccio all'ambiente, sia esterno (la città), sia interno (la squadra).

E' stato il Presidente a lanciare il segnale di una nuova era: molte interviste, alla radio e in TV, magari a volte "stucchevoli" in alcuni passaggi, ma chiaramente finalizzate a riaprire le porte del Napoli alla città e all'ambiente del calcio, dopo cupi, lunghi e inspiegabili silenzi.

Promessa aria nuova nella conduzione tecnica e nei rapporti con la stampa, giorno dopo giorno, con ammirevole coerenza, il presidente è andato avanti deciso come un treno in piena corsa.

Ha rassicurato che, se anche aveva sbagliato, era pronto a riparare scegliendo una persona che avrebbe voluto già da molto tempo e dandogli le chiavi della squadra.

Mazzarri è stato a sua volta coerente realizzando ciò che aveva promesso dal primo giorno e sono sicuro che l'arma dell'ascolto di tutti i ragazzi, il dar loro la disponibilità sua totale nei loro confronti ("I miei cellulari sono sempre accesi, potete chiamarmi anche di notte, se avete un problema"), la possibilità di vivere in modo "normale" il proprio ambiente di lavoro, con interviste e incontri con i tifosi, li abbia ricaricati mentalmente come forse mai in passato, nemmeno nel loro primo anno di A o nella cavalcata trionfale del girone d'andata dello scorso anno.

Complice un equilibrio che, a parte l'Inter, ricorda i vecchi campionati degli anni '80 in cui tutti potevano perdere e vincere con tutti, in appena quattro giornate (!!!) il Napoli ha scalato una decina di posizioni in classifica con risultati e prestazioni straordinari.

Che bello, caro Presidente! Non è solo questione di vincere: pareggiare col Milan è stato come e più di una vittoria... Ma è vedere una squadra in campo che combatte fino all'ultimo sangue, un Presidente che mantiene le sue promesse, ascoltare i giocatori che, a volte banali, certo, ma condividono un sorriso e una battuta con i tifosi e con i giornalisti, senza che il microfono di un'emittente sia come la Kriptonite per Superman... che bello, tutto questo! Mi sembra un sogno, eppure tutti mi dicono che è vero!

Ovviamente adesso tutti inneggiano chi all'Europa League, chi alla Champion, chi addirittura allo scudetto! Come al solito esageriamo sempre! Sia ben chiaro! La vittoria con la Juve è veramente stata esaltante, storica, leggendaria e credo non facilmente ripetibile in futuro, quantomeno nella sua pazzesca dinamica e nel suo incredibile pathos...

Però prima di parlare di Europa, di Champions o altro, i ragazzi ci devono dimostrare ciò che neanche Reja è riuscito a ottenere appieno da loro, ossia partite altrettanto gagliarde, toste e altamente motivate contro avversari sulla carta modesti. Ricordate il primo anno in A e la conquista dell'Europa? Grandi vittorie (specie in casa e contro avversari blasonati) e prestazioni discutibili (e a volte sconfitte nette) con le squadre più piccole.

Ecco quindi che Catania, come ho scritto dopo la partita con la Juve, diventa davvero una tappa cruciale per cogliere pienamente ambizioni e limiti di questa squadra: se continueremo ad offrire con una certa continuità spettacoli di motivazione, agonismo e tattica come quelli che abbiamo visto nell'ultimo mese, allora, complice il calendario, ci sarà davvero da divertirsi.

Ma ricordiamoci che quest'anno la continuità è merce rara per tutti: a parte l'Inter, soltanto il Napoli e il Milan hanno mantenuto continuità negli ultimi quattro turni. Tutte le altre hanno alternato vittorie con pareggi o sonore sconfitte e la classifica, dalla zona Champions ai margini della zona retrocessione, è corta come non mai.

E allora vincere a Catania, con una squadra disperata, con una classifica totalmente diversa da quella splendida dello scorso anno, sarebbe un salto di qualità straordinario.

Io non voglio essere pessimista ma non riesco ad essere ottimista, nel senso che voglio vedere, voglio che la squadra dimostri tutto il suo valore anche a Catania perchè una vittoria o comunque una bella prestazione lì avrebbe a mio avviso un valore molto maggiore della sia pur leggendaria vittoria torinese.

Perchè i grandi campionati, quelli di vertice, si fanno non perdendo punti con le piccole e approfittando dei favori del calendario, azzannando anche l'avversario che potrebbe stimolarti di meno per il suo blasone.

A Torino è facile perdere (perchè sulla carta sei battuto) e quindi, paradossalmente, è più facile vincere (se scendi in campo con lo spirito di chi non ha nulla da perdere). Partite come quella di Catania possono diventare un peso perchè sei più forte e hai tutto da perdere.

Se accendi un camino, puoi bruciarvi della carta per fare una fiamma bella e luminosa, ma se vuoi che il camino ti scaldi a lungo (e magari ti cucini anche qualcosa di saporito) devi avere un fuoco costante e duraturo...e quel fuoco te lo da non la carta, ma il buon legno stagionato.

Ecco cosa rappresenta la partita col Catania: il camino-Napoli sta facendo la sua bellissima fiamma grazie a della carta o grazie a del buon legno? Sarà una fiamma breve o duratura?

Ecco perchè dico che non sono ottimista o pessimista... Ho solo questa domanda e vorrei che Catania (e diciamo le prossime tre-quattro partite) mi fornissero una risposta a questa domanda cruciale.

E poi, recuperati giocatori che sembravano morti, vorrei che questo lavoro di rivautazione fosse continuato da Mazzarri con gente come Zuniga, Santacroce, in parte Cigarini e Denis (già sulla buona strada), Quagliarella.

Il mercato bussa già alla porta, si cominciano a sentire i primi spifferi e sembra che il Napoli stia cominciando già a capire dove muoversi. Sarebbe bello arrivarci recuperando uomini, nuovi e vecchi, che quest'anno ancora non sono riusciti a esprimersi al loro meglio: significherebbe che la squadra, che continuo a credere necessiti comunque di qualche ulteriore innesto nei "soliti" ruoli poco coperti, sta andando a gonfie vele verso uno splendido campionato.

Mazzarri ci sta facendo capire che il telaio è meglio di quanto credessimo, ma il campionato a 20 squadre è lunghissimo e per tenere fino in fondo, c'è bisogno di una qualità media della rosa, a mio avviso, un po' migliore dell'attuale...ma se riuscissimo a innestare due-tre pedine nei posti giusti, non necessariamente titolari, ma che possano offrire un contributo simile ai loro concorrenti nel ruolo, il Napoli potrebbe tenere le prime posizioni fino in fondo...purchè si riveli "affidabile" anche con le piccole...

Intanto il vento sembra stia cambiando...ed è un vento così dolce...quanto ci stava mancando, una dolce brezza così!

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