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giovedì 21 aprile 2011

Tra l'Udinese e il futuro

Dunque abbiamo toppato... in fondo l'avevo messa in conto... non equivocatemi! Non è questione di essere menagrami, iettatori o "secce".

Si tratta solo di essere tifosi che tengono gli occhi aperti e che hanno memoria lunga di tanti anni di calcio e di situazioni, sapendo che il calcio, e lo sport a cui (per fortuna...) ancora il calcio (in parte) appartiene, è fatto non solo di bravura tecnica ma anche di momenti e di preparazione mentale.

Nell'eccezionale miracolo che questa squadra sta compiendo quest'anno, come facce della stessa medaglia, è insito anche il suo limite, che abbiamo sperato fosse sempre un po' più in là e che, sperando sperando, sognando sognando e lottando lottando, ci ha spinto fino ad un incredibile secondo posto che è ancora lì, a portata di mano.

Mazzarri quest'anno ha perso poco, ma sempre con le stesse squadre e gli stessi allenatori ed è in questi inciampi, rari ma ricorrenti (due volte Allegri/Milan, due volte Inter/Leonardo, una in coppa Italia, due volte Guidolin/Udinese, due volte Pioli/Chievo e una volta e mezza Reja/Lazio) che si è creato quel solco che oggi ci divide dal Milan e da quel primo posto per il quale, ricordiamolo, la squadra non è stata costruita.

Le vittorie, nei campionati di calcio, come in ogni altro sport, individuale o di squadra, si costruiscono  col tempo e attraverso lo sviluppo di qualità fisiche, mentali e tecniche che richiedono investimenti costanti, intelligente programmazione, competenza e anni di sacrificio.

Per rimanere al calcio, tutte le grandi squadre italiane e internazionali, passate e presenti, che hanno vinto qualcosa di importante, lo hanno fatto arrivandoci per gradi e non all'improvviso: potrei citare l'Aiax di Cruyff, il Bayern degli anni '70, la Juve a cavallo tra i '70 e gli '80, il Napoli di Diego (che vinse il suo primo scudetto al terzo anno di Diego in Italia e che chiuse il primo anno all'ottavo posto!), la stessa Inter di Moratti, lo stesso Barcellona di Messi...e così via.

Solo quando raggiungi certi livelli di maturità fisica e mentale e di personalità, puoi ridurre al massimo incidenti di percorso e inciampi come quello vissuto domenica sera dal Napoli: nel giorno in cui gli avversari, per quanto temibili e agguerriti, ti si presentano senza i loro due migliori talenti, di fronte a uno stadio che attende una vittoria e una prestazione convincenti, ti trovi all'improvviso una squadra vuota, pesante nella testa e nelle gambe, molle, senza idee, che sbaglia anche le cose più semplici, che viene imbrigliata tatticamente, superata fisicamente, surclassata sul piano nervoso.

Ci sono varie tracce sparse nella partita di domenica: la pessima condizione fisica di qualche uomo chiave (Lavezzi su tutti, poco allenato dopo la botta di Bologna, ma anche Hamsik), la scarsa lucidità mentale di qualcun altro (Cavani, Campagnaro) e così via.

Molti ad esempio se la sono presa con Ruiz per non aver marcato stretto Denis in occasione del 2 a 0, ma purtroppo molti tifosi dimenticano che il calcio è un gioco di squadra e non si accorgono che certi movimenti e certe posizioni "sbagliate" sono conseguenza di errori dei compagni: nell'azione dello 0 a 2, ad esempio, il Napoli si è trovato scoperto dal lato di Campagnaro (ma dov'era finito??? e i centrocampisti dov'erano???), per cui Cannavaro ha dovuto scalare sul portatore di palla avversario sulla fascia di competenza di Campagnaro e quando è stato saltato in dribbling, Ruiz, che fino a un attimo prima stava seguendo Denis, ha dovuto accentrarsi per fare la diagonale e tentare di proteggere De Sanctis: appena lui si è staccato, il giocatore udinese ha pescato Denis con un cross delizioso e lì, anche per la maestria del Tanque nel controllo di petto e nel successivo tiro al volo, si è fatta la frittata.

Ma non era solo il Napoli in uno stato mentale particolare: nessuno lo ha detto, ma...eccezionale l'applauso finale del pubblico agli azzurri, ma prima? Durante la partita? Non ho sentito, se non per brevissimi momenti, il pubblico delle grandi occasioni che sbrana l'avversario, lo stordisce, lo stronca...ho sentito lunghi e inspiegabili silenzi, a parte il continuo sostegno delle curve... un'atmosfera in linea con la temperatura climatica della serata...non c'è stato, se non in pochi momenti quella scarica che quest'anno tante volte si è trasmessa tra pubblico e squadra, quasi come se il pubblico fosse rimasto a sua volta ipnotizzato dallo stato di ipnosi degli azzurri stregati dall'Udinese.

Forse anche il pubblico, come i giocatori, si è trovato impreparato, sorpreso di fronte ad una partita che ha visto quattro occasioni nei primi 12 minuti (due per l'Udinese e due per il Napoli) e poi il nulla quasi assoluto tra il 12' (tiro di Cavani da fuori) e il 40' del primo tempo (estirada del Pocho salvata da Andanovic)...un'eternità che ha ibernato la squadra, la partita e il pubblico in un torpore da cui poi nessuno dei tre si è più ripreso.

Perchè ho voluto ripercorrere a mente fredda la serata di domenica? Perchè adesso, come ogni finale di stagione, di campionato, di gara, in qualunque sport contano le residue energie fisiche ma soprattutto mentali che la stagione, il campionato, la gara, ti hanno lasciato nella testa e nelle gambe.

Quante energie fisiche e mentali ha ancora questo Napoli? E' stata solo lo scherzo di un'emozione troppo forte o si è accesa la spia della riserva? In fondo contro l'Udinese si sono rivisti gli stessi segnali di difficoltà visti anche contro la Lazio 15 giorni prima, mascherati in quella occasione da un finale eccezionale e gestito con una migliore capacità di concentrazione nei momenti topici... e se invece, questo inciampo, fosse come un granello in un un ingranaggio tale da poter bloccare anche sabato a Palermo la marcia degli azzurri?

La partita del Barbera può essere uno scoglio molto duro: il Palermo vincendo a Roma (contro una squadra morta!) e pareggiando a Milano (contro un Milan più rilassato rispetto alle ultime uscite in campionato) ha ripreso fiducia in alcuni suoi uomini chiave: è fondamentale che il Napoli dimentichi la serata di domenica e i continui spifferi di mercato, che non pensi di aver fallito il traguardo scudetto e che non si lasci distrarre troppo da sirene estere e ritocchi di ingaggio, ma riacquisti la serenità e la convinzione di avere tutte le carte in mano per portare a termine un'impresa che rimarrà negli annali di questa società e ritrovare energie ed entusiasmo per il durissimo rush finale.

La chiave e il senso della trasferta di Palermo a mio avviso è tutta qui: se il Napoli esce indenne e con una convincente prestazione dal Barbera, l'obiettivo Champions diretta non potrà sfuggire!

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