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domenica 26 settembre 2010

Serie A 2010-11: 5ª - Cesena-Napoli 1-4




Torneo post-mondiale, tradizionalmente porta sempre soprese a causa delle difficoltà di riambientamento dei protagonisti del mondiale. 

Soprese vengono anche dalle prime giornate che, tradizionalmente, nel campionato italiano, spesso portano alla ribalta protagonisti e squadre che trovano il loro "quarto d'ora di celebrità".

A ciò si aggiunge un sempre maggior equilibrio, un po' come avveniva nei bellissimi campionati degli anni ottanta, tra grandi e piccole.

Ne deriva un impasto ricco di risultati imprevedibili, squadre che perdono in casa e vincono in trasferta...e via andare...un po' come il Napoli di questa ancora inconsueta domenica mattina calcistica.

Il Napoli si prepara meticolosamente a questo impegno, già negli orari di allenamento e nell'alimentazione, passando poi per un robusto e ormai inevitabile turn over, per presentarsi tonico e determinato dopo l'avvilente prestazione casalinga di mercoledì sera.

E si rivede il Napoli dominatore di domenica scorsa e Genova...e si rivede lo stesso identico copione: dominio assoluto e tonnellate di calci d'angolo nel primo tempo, ma  nessun gol. Poi errore difensivo (l'unico della partita) e svantaggio. Infine riscossa e trionfo, stavolta con una vera goleada e due perle di un Cavani finalmente riposato e fresco, che entra nell'ultima mezz'ora e scavalla beato nelle praterie romagnole con un Cesena proiettato invano alla ricerca di un pareggio dopo l'uno-due confezionato da Lavezzi e Hamsik.

Anche se con prestazioni non brillantissime, il turn-over ha comunque funzionato: anche se non al meglio in Sosa e in Yebda, il Napoli nel primo tempo tiene bene il campo con ben 5 nuovi innesti rispetto a mercoledì sera e con una panchina di lusso che presenta Maggio, Gargano, Cannavaro e Cavani.

Il Napoli non soffre le puntate dei temuti esterni Giaccherini e Schelotto, ma quando riparte trova, come mercoledì sera, tutti i varchi chiusi, specie sulle fasce dove Dossena viene coinvolto poco nel gioco e dove Zuniga, coinvolto invece tantissimo, è sempre costretto a partire da fermo e a dover superare minimo due avversari.

Il Napoli guadagna tanti calci d'angolo, ma tira poco in porta e quelle rare volte che ci riesce trova un Antonioli che appare in stato di grazia.

Il bilancio del primo tempo vede luci e ombre, con una squadra senz'altro più compatta perchè più corta nei reparti, e che quindi, come sempre succede in questi casi, non rischia nulla in difesa anzi esaltando l'esordiente (in maglia azzurra) Cribari, ma che fatica a liberare un uomo che tiri in porta.

Ancora una volta, come a Firenze e a Genova, la prima metà del secondo tempo il Napoli, dopo aver dominato in lungo e in largo, compie un errore (uno solo) e vede le streghe di una sconfitta che sarebbe assolutamente ingiusta.

Mazzarri viene espulso, ma stavolta, spinto dalla presenza di tanti titolari in panchina, non si fa pregare nel guidare dalla tribuna via cellulare le immediate contromisure: fuori Sosa e Yebda, ancora non brillanti, dentro Cavani e Gargano e la partita cambia.

Cavani ci mette lo zampino tenendo una palla che sembra persa al limite dell'area di rigore cesenate e pescando Dossena tutto solo per un assist d'oro a beneficio del Pocho che stavolta segna da grande opportunista. 

Gargano sale in cattedra e recupera palloni su palloni e, dopo il rigore che determina il sorpasso azzurro, il Mota mette una palla meravigliosa in profondità per Cavani che dopo un paio di finte ubriacanti trova un meraviglioso colpo a giro sul quale nulla può Antonioli.

Lo stesso Gargano spinge quasi in porta Lavezzi che mette incredibilmente fuori un pallone più facile da segnare che da sbagliare, ma poi il Pocho si fa perdonare mettendo Cavani in condizione di inventare un colpo a giro ancora più bello del 3 a 1.

Risultato che alla fine appare umiliante per la pur volenterosa squadra romagnola, ma che, onestamente fotografa la differenza di valori vista in campo questa mattina al Manuzzi.

Una vittoria che, unita alla sconfitta casalinga di mercoledì, apre un tema chiaramente evidente, ossia la differenza abissale fra il rendimento azzurro in casa (che abbraccia anche la seconda metà del torneo dello scorso anno) e quello in trasferta.

Troppe differenze che, a prescindere dalle attenuanti di inizio stagione, visto che confermano un trend già consolidato nello scorso campionato, impongono una serie di domande e, soprattutto di risposte, sui differenti assetti tattici (squadra corta e compatta in trasferta, lunga e sfilacciata in casa), sulle attitudini (più facile giocare in trasferta con una squadra fatta di uomini piccoli e veloci che trovano più spazi per ripartire e fare male) e, perchè no?, sull'approccio mentale, laddove in casa gli azzurri sembrano a volte sentirsi "presuntuosi" come il Real o il Barcellona.

E' su questi aspetti, oltre che sul miglioramento del rendimento dei nuovi, che Mazzarri deve lavorare molto di più (e accampare molti meno alibi) se vogliamo vedere gli azzurri ai vertici della classifica e non impegnato in un campionato di centro classifica fatto di rovinose cadute, come quella di mercoledì, e meravigliose cavalcate, come quelle di questa dolce mattinata nella ancora meravigliosa provincia italiana.

E speriamo che per almeno fino a giovedì sera la tendenza "casa-trasferta" si confermi...ne abbiamo bisogno per cercare di recuperare a Bucarest ciò che abbiamo perso 10 giorni fa contro gli olandesi...

Forza Napoli!

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